franco e la repubblica dei mostri

“Amici, e ovviamente Franchi”: intervista ai Franco e la Repubblica dei Mostri

Quattro anni. Tanto è durata l’attesa per il ritorno dei Franco e la Repubblica dei Mostri, una band formata da quattro ragazzi che guardano il cantautorato ma strizzano volentieri l’occhio a influenze di ogni tipo. Il loro ultimo album – uscito quest’anno –  Sciarra Chitarra Musica Battagliamostra un lavoro decisamente consapevole, più maturo di ciò che in origine si cercava di creare. Cambieranno nuovamente, in futuro? Chi lo sa. Noi, nel frattempo, abbiamo voluto farci una chiacchierata.

L’intervista

Ciao ragazzi, abbiamo notato che il brano d’apertura del vostro ultimo album è Questione d’Anticorpi: vi definireste dei veggenti? Scherzi a parte, quanto è stata dura per voi essere una band in questo periodo? Come siete riusciti a incoraggiarvi e andare avanti?

Ci abbiamo pensato più e più volte… Pura coincidenza?! :)))

Diciamo che non è stata una cosa drammatica, certo scegliere come release date il 28 febbraio e non fare neanche una data live di presentazione non è stato semplice. In questi mesi abbiamo cercato di mantenere vivo il più possibile le canzoni del nuovo album suonandole ognuno a casa propria e poi montando il tutto insieme, ci siamo molto divertiti, ma ci manca suonare live.

Passiamo ai vostri nuovi videoclip, come quello di Livido Blu o Due Vandali. Com’è nata l’idea di uno questo concept, tra luci stroboscopiche e mondo 2D?

Per puro gioco, inizialmente l’idea è nata con il nostro primo singolo Livido blu, Adriano che ha realizzato il video aveva già in mente un immaginario grottesco, poi è arrivato il Covid e abbiamo notato che la quarantena e il momento storico che stavamo vivendo erano lo scenario giusto per ambientare i nostri altri due singoli: Grigio fumo e Due vandali. Uno l’abbiamo dedicato al distanziamento sociale e l’altro all’amore per la musica, che mai come in questo periodo è un settore in grave difficoltà.

Lo sai che i rimpianti sono fatti di niente, sono fatti di noi” (da Polvere). Ad ascoltare il vostro primo lavoro eponimo, sembra quasi di non riconoscervi. Rimpiangete qualcosa dei vecchi “Franchi”?

Non abbiamo veri e propri rimpianti, il primo disco è nato prima ancora della formazione della band.. Lo abbiamo amato e odiato, e ci siamo confrontati con questa creatura, ci ha aiutato a capire cosa volevamo essere da un punto di vista musicale, per questo motivo Sciarra Chitarra Musica Battaglia lo consideriamo un po’ come il nostro vero primo album di debutto, perché è un disco consapevole e il frutto del lavoro di una band.

Veniamo alla copertina del vostro nuovo album: ci sono molte domande che vorremmo fare a riguardo, soprattutto: perché la maschera da wrestler sulla sposa?

Volevamo che la nostra copertina riuscisse in qualche modo a rappresentare in una sola  immagine tutte le battaglie quotidiane, i conflitti di “chi vuole fare la guerra in santa pace”, i legami interrotti, il presagio del cambiamento.

Sciarra Chitarra Musica Battaglia parla di chiusure, evoluzioni e rinascite. Sentite che questo disco segni, in qualche modo, una vostra rinascita?

Lo è sicuramente, ma credo che in fondo ogni nuovo disco lo sia per una band.

In questo album andate a toccare anche diverse tematiche politiche contemporanee. C’è un periodo storico in particolare che vi piacerebbe approfondire in futuri pezzi?

Mmmm…solitamente sono le canzoni a decidere 😉 sicuramente ci piace raccontare storie che in qualche modo abbiamo vissuto (in questi ultimi 40 anni).

Nel 2016, in L’Italia, parlavate di Italia “poveretta, che si prende a calci da sola”: pensate che sia cambiato qualcosa?

Purtroppo non crediamo cambierà mai.

Tra la potente Prima del Naufragio e la dolce Come eravamo, il nuovo disco offre davvero mille sfumature di musica. Qual è il pezzo che maggiormente non vedete l’ora di suonare in live?

Ognuno di noi potrebbe darti una risposta diversa: Adriano Come nel ‘93, Francesco Mare profondo, Marina Polvere, Paolo Questione d’anticorpi.

Nella definizione del vostro genere musicale, preferite essere accostati ai cantautori degli anni Settanta o all’indie odierno? O pensate non ci sia, in fondo, così tanta differenza?

Siamo sicuramente figli del nostro tempo, cresciuti ascoltando i cantautori degli anni Settanta. In quegli anni poi si sperimentava molto mescolando da diverse influenze e – in chiave ovviamente diversa – è quello che caratterizza anche il nostro modo di approcciarci alla musica.

Immaginate di trovarvi davanti qualcuno che non vi conosce affatto. Una parola per far capire immediatamente chi siete?

Amici, e ovviamente Franchi 😉

FONTI

Materiale gentilmente offerto da Conza

CREDITS

Copertina e immagine gentilmente offerte da Conza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.