Radicare, crescere, guarire, fiorire: le parole utilizzate da Rupi Kaur all’interno dei suoi versi non sono mai causali e, per quanto estremamente semplici, penetrano nel profondo dell’anima. Lo fanno delicatamente e al tempo stesso in modo doloroso, senza lasciare scampo all’indifferenza. Questa è Rupi Kaur: l’impeto della denuncia in veste di carezza.
Insomma, il successo dei suoi versi è clamoroso. Ma che cosa rende le poesie — e le prose — della Kaur così intensamente apprezzate? Qual è il suo segreto? Probabilmente, la sua tagliente trasparenza.
Nata nel Punjab, in India, Rupi Kaur è emigrata in Canada con la sua famiglia a soli quattro anni. Nelle sue opere, la poetessa non si è mai tirata indietro nel denunciare la terribile condizione femminile nella sua terra d’origine, componendo versi di una crudezza bruciante. Gli stupri, i soprusi e l’umiliazione che le donne indiane (e del mondo), specialmente in giovanissima età, subiscono ogni giorno è uno scempio che non può continuare a giacere nel silenzio. E Rupi Kaur è decisa a portarlo a galla:
Il “no” era una parolaccia in casa mia
Il “no” veniva accolto a frustate
cancellato dal lessico a suon di sculacciate
fino a farci diventare brave bambine che obbedienti dicevano “sì” a tutto
Quando lui montava su di me
ogni parte del mio corpo voleva respingerlo
ma non sapevo dire “no” neppure per salvarmi la vita
Quando provavo a gridare mi usciva solo silenzio
sentivo la parola “no” battere il pugno contro il palato
implorandomi di lasciarla uscire
ma non avevo messo il cartello di uscita, né costruito la scala di emergenza
Non c’erano botole per l’evasione del “no”
Volevo fare una domanda a tutti i genitori
A cosa serviva l’obbedienza
se dentro di me c’erano mani
non mie
(The sun and her flowers)
Sempre caro a Rupi, e legato alla sua terra, è il tema dell’immigrazione, anch’esso molto frequente nei suoi versi, ed estremamente attuale. La sua è una visione del mondo all’insegna dell’inclusività: è assurdo che nel XXI secolo il razzismo dilaghi ancora come un fiume in piena.
Forse siamo tutti migranti
che passano da una casa a un’altra
Prima passiamo dall’utero all’aria
poi dai sobborghi alla lurida città
in cerca di una vita migliore
Ad alcuni di noi capita addirittura di abbandonare una nazione
(The sun and her flowers)
Le sue origini, invece, sono un dono da portare con fierezza. Quando arriverà il giorno in cui avere la pelle scura non sarà più sinonimo di inferiorità?
E’ un dono del cielo
avere il colore della terra
Sai quante volte
i fiori mi scambiano per casa loro
(The sun and her flowers)
Le parole di Rupi Kaur vogliono anche sfatare gli stereotipi sorti soprattutto con il nuovo secolo, che impongono alla donna canoni di perfezione estetica intransigenti. Il bombardamento mediatico che ogni giorno sopraggiunge da qualsiasi piattaforma tecnologica, alimenta nell’opinione pubblica l’imposizione di una forma slanciata, magra e sempre perfettamente depilata. Ma le donne sono anche smagliature, trucco sbavato e ricrescita; e non deve esserci vergogna alcuna in nulla di tutto questo.
La prossima volta che lui ti fa notare
la ricrescita dei peli delle tue gambe
ricorda al ragazzo che il tuo corpo
non è casa sua
Lui è un ospite
Avvisalo
di non rendersi malaccetto
mai più
(Milk and honey)
A causa dei temi scomodi, inusuali e spesso scottanti, le sue opere hanno scatenato dibattiti, fomentato polemiche e attirato sulla giovane attivista l’attenzione mediatica di tutto il globo. L’erotismo, ad esempio, è un aspetto sul quale la Kaur ritorna spesso. Il sesso non deve essere un tabù: quando svolto con consenso, è una poderosa comunione di corpi che si uniscono. E’ arte, passione, energia. E la funzione della poesia è quella di far affiorare la bellezza anche alla luce della carta; una bellezza che per convenzione sociale è spesso relegata soltanto nel buio della camera da letto.
Mi mette le mani
sulla mente
Poi le tende
verso i miei fianchi
le anche o le labbra
Prima non mi ha chiamata “bella”
mi ha chiamata
“squisita”
(Milk and honey)
Insomma, Rupi Kaur tratta i temi del trauma, della guarigione e dell’amore con parole e immagini agrodolci. La sua è una lode alla femminilità, in tutte le sue forme e sfaccettature. Una femminilità completa, che non deve in alcun modo abbassare lo sguardo di fronte a uomini più prepotenti di lei, ma eventualmente camminarci mano nella mano. Se lo vuole.
Mi dici di tacere
perché le mie opinioni mi fanno meno bella
ma io non sono nata con un fuoco in pancia
così da potermi spegnere
Non sono nata con leggerezza sulla lingua
così da essere facile da inghiottire
Sono nata pesante
mezza luna e mezza seta
Difficile da scordare
e non facile per la mente
da seguire
(Milk and honey)
FONTI
Rupi Kaur, Milk and honey, Tre60, 2017.
Rupi Kaur, The sun and her flowers, Tre60, 2018.