Quali sono le prime immagini che vi vengono in mente quando pensate alle case negli Stati Uniti? Villette, ranch, giardini, tenute di campagna. Una dimora totalmente immersa nella natura. Tale filosofia dell’abitare vede in Frank Lloyd Wright uno dei suoi esponenti di punta. Proprio un anno fa, nel luglio 2019, l’UNESCO ha riconosciuto otto edifici di Wright come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. A sessantuno anni dalla sua scomparsa, lo ricordiamo ancora come uno dei più importanti architetti americani del XX secolo.
Gli studi e i primi progetti
Frank Lloyd Wright nasce nel 1867 nel Wisconsin, ma si trasferisce ben presto a Chicago, dove entra nella scuola di Louis Sullivan, considerato uno dei padri del Movimento Moderno. Dalla collaborazione con il maestro, Wright costruisce un’ampia conoscenza della storia, ma anche della teoria e della pratica architettonica. L’amore per gli spazi selvaggi americani lo conduce verso una nuova sfida: l’integrazione tra l’abitazione e natura. Proprio da qui derivererà l’interesse per lo shingle-style, la tecnica costruttiva ad asticelle di legno tipicamente americana. E con essa l’amore per la tradizionale architettura giapponese. Come lui stesso scrisse nella sua autobiografia:
Avevo infine trovato un Paese sulla terra in cui la semplicità, in quanto ‘naturale’, regna suprema. I pavimenti di queste dimore giapponesi sono tutti costruiti per viverci: per dormirci, per inginocchiarvisi e mangiare, su soffici stuoie di seta, e meditare. Pavimenti sui quali suonare il flauto, o sui quali amare.
Già nei suoi primi progetti, ville per ricchi uomini di affari, Wright rinnova radicalmente il rapporto tra l’architettura e l’ambiente. Prendendo le distanze da ogni classicismo, sperimenta un nuovo approccio organico che cambierà il modo di costruire e di abitare. Le sue case della prateria si fanno promotrici di una concezione moderna dell’architettura, con composizioni asimmetriche, tetti sporgenti e spazi interni ampi e dinamici che fluiscono gli uni negli altri. Edifici bassi e immersi nel verde, che instaurano un intimo dialogo con la natura.
I capolavori: dalla Casa sulla cascata al Guggenheim di New York
Oltre all’esotismo dell’architettura giapponese, il fascino arcaico dei templi maya del Messico influenza lo stile di Wright. I massicci volumi della Casa Barnsdall, sulle colline di Hollywood, sono ornati con motivi dell’arte maya, ma anche i muri esterni e le pareti interne della Casa Millard di Los Angeles si ispirano alle tecniche costruttive dei templi maya.
Tuttavia, a consacrare Wright come il massimo interprete dell’architettura organica è la lussuosa Casa Kaufmann a Bear Run, conosciuta anche come la Casa sulla cascata. Progettata per un ricco commerciante di Pittsburgh, si propone come casa vacanza immersa nei boschi della Pennsylvania. Gran parte dell’edificio è costruito con la pietra locale, in linea con la valorizzazione dei materiali autoctoni, secondo i dettami dell’architettura organica. L’ampio soggiorno è poi concepito come un immenso spazio aperto sul paesaggio.
Wright comprime l’altezza dello spazio per esaltarne l’orizzontalità e rende trasparenti le pareti opposte all’ingresso, accompagnando lo sguardo dell’ospite verso l’esterno. Ogni materiale costruttivo è in perfetta sintonia con il paesaggio circostante, mentre gli alberi e la conformazione del terreno proteggono la costruzione da sguardi indiscreti, avvolgendola totalmente nello scenario naturale.
La ricerca di forme organiche si manifesta anche nel complesso per l’azienda chimica S.C. Johnson & Son a Racine, un insieme di fabbricati interamente illuminato dalla luce grazie a un attento uso delle aperture. Wright sostituisce le finestre a sottili strisce di elementi tubolari in vetro che, se da un lato favoriscono la diffusione della luce, dall’altro ostacolano la visibilità diretta.
Tra le sue opere più conosciute emerge anche il Guggenheim Museum a New York, la cui struttura si presenta come una galleria a spirale con un diametro progressivamente crescente verso l’alto. Al suo interno, gli spazi espositivi disegnano un itinerario ininterrotto, con una lunga rampa pensata per essere percorsa dall’alto al basso.
Portavoce autentico della modernità
Facendo tesoro della lezione del passato, Wright guarda al futuro con ottimismo e soluzioni innovative. Si pone ideatore di una nuova concezione dell’architettura e dell’abitare, che fa leva su un fertile connubio tra uomo e natura e che si presta a un’audace libertà interpretativa.
Ancora oggi, architetti e ingegneri guardano con ammirazione le sue strutture e la sua filosofia della costruzione. Senza disdegnare le nuove scommesse dell’architettura europea – si pensi a Le Corbusier, anche lui attento alla relazione intima tra edificio e ambiente naturale – Frank Lloyd Wright si lascia ispirare dalle forme orientali e americane nella definizione delle sue creazioni. Ecco allora che i suoi capolavori offrono un’immagine impressionante di modernità.
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