Dalle analisi di Jean Marie Pontier in Droit Nucléaire è stato dimostrato come il diritto nucleare sia un settore autonomo, in cui confluiscono gli istituti più importanti del diritto pubblico ed in particolare del diritto amministrativo. La sua dimensione pubblicistica è strettamente legata alla necessità di coniugare il fine dell’impiego pacifico dell’energia nucleare con altri interessi meritevoli di tutela costituzionale, come: sicurezza nazionale, ordine pubblico, tutela della salute e protezione dell’ambiente. Non stupisce perciò che in un simile contesto nasca un dovere, quello dello stato di adottare un sistema normativo ad hoc che sappia prevenire i rischi e si basi su obblighi informativi della popolazione.
È un diritto pluridisciplinare, autonomo ed originale. Ma è anche il diritto per compromessi. Il compromesso in questo caso è quello empirico, basato sull’accordo tra due soggetti per la realizzazione di un equilibrio. Il primo compromesso riguarda perciò l’esigenza di sicurezza ed efficienza. Il secondo è quello tra “tecnologia e democrazia” e quindi di garantire all’intera cittadinanza non solo sicurezza, ma informazione e partecipazione nei processi decisionali. Ed è proprio quest’ultimo tema che sarà alla base di una trattazione finalizzata ad offrire al lettore un quadro sincero di una realtà, quella italiana, ancora incerta, ancora immobile.
La storia nucleare in Italia è una storia lunga, frutto del susseguirsi di più fasi. La prima nota come la “fase eroica”, ebbe inizio nel 1946 e terminò nel 1963, anno in cui venne aperta la più potente centrale elettronucleare europea, quella di Latina (a Borgo Sabotino, la cui tipologia era la Magnox, dalla potenza netta di 153 MW). A questa fase susseguirono il “decennio di stasi” e una fase di incertezza, legata allo choc petrolifero del 1973 e culminata con l’incidente di Chernobyl. Infine, a chiusura di questa evoluzione, la quarta e ultima, nota per essere stata la fase in cui a seguito del referendum del 1987 l’Italia avviò il suo processo di denuclearizzazione. Secondo però gli esperti (Colella) nel 2008 l’Italia ha intrapreso una quinta fase, indicata come il periodo del rilancio o meglio dire della “rinascita del nucleare”.
Mi riferisco a quanto accaduto con la “Strategia energetica nazionale”, poi tradottasi in un Piano energetico nazionale, quale strumento di indirizzo della politica energetica del Paese. Formalizzazione avvenuta con la legge delega n. 99 del 2009 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, che ha formalmente sancito il ritorno dell’energia nucleare in Italia. Decreti che avrebbero posto in seno al legislatore numerose difficoltà, quali fissare in un termine breve l’espletamento della delega, autorizzando le attività di costruzione di esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti di smantellamento di centrali nucleari e tutte le opere connesse. Senza mai dimenticare l’obbligo che gravava sul governo: “predisporre opportune forme di informazione diffusa e capillare”, garantendo la partecipazione del cittadino, esercitando il proprio diritto all’informazione ambientale.
Tema già presente e sentito nella risoluzione del Comitato delle Regioni n. 251 del 1998 sulla sicurezza nucleare e la democrazia locale e regionale secondo cui:
La decisione relativa al sito degli impianti nucleari ed alla gestione dei rifiuti nucleari da parte dei responsabili dei depositi dovrebbe coinvolgere i cittadini del luogo e tutti gli altri interessati. Spetta all’ente locale o regionale decidere in ultima istanza se l’impianto debba o no essere accettato.
È da ricordare che in quegli anni si aprì un importante scontro tra Governo e Regioni, da cui scaturì un interessante giurisprudenza costituzionale, in particolar modo in materia di sussidiarietà. Si dipingeva in quegli anni il quadro di un’Italia non ancora pronta ad un ritorno al nucleare, un Paese che remava contro l’accordo fissato da Berlusconi e Sarkozy (2009). L’accordo si basava su una politica volta all’indipendenza energetica. Mirava perciò alla costruzione di quattro centrali nucleari di terza generazione sul suolo italiano, la cui prima sarebbe stata operativa già dal 2020 e di una joint-venture (Sviluppo Nucleare Italia S.r.l.) tra Enel e Électricité de France. L’obiettivo primo sarebbe stato raggiungere un’elevata indipendenza energetica producendo 13.000 MW, rispondendo al 25% della domanda nazionale e in secondo, avrebbe agevolato il Paese a rispettare gli obiettivi previsti dall’Unione Europea per il 2020, quali la riduzione del 20% di emissioni di CO2, del 20% di produzione energetica da rinnovabili e del 20% di miglioramento dell’efficienza energetica.
Dopo più di 25 anni dal referendum del 1987, l’Italia si ritrova a vivere una “fase epocale”, determinante per la politica energetica nazionale. Dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale, il quesito referendario viene posto alla popolazione. Nel 12 giugno del 2011 tutta la cittadinanza è stata chiamata ad optare tra la scelta favorita dai nuclearisti (promotori della Green Economy e sostenitori di un maggior investimento sul territorio per favorire la produzione di energia pulita) e gli antinuclearisti. Il 94% della popolazione italiana ha votato a favore dell’abrogazione della normativa c.d. nucleare (sospesi gli effetti del D.lgs n.3/2010 sulla localizzazione dei siti nucleare e stabilita una moratoria di 12 mesi del programma nucleare italiano; infine abrogate le norme inerenti al decreto Omnibus.).
FONTI
ARPA Rivista n. 3 maggio-giugno 2007
Decreto Legge n.314 del 14 novembre 2003 (decreto “Scanzano”)
Decreto Legislativo n.79/1999
Decreto Legislativo n.3/2010
Decreto Legislativo n.31 del 2010
Decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 45 recepente la direttiva europea 2011/70/EURATOM
Direttiva 2011/70/EURATOM del Consiglio del 19 luglio 2011
COLELLA, Energia nucleare ed emergenze ambientali. Profili comparativi tra Italia e Francia, pp. 36- 78,
CONTI, Il nucleare in Italia: Consenso e governance per il progetto di interesse nazionale, in Aspen Italia, Milano 2010
FAIELLA,LAVECCHIA, Costi e benefici del rilancio dell’energia nucleare in Italia, in Questioni di Economia e Finanza, 2012
GILIBERTO, Nucleare, ecco la mappa delle scorie stoccate in Italia, in IL SOLE 24 ORE, 2019
https://www.iaea.org/newscenter/pressreleases/iaea-mission-says-italy-making-progress-towards-safe-dismantling-of-nuclear-power-reactors
https://www.sogin.it/it/grupposogin/chisiamo/Pagine/default.aspx
IAEA, Nuclear Technology Review 2019
LEGAMBIENTE, I costi nascosti del nucleare, in Astrid, 2008
PEPE, Energia nucleare, ambiente e democrazia: Italia e Francia a confronto, in Federalismi.it, Napoli, 2019
Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi elaborato ai sensi del Decreto Legislativo n.45/2014 di recepimento della Direttiva europea n. 2011/70/ EUORATOM
RANCI, Il nucleare nel mix delle fonti energetiche: gli effetti sull’economia, in Astrid
Risoluzione del Comitato delle Regioni n. 251 del 1998
TERNA, Bilancio Elettrico 2018
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