Eclettica e curiosa. È così che potremmo definire la ricerca artistica di uno dei fotografi più ammirati di sempre. Gli scatti in bianco e nero di Robert Doisneau hanno fatto il giro del mondo, stanziandosi sentimentalmente in luoghi sempre differenti. E suscitando riflessioni quasi mai risolte.
È impossibile non conoscere il suo nome. Proprio colui che, più di altri, ha giocato con la lente fotografica per catturare istanti di vita quotidiana, che in altro modo sarebbero andati perduti per sempre. Un celere bacio di fronte all’Hotel de Ville, al centro di una strada di Parigi. È senz’altro questa la fotografia, scattata nel 1950, che ha segnato per sempre la sua carriera artistica.
Le meraviglie della vita quotidiana sono emozionanti. Nessun regista cinematografico sarebbe capace di comunicare l’inatteso che si incontra per le strade.
Robert Doisneau
Fino al 9 agosto le opere di Robert Doisneau sono a Bologna
Sono 143 le inattese opere in mostra a Bologna, che fino al 9 agosto saranno ospitate nelle sale di Palazzo Pallavicini. L’esposizione è un lungo racconto di vita, venuto alla luce grazie alla volontà delle figlie dello stesso artista: Francine Deroudille e Annette. È Francine a raccontare di come tutto sia nato:
Il progetto era contemporaneamente semplice e ambizioso: riassumere in poche immagini un’opera fotografica – quella di nostro padre – che si era formata in oltre sessant’anni. È stato nel baule delle stampe vintage che abbiamo fatto la nostra prima selezione.
Una ricerca domestica, nelle quattro mura di casa, che ha generato una raccolta straordinaria, la quale comprende anche numerosi scatti inediti. Rigorosamente in bianco e nero. Raccontano di un uomo dalla personalità anticonformista, che ha sempre rifiutato il potere delle autorità. La dimostrazione di ciò è ben chiara all’interno del suo repertorio fotografico. Sono moltissimi gli scatti che hanno la volontà di andare oltre, di superare quelle barriere imposte dall’alto e spesso considerate invalicabili.
Fotografia di Strada o Fotografia Umanista
La rappresentazione della realtà senza nessun filtro è stato il fulcro attorno al quale ha ruotato la sua intera esistenza lavorativa. Per molto tempo fece parte, infatti, di quella corrente fotografica conosciuta come Street photography, letteralmente Fotografia di strada, conosciuta anche come Fotografia umanista.
Quest’ultima non si preoccupava in nessun modo della luce e delle ombre, dell’esposizione e della messa a fuoco. Ciò che veniva corrisposto era la concretezza del mondo reale. Amanti, innamorati e donne e bambini sono solo alcuni dei soggetti da lui prediletti. Questi erano sempre in armonia con l’ambiente circostante.
Gli incontri culturali proficui della Parigi postbellica
Vissuto in un’epoca come quella di Parigi del secondo dopoguerra, sarà lo stesso Robert Doisneau, nel 1975, ad affermare che: “Fu con vera e propria frenesia che, dopo la Liberazione, ripresi l’unico mestiere che mi stesse a cuore”. Negli anni successivi, infatti, l’artista fece numerosi incontri volti a cambiare per sempre la sua esistenza. Uno dei primi fu quello in cui conobbe Pierre Betz, un solitario e bizzarro editore della rivista Le Point. Di questa rivista, Robert Doisneau sarà il principale collaboratore.
L’incontro più importante, però, è senz’altro quello con lo scrittore Blaise Cendrars, anch’egli profondamente entusiasta della cultura popolare parigina. Ed è proprio grazie al suo contributo che, alla fine del 1949, uscirà La Banlieue de Paris, prima opera monografica di Doisneau. Per l’artista fu, più che altro, un’occasione per presentare una selezione di centocinquanta scatti inediti, relativi ai suoi primi quindici anni di attività.
In quell’ambiente squallido vivevano creature tenerissime. Ragazze che correvano al lavoro ogni mattina, spose del sabato che se ne andavano tutte allegre a Robinson. È stata la mia gioventù. Quello che mi colpiva era il costante rapporto degli uomini non tanto con un ambiente più o meno orrendo, ma con la disumanità della vita collettiva.
Robert Doisneau
Quel che si potrà ammirare presso l’esposizione bolognese sarà quindi il racconto di una vita. Una percorso che ha accompagnato tutti i notevoli cambiamenti della capitale francese e della sua periferia durante la seconda metà del XX secolo.
FONTI
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