Giulia Maria Crespi, storica fondatrice del FAI, ci ha lasciato il 19 luglio all’età di 97 anni . A pochi mesi di distanza da quel 28 aprile che, nel 1975, sancì la nascita del Fondo Ambiente Italiano. Il Fai è di un’associazione no profit, impegnata a proteggere e preservare l’eredità artistica e paesaggistica italiana. Fonda le sue radici su un’idea: quella di Elena Croce, nipote del celebre filosofo Benedetto Croce, che suggerì all’amica Giulia di creare un ente simile al National Trust britannico.
Serviva un’organizzazione che preservasse la bellezza e la memoria del nostro Paese. E Giulia Maria Crespi conduceva l’idea con la ferma convinzione che dare fosse meglio che ricevere. Per questo il volontariato divenne uno dei pilastri fondanti della sua vita. Lei aveva offerto molto a tutti, dedicando tempo ed energie all’impegno civico, con passione e devozione per la vita e la cultura. Nonostante il suo carattere autoritario e la potenza della sua figura, Giulia credeva nel lavoro di squadra, ma soprattutto nella costanza e nella perseveranza di portare avanti i propri obiettivi.
Una breve biografia
Merate (LC), 1923. In una ricca famiglia di industriali lombardi nasce Giulia Maria Crespi. Sin da piccola riceve una rigida educazione domestica, che però può vantare un’insegnante d’eccezione: Fernanda Wittgens. Sarà lei la Soprintendente a far rinascere la Pinacoteca di Brera dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, nonostante le basi abbienti della sua infanzia, il motto di Giulia rimarrà sempre: “Chi ha avuto molto, deve dare molto”.
Questo insegnamento la spinge a devolversi totalmente per ogni causa che affronta. E la prossima sfida non manca di bussare alla sua porta quando, nel 1962, da poco orfana e vedova, entra nella proprietà del Corriere della Sera. Subito agisce radicalmente, direzionando il giornale verso sinistra. Manda via l’allora direttore Giovanni Spadolini a favore di Pietro Ottone. Tale scelta critica la porta a inasprire i rapporti con Indro Montanelli, fino alla loro completa dissoluzione.
Un periodo di fermento culturale
Giulia Maria Crespi era al timone del Corriere in un periodo di forte fermento culturale. Lungo l’arco sessantottino una cerchia di aspiranti giornalisti stava emergendo e il giornale aveva acquisito una linea più progressista rispetto alla sua tradizione. Tra le giovani menti in fibrillazione, significativa fu quella dell’ambientalista Antonio Cederna. Fu lui a insegnare all’imprenditrice i valori della bellezza e della memoria. Perle che fonderanno la mission del Fondo Ambiente Italiano.
Ed è così che ancora una volta Giulia cambia direzione. Il suo spirito anticonformista aveva fatto storcere il naso alla borghesia milanese di destra. Ora è pronta per una nuova avventura. Così, il 1975 sancisce la divisione tra il Corriere della Sera e il FAI. Tra una realtà editoriale frenetica e competitiva e un’organizzazione no profit, il cui scopo è far riscoprire all’Italia le bellezze artistiche e naturalistiche dimenticate. Quelle che raccontano il Paese senza parlare, quelle che invitano alla mobilitazione per la protezione dell’ambiente, quelle che sanno comunicare #ItaliaMiPiaci.
Il FAI aiuta l’Italia a risollevarsi
Quest’ultimo è l’hashtag che accompagna la ripartenza dell’Italia dopo il lockdown. A 45 anni dalla fondazione dell’associazione, il FAI si impegna ancora a promuovere la Storia dell’Arte e la Storia della Terra. Insegna ad amare le bellezze nazionali, soprattutto in vista di un’estate prevalentemente locale. Ad oggi sono sessantuno i beni tutelati dal FAI, di cui trenta aperti al pubblico.
L’associazione preserva la sua componente originaria educativa e inclusiva che, anno per anno, conta sull’aiuto sempre più numeroso volontari. Giornate all’aperto, Luoghi del Cuore, collaborazioni con la scuola e corsi di storia dell’arte. Sono queste e molte altre le attività che seguono la volontà di Giulia Maria Crespi: proteggere e rispettare l’ambiente in cui viviamo e che amiamo.
La Fondazione intende curare con crescente impegno il rapporto tra i propri luoghi, le persone e le famiglie, delle quali desidera soddisfare bisogni e desideri, molteplici e diversi.
Visione del FAI, punto 3
Un saluto e un omaggio
Così omaggiamo e ricordiamo Giulia Maria Crespi. Una donna coraggiosa e rivoluzionaria, con uno spirito di ferro per donarsi agli altri. Certo, è nata in una ricca famiglia e ha goduto dei privilegi che l’eredità familiare le ha concesso. Ma ha saputo andare oltre, dove molti non guardano. È stata in grado di pensare all’universale e non al particolare, indirizzando la sua vita verso una missione precisa.
Si è rialzata dopo la morte del padre, dei due mariti, la diagnosi di un cancro e una malattia agli occhi che ha accompagnato i suoi ultimi anni. Tra fortuna e longevità, il suo messaggio si rivolge a chi soffre nel vedere l’arte degradata e abbandonata, a chi sa capire l’importanza dell’ambiente e del territorio, ma non viene ascoltato. Così Giulia, tanto appassionata di arte da tenere due quadri di Canaletto nel suo appartamento in Corso Venezia, ricorda a tutti, anche dopo la sua morte, l’importanza del rispetto per le cose belle.