Skam Italia è una riproduzione del un format globale Skam, ma riadattato alla realtà e cultura italiana. Nei quattro anni di stesura la serie non si è limitata a copiare e ad incollare i temi dell’originale norvegese, ma ha preso in considerazione la vita e la cultura del nostro paese.
In particolare Skam Italia 4 (l’ultima serie) ha riscontrato un grandissimo successo affrontando temi molto importanti e molto attuali: si parte dal mondo LGBT fino ad arrivare all’Islam con Sana, la giovane musulmana che rappresenta nella serie una minoranza religiosa e etnica in Italia. Una ragazza figlia di genitori che hanno lasciato il loro paese d’origine nella speranza di migliorare il loro status di vita, quella della propria famiglia e soprattutto dei figli. Lasciare tutto e iniziare una nuova vita non è per niente semplice, ci sono molti ostacoli da affrontare: la lingua, la società, la cultura e così via. Questi aspetti racchiudono un importante concetto che è quello della diversità di cui tanto si discute e, che a volte viene visto come qualcosa di sbagliato e negativo.
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Sana è figlia di una generazione di immigrati e di conseguenza ha dovuto convivere con due culture molto diverse tra loro, questo può sembrare semplice in apparenza, ma in realtà non lo è affatto. La difficoltà sta nel riuscire a giungere in primo luogo ad un equilibrio interiore: una volta creato questo forse potremmo essere in grado di conciliare due aspetti diversi in una persona sola.
Si è parlato tanto dei segni che hanno contraddistinto il personaggio nella nella serie, e uno di questi è l’Hijab o il velo islamico che, contrariamente a ciò che in molti credono, non è semplicemente un pezzo di stoffa ma è un simbolo carico di significati ed è composto da due parti: una cuffia e il velo. L’Hijab ha tantissime interpretazioni diverse: per alcuni rappresenta l’identità musulmana, un codice di comportamento e di appartenenza religiosa, mentre per altri rappresenta un simbolo di oppressione, di separazione fra i generi e di attentato alla laicità dello Stato, in questo caso viene percepito come un pericolo.
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Nel XX secolo il dibattito sul velo è stato uno dei principali motivi di scontro nella battaglia ideologica tra le forze moderniste e tradizionaliste del mondo musulmano, soprattutto dopo l’attentato dell’11 Settembre 2001. In relazione a ciò è utile precisare che l’islam non ha nulla a che fare con il terrorismo, sono due cose completamente diverse, inoltre non esiste in nessuna Sura o versetto nel Corano in cui si obbliga le donne ad indossare il velo, questa deve essere una loro scelta fatta dopo un lungo percorso interiore e religioso.
Beatrice Bruschi, l’attrice che interpreta la protagonista in Skam Italia 4 spiega questa crisi d’identità con le seguenti parole:
Si sente sola, incompresa dalle sue amiche che non comprendono la sua fede, e dalla famiglia che non capisce la sua voglia di divertirsi e di avere una vita sentimentale. La paura la porterà ad isolarsi e a comportarsi in maniera irrazionale.
Molti ragazzi di seconda generazione si sono identificati nel personaggio di Sana: nella serie infatti si sono trattati temi come la “crisi” d’identità e di questo ne ha parlato anche Ungaretti nella sua opera In memoria dove parla di Mohammed Sceab, un uomo che è immigrato in un paese straniero e che tenta con tutto se stesso di adattarsi, cambiando addirittura il nome in Marcel e perdendo così la sua identità. Questo segna profondamente la sua figura, sospesa tra le tradizioni d’origine e il nuovo mondo che non riesce a interiorizzare.
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La strada per cercare di eliminare gli stereotipi legati al velo e aiutare le persone di fede diversa a ritrovare la loro identità in una nuova cultura è molto lunga anche perché in Italia non se ne parla molto spesso. Questo ce lo spiega Ludovico Bessegato colui che ha scritto e diretto gli episodi:
La scelta di Sana come protagonista ha comportato difficoltà maggiori, perché si trattava di raccontare un mondo poco conosciuto al grande pubblico.
Il messaggio che Skam Italia 4 ha voluto trasmettere è anche di tipo educativo, in modo tale da riuscire a indirizzare le persone a comprendere che la diversità e la pluralità non devono farci paura e che bisogna conoscere l’altro per comprendere le sue ragioni.
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