Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro fra noi è il libro che esplora la luce eterna di queste stelle, che racconta una speranza spesso dimenticata e sovrastata dai numeri. L’autore Pietro Bartolo è un medico e politico italiano, che venne in particolare conosciuto e ricordato perché responsabile, dagli anni Novanta, delle visite ai migranti che sbarcano a Lampedusa, dove lui è nato e ha lavorato.
Pensate, nel terzo millennio ancora esistono queste cose. E’ una cosa gravissima, una cosa che io non accetto. Però, dobbiamo dare aiuto, dobbiamo fare tutto ciò che è necessario, senza mai tirarsi indietro. Anch’io sono lampedusano e, come dicono, il popolo lampedusano è un popolo di grande cuore. “Perché di grande cuore?” mi chiedono tutti, “perché i lampedusani fanno tutto questo? Perché continuano a farlo? Non si stancano mai?” Io ho trovato una risposta a questo: perché il popolo lampedusano è un popolo di mare, un popolo di pescatori, e tutto quello che viene dal mare è benvenuto.
Da inizio anni Novanta, Pietro Bartolo è stato uno dei primi volti che gli occhi dei migranti arrivati via mare vedevano. Uno dei primi volti, amici, che rivolgeva loro uno sorriso e un aiuto concreto. Si è occupato del poliambulatorio e responsabile del presidio sanitario di Lampedusa dal 1993 e, dividendo la sua attività fra la medicina ed un percorso politico che lo vide vice sindaco e assessore alla sanità già da fine anni Ottanta, ha sempre sostenuto con fermezza l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo. Diventato negli anni, un personaggio noto anche attraverso i media, ha più volte ribadito la necessità di corridoi umanitari, riaffermando la sua posizione contro la tratta degli esseri umani.
Sempre in prima fila nei soccorsi, come nel caso del naufragio di un peschereccio del 2013 in cui persero la vita più della metà dei migranti, ma in prima fila nell’attivismo tramite interviste, conferenze, libri e la sua vita politica. Nel 2015 appare nel docufilm Fuocoammare di Gianfranco Rosi (vincitore dell’Orso d’oro e candidato a “Miglior documentario” agli Oscar del 2017).
Nel 2016 pubblica Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza, dal quale verrà tratto il film Nour di Maurizio Zaccaro. Nel 2018, poi, arriva Le stelle di Lampedusa, edito da Mondadori, una sorta di autobiografia senza che l’autore sia davvero il protagonista. In questo libro, come in tutti i suoi interventi, il protagonista è la figura del migrante, in questo caso, il migrante bambino. Qui vengono narrate le numerosissime esperienze del medico, che con le sue parole fa commuovere il lettore, aprendo occhi e cuore.
Una volta sognai
di essere una tartaruga gigante
con scheletro d’avorio
che trascinava bimbi e piccini e alghe
e rifiuti e fiori
e tutti si aggrappavano a me,
sulla mia scorza dura.
Ero una tartaruga che barcollava
sotto il peso dell’amore
molto lenta a capire
e svelta a benedire.
Così, figli miei,
una volta vi hanno buttato nell’acqua
e voi vi siete aggrappati al mio guscio
e io vi ho portati in salvo
perché questa testuggine marina
è la terra
che vi salva
dalla morte dell’acqua.
Con questa poesia, intitolata “Una volta sognai”, di Alda Merini, si apre il romanzo che ci racconta in particolare la storia di Anila, una bambina di dieci anni arrivata a Mazzara del Vallo dalla Libia in cerca della madre in Europa. Anila viene aiutata da un mediatore culturale, ma anche l’autore si fa coinvolgere e cerca in tutti i modi di dare una mano come può, di trovare una soluzione.
La storia di Anila si intreccia, tra ricordi e nuovi episodi, alle storie di altri migranti che Pietro Bartolo incontra ed aiuta: da Anuar, bambino anche lui di dieci anni, il quale si trovò in difficoltà a dover lasciare la madre in Nigeria per raggiungere l’Europa, a Favour, che arrivò in Italia da neonata, per la quale Pietro Bartolo si batté persino per ottenere l’affidamento, nonostante poi venne affidata ad una coppia di Palermo. Il legame che il medico instaura con i migranti è forte e profondo: è un rapporto umano, amichevole, dolce e commovente. Pietro racconta la storia di Mustafà, un bimbo di cinque anni in cura all’Ospedale dei bambini di Palermo, ma anche quella dell’assistente sociale Monique, alla quale Pietro Bartolo si rivolse per poter aiutare Anila a ritrovare la madre. Ci racconta delle telefonate e della difficile burocrazia che dovette affrontare Anila.
Pietro Bartolo, insomma, utilizza la storia di Anila e quelle ad essa intrecciate in parte per sensibilizzare, indubbiamente, su un capitolo triste e complicato della storia internazionale, ma anche per spiegare, in modo semplice e concreto, le procedure cui sono soggetti i migranti al loro arrivo in Italia e tutto ciò che avviene, soprattutto, dopo lo sbarco.
Non è uno libro facile, né tantomeno leggero, ma è un libro necessario. Questo perché, oltre ai numeri e alla politica, quando si parla di migrazioni si parla di vite umane, di anime in viaggio, che hanno il diritto, prima di tutto, alla vita.
FONTI
Pietro Bartolo, Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro fra noi, Milano, Mondadori, 2018