Quando si pensa allo stereotipo della fashion victim, viene delineata la classica figura della ragazza giovane e ricca, in stile Blair Waldorf, protagonista di Gossip Girl. Nella realtà, solo una parte delle appassionate di moda sacrificano tutti i loro risparmi per l’ultima borsa di Gucci; esiste invece tutta una categoria di ragazzi giovanissimi, dai quindici ai vent’anni attratti dai brand di streetwear di lusso: Supreme, GCDS, Off-White, Balenciaga, Nike. Sulla linea dei loro trapper preferiti, possiedono dei capi costosissimi e non hanno paura di mostrarli: da qui nasce la sfida “Quanto costa il tuo outfit?”.
Il format è stato lanciato tre anni fa da Kofi McCalla, attraverso il suo canale Youtube Icykof: lo youtuber era già conosciuto grazie ai suoi contenuti riguardanti lo street style londinese. In “How much is your outfit” si riprende per le strade della sua città intervistando i passanti e chiedendogli di valutare il costo di ogni capo e gioiello che indossano: dal cappello, passando per collane, orologi, cinture fino ad arrivare alle sneakers.
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Il successo di questo format ha rappresentato una call to action per tutti gli appassionati di moda, facendola diventare una vera e propria sfida a chi possiede i capi più costosi. Infatti ogni outfit viene commentato dallo stesso youtuber, rispetto agli abbinamenti e allo stile dell’intervistato. Il format in poco tempo è diventato virale: il canale conta più di cento milioni di visualizzazioni. Kofi McCalla ha sfidato ragazzi di tutto il mondo, girando per le strade di Tokyo, Copenhagen, fino a Milano, proprio durante la fashion week. In occasione di un suo viaggio in Italia nel 2018 ha girato un video in collaborazione con Federico Barengo, uno youtuber italiano, nel quale i due ragazzi si sfidano nella creazione di un outfit. In occasione di questo incontro, grazie alla concessione di McCalla, Barengo ha deciso di importare in Italia la sfida all’outfit più costoso.
Con il lancio del format “Quanto costa il tuo outfit?”, il canale Youtube Barengo Streetwear ha raggiunto i 277.000 iscritti, decretandone il successo anche in Italia; l’influencer si era avvicinato al mondo della moda per caso, analizzando i trend e le nuove uscite dei brand di lusso e pubblicando video come “Dieci maglie streetwear a 50€ per tutti” o “Thrasher: tutto ciò che volete sapere sul brand”. Grazie alle conoscenze acquisite, è in grado di decretare l’originalità di un capo in pochi istanti, escludendo dalla challenge chi tenta di imbrogliare. I ragazzi italiani appassionati di moda si sottopongono alla sfida di fronte alla videocamera; ciò che stupisce non è tanto il costo dell’intero outfit, ma quanto l’età dei partecipanti: ragazzi dai tredici ai vent’anni, in media, che indossano felpe da oltre cinquemila euro o Rolex originali. Ad esempio, a Padova, in occasione dell’evento marketplace What’sup, dedicato alla vendita di streetwear e sneakers, Barengo ha intervistato un ragazzo di diciassette anni con un outfit da oltre diecimila euro.
Nella maggior parte dei casi, le ricchissime collezioni di questi teenager sono finanziate dai genitori, come dei paninari 2.0; infatti, così come nella Milano da bere anni Ottanta, l’hype beast rappresenta il classico figlio di papà vestito completamente brandizzato, ostentandolo per esternare il proprio senso di appartenenza ad un determinato gruppo. Con il tempo le mode sono cambiate, così come i marchi: non più Monclair o Timberland, ma Supreme e Off-White.
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Questo fenomeno però comprende anche tutti coloro che non si affidano al portafoglio di mamma e papà, ma acquistano capi costosissimi rinunciando alle uscite con gli amici o sfruttando il meccanismo del reselling; aggiudicandosi capi limited edition, li rivendono ad un prezzo duplicato o triplicato. Barengo sostiene però che la maggior parte dei ragazzi intervistati appartengano a famiglie benestanti, poiché i reseller professionisti italiani sono pochi e molto noti.
Questa sfacciata ostentazione di ricchezza, soprattutto in Italia, ha attirato diverse critiche: ciò che disturba non è tanto la capacità di spesa di questi ragazzi, supportati dalle loro famiglie, ma quanto che vengano spese cifre spropositate per dei capi d’abbigliamento o altri oggetti “futili”; il format è stato spesso soggetto a reaction e parodie, a causa della sua presunta immoralità. Il fenomeno è stato trattato anche da alcuni programmi televisivi, come Le Iene: nel servizio Il diavolo veste Supreme Federico Barengo e Vlad, un altro creator legato al mondo dello streetwear, spiegano il meccanismo del reselling ed il vero valore dei capi.
Per quanto i video di “Quanto costa il tuo outfit?” possano sembrare pura e semplice ostentazione di ricchezza, Barengo tende a premiare il giusto bilanciamento tra prezzo e stile, dando la possibilità a tutti gli appassionati di poter vincere, senza distinguere per capacità di spesa.
Se per ogni puntata si decretasse vincitore l’outfit più costoso, il format si sarebbe esaurito in poco tempo: l’espediente del prezzo è necessario per mantenere l’hype ed attirare il pubblico. Per questo motivo il bilancio non è del tutto negativo: la sfida lanciata da Barengo può rappresentare semplicemente una sana competizione tra ragazzi appassionati di moda, che, attraverso i diversi abbinamenti, dimostrano il loro stile personale.
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