Quanto può essere stronza la vita? Ce lo dicono gli Ecklettica con il loro nuovo brano Una vita stronza uscito lo scorso 12 giugno. Il gruppo nasce nel 2012 quando Gianmarco Romanelli alla voce, Gianmarco Restante alla batteria, Matteo Cortini alla chitarra e Luca Molinari alla tastiera si uniscono e decidono di creare il progetto. Con un sound che ricorda gli anni Ottanta, gli Ecklettica nel corso degli anni hanno scritto diversi pezzi e nel 2016 pubblicano il loro primo EP Il Tuo Profilo Migliore.
Una vita stronza è il loro ultimo brano. Parla della nostra generazione, di precarietà e di divertimento. Abbiamo fatto due chiacchere con la band, ecco cosa ci hanno raccontato.
L’intervista
Voi siete gli Ecklettica e siete nuovi nel panorama musicale italiano, raccontateci un po’ di voi. Com’è nato il tutto?
Il tutto è nato quasi per caso, il chitarrista Matteo e il tastierista Luca sono amici sin dalle scuole elementari, mentre il cantante Jimmy e il batterista Gianmarco si conoscono praticamente da quando sono nati. L’incontro c’è stato a una partita di poker tramite amici in comune, nessuno ha vinto ovviamente. Tra una risata ed uno scambio di opinioni c’è stata subito un’intesa che da lì a poco avrebbe catapultato tutti e quattro in sala prove ad arrangiare i primi pezzi. Sin da subito era palese l’intesa musicale.
Del vostro brano Una vita stronza dite che questo rappresenta lo specchio della nostra generazione: una vita precaria con un’unica certezza, il divertimento. Secondo voi oggi, per arrivare al successo sperato, è importante il non prendersi troppo sul serio?
Sì, assolutamente. Se si affrontano gli ostacoli con il giusto spirito tutto diventa più leggero, le ansie e le paure prendono un’altra forma e quello poteva sembrare un muro insormontabile diventa un piccolo scalino. Ovviamente per ottenere risultati è necessaria costanza, determinazione e la giusta dose di pazzia, non ti regala niente nessuno e senza un duro lavoro alle spalle restano solo le chiacchiere e tanti buoni propositi. Bisogna sudare e tanto.
Restando su questa tematica: più volte agli artisti viene chiesto di arrivare a dei compromessi per arrivare al successo sperato. Vi è mai capitato di farne? Siete pro o contro questa cosa?
Compromessi intesi come “vendere l’anima al diavolo” fortunatamente ancora no, ma per quanto riguarda le piccole cose si, è quasi inevitabile per via dell’imprevedibilità della vita. Il nostro background è abbastanza intricato quindi, volenti o nolenti, abbiamo dovuto fare i conti con delle scelte, che fino ad ora non ci hanno deluso. I compromessi vanno fatti, ma se questi ti portano a diventare quello che non vuoi è meglio evitare, ci piace dormire la notte.
Dalla vostra musica si evince che siete dei tipi festaioli. Una vita stronza nasce da un weekend di scrittura in montagna. Alcuni artisti hanno dei luoghi specifici dove trovano ispirazione. Quali sono i vostri?
Non abbiamo luoghi definiti da cui farci ispirare. L’ispirazione ci può venire anche stando semplicemente su una panchina sotto casa, quello che contraddistingue il nostro modo di fare musica è lo stare sempre con le antenne alzate, il percepire le sensazioni e le emozioni che anche un banalissimo caffè con una persona cara può dare. Per una delle tante canzoni scritte in passato è bastato un aperitivo di due ore o quattro fermate della metro.
Il vostro sound ricorda molto quello degli anni Ottanta. Lo avete creato di proposito oppure è stato casuale?
Siamo abituati a ragionare per immagini quindi possiamo dire che quando arrangiamo un pezzo ragioniamo “di pancia”. Quasi sempre i suoni tendono a riprodurre il più fedelmente possibile le sensazioni che proviamo all’istante, ma sicuramente si, c’è stato uno studio dietro. L’ascolto delle più svariate perle che la musica di quegli anni ci ha lasciato, ascoltarle più e più volte solo per capire cosa c’è al minuto X per quei 2 secondi o semplicemente capire che strumento hanno utilizzato e avvicinarci a quei suoni. Apprendere dal passato per noi è una cosa importantissima; capire ciò che eravamo per capire quello che vogliamo diventare.
Nel 2016 avete pubblicato il vostro primo EP Il tuo profilo migliore. Vi sentite cambiati da quel primo lavoro?
Cambiati non è la parola esatta, diciamo più evoluti. I punti di partenza rimangono gli stessi per tutti quanti, è solo un dare forma al proprio stile. Al nostro bagaglio musicale si sono aggiunti ascolti ed influenze, sia strettamente personali che reciproche. Il tutto ha fatto si che, con il passare del tempo, il modo di comporre musica è passato da “pochi colori” ad una “tavolozza piena” con la quale ci divertiamo a creare. Abbiamo sicuramente intenzione di non fermarci qui e ogni giorno aggiungiamo qualcosa in più e… chissà.
Quanto c’è di voi nella vostra musica?
Parecchio. Ci piace considerare le nostre canzoni un’estensione di noi stessi. Il bello è che possiamo raccontare tutto di noi, le gioie, i dolori, le avventure e le disavventure senza dover fare discorsi estenuanti e dare “giustificazioni”. Raccontiamo quello che viviamo, cosa ci passa per la testa in quel momento, raccontiamo di esperienze vissute o semplicemente viste e perché no, a volte anche raccontate; le possiamo considerare quasi delle confessioni celate dove, come è usuale dire, si dice il peccato e non il peccatore.
Anche voi fate parte di quella cerchia di musicisti i quali hanno pubblicato i propri lavori ai tempi del Covid. Siete preoccupati per le sorti del progetto?
La preoccupazione c’è sempre, non averla sarebbe da stupidi. Questo è un progetto che fino ad ora ha richiesto una quantità incalcolabile di sacrifici, non bisogna mai abbassare la guardia, stare sempre ad occhi ben aperti e i piedi ben piantati a terra. L’ambizione è la cosa che tiene vivo il progetto nonostante le mille e più difficoltà, ma non a caso abbiamo fatto “UNA VITA STRONZA”. Quella filosofia è applicata anche a questo pensiero, il che ci permette di mantenere la calma e ragionare lucidamente.
Sicuramente recupererete con delle date.
Sì, ci stiamo muovendo per tornare sul palco più in fretta possibile. Purtroppo la situazione, come tutti sappiamo, ha messo in crisi tutto il settore e non solo. Siamo in totale crisi d’astinenza da palco e non vediamo l’ora di riaccendere luci ed amplificatori per tornare a ballare e divertirci come dei bambini!
Un artista/gruppo con cui collaborare?
La lista sarebbe abbastanza lunga, sia di artisti italiani che internazionali. Però alcuni nomi che possiamo dire del panorama italiano sono Cesare Cremonini e Willie Peyote. Mentre invece nel panorama musicale internazionale sarebbe un onore collaborare con Liam Gallagher o anche con i Coldplay.
Gli Ecklettica sanno di festa, giovinezza e spensieratezza e sicuramente, finita l’emergenza Covid-19, anche noi de «Lo Sbuffo» festeggeremo con loro in qualche loro live.
Materiale gentilmente offerto da Safe & Sound
Copertina gentilmente offerte da Safe & Sound