Il nome del giapponese Yoshiharu Tsuge meriterebbe di essere conosciuto da tutti gli amanti del fumetto e del contemporaneo genere del graphic novel. L’artista, nato nel 1937, ha infatti dato un fondamentale contributo nello sviluppo del manga giapponese, donando a questo genere una capacità introspettiva e poetica mai sperimentata prima. La casa editrice Oblomov – progetto di Igort – ha recentemente iniziato a portare alla luce anche in Italia le opere di questo autore ancora poco tradotto. Per la precisione, i titoli del disegnatore giapponese pubblicati negli ultimi anni da Oblomov sono stati tre: Nejishiki, Fiori Rossi e Destino. Fiori rossi è una raccolta di quattordici fumetti giovanili, pubblicati nel corso degli anni Sessanta e qui uniti a formare una sorta di antologia.
Al centro delle tavole di Tsuge – rigorosamente in bianco e nero – troviamo il Giappone rurale del Ventesimo secolo, con i suoi paesaggi delicati e silenziosi. Villaggi sperduti nelle montagne o immersi nelle foreste divengono lo scenario di storie simboliche, poetiche e talvolta persino enigmatiche. Le forze della natura, con la loro potenza evocativa, sono spesso parte integrante dell’azione. È una peculiarità che, tra l’altro, rimanda a molta della tradizione letteraria giapponese, a partire da quella dell’haiku, con la sua tipica attenzione ai dettagli paesaggistici e allo scorrere ciclico delle stagioni. Partecipi, se non addirittura protagonisti, delle storie narrate, elementi naturali e animali vengono quindi utilizzati da Tsuge come incarnazioni delle emozioni dei personaggi o veri propri alter ego.
Così, in Chico, secondo fumetto della raccolta, un piccolo fringuello di Giava diventa la rappresentazione concreta dell’amore che unisce una giovane coppia, quasi il protettore di quella felicità domestica. E la sua sparizione, dunque, non può che suonare come un inquietante presagio. O ancora, il Cane del valico che dà il titolo al settimo fumetto sembra il riflesso animale del protagonista, simbolo della sua stessa solitudine.
Solitudine e malinconia sono, in effetti, tematiche molto presenti nell’opera di Yoshiharu Tsuge. D’altra parte, lo scrittore stesso è noto in Giappone per il suo carattere estremamente solitario e tendente alla depressione. Ma è proprio questa sua attitudine altamente introspettiva e profonda a renderlo capace di delineare con pochi e delicati tratti la psicologia dei suoi personaggi catturati nello spazio di brevi attimi significativi. In Racconto di una spiaggia, ad esempio, il fumettista riesce a raffigurare la felicità fugace di una vacanza al mare, il misto di malinconia e di gioia che caratterizza quell’ultimo bagno sotto a un temporale estivo, elemento naturale come sempre partecipe e fortemente simbolico.
Ma l’introspezione psicologica non è il solo interesse del mangaka. I suoi protagonisti, infatti, appartengono a una generazione particolare, che si trovò a dover fronteggiare le conseguenze della Seconda guerra mondiale e le difficoltà di una difficile ripresa economica. Tsuge non esita dunque a descrivere le difficili condizioni di vita che molti erano costretti ad affrontare: i suoi fumetti sono animati da bambini costretti a lavorare, famiglie ridotte in povertà con i figli malnutriti, persone in situazioni di degrado che si ritrovano a rubare per vivere. Quella di Tsuge è quindi una propensione realistica, molto coraggiosa in quell’epoca, atta a rappresentare la realtà senza scorciatoie o confortanti deformazioni. Si tratta di una scelta programmatica, dichiara nel manifesto citato da Igort nella sua breve postfazione a Fiori Rossi.
I nostri predecessori ci avevano insegnato che il fumetto era comico, e usava deformare, amplificare le espressioni o gli atteggiamenti, e faceva ampio uso di gag. Si trattava di far ridere il lettore. A noi non interessa più questo modo di fare. Ci interessa rappresentare la realtà. Useremo le luci in modo drammatico e i primi piani per mostrare le emozioni del volt, cercando di far cogliere la dimensione psicologica. Noi ci rivolgiamo ai lettori più maturi, in grado comprendere.
L’opera di Yoshiharu Tsuge, insomma, è capace di coniugare la delicatezza poetica tipica della tradizione giapponese a un atteggiamento più rivoluzionario, dalla vocazione non solo psicologica, ma anche sociale. I suoi fumetti sono la suggestiva cristallizzazione di momenti di vita storici e personali (talvolta anche autobiografici) e, al tempo stesso, rappresentano una tappa fondamentale nella storia del manga, quanto del graphic novel occidentale.