Giacca blu da operaio, pantaloni color cachi, scarpe nere e macchina fotografica: attraverso questi segni distintivi era possibile riconoscere Bill Cunningham per le strade di New York, in sella alla sua bicicletta. Ad oggi è ricordato come uno dei più iconici fotografi di moda del «The New York Times»: prima di Instagram e delle fashion blogger, Bill aveva iniziato a fotografare gli outfit dei passanti che incontrava per strada. Nonostante la sua semplicità ed il suo carattere schivo riuscì a farsi spazio nel mondo della moda, mosso dall’amore per il suo lavoro. Non era interessato al successo né alla ricchezza: viveva in un monolocale e dormiva su un letto composto da scatole di negativi; il suo unico obiettivo era esprimersi attraverso la fotografia.
Nasce a Boston nel 1929, in una famiglia particolarmente religiosa; infatti il suo amore per la moda risale alle messe domenicali a cui assisteva da bambino: durante tutta la funzione Bill si concentrava sui cappelli delle signore intorno a lui. Così decide di abbandonare, dopo soli due mesi di frequenza, l’Università di Harvard, per trasferirsi a New York e lavorare per Bonwit Teller, un grande magazzino di lusso. Qualche anno dopo, di ritorno dalla guerra di Corea per la quale era stato chiamato ad arruolarsi, ha iniziato a lavorare come modista nella produzione di cappelli per le signore dell’Upper East Side. Con questa attività ha riscosso un notevole successo, arrivando a lavorare per Marilyn Monroe, Katharine Hepburn e Jacqueline Bouvier.
All’alba degli anni Sessanta inizia a lavorare nel giornalismo di moda, per testate come «Woman’s Wear Daily», «Chicago Tribune» e per la rivista «Details»; il suo primo vero approccio alla fotografia avviene nel 1966, quando David Montgomery gli consegna un “taccuino per gli appunti” diverso dal solito: una Olympus Pen-D. Da quel momento in poi la vita di Bill Cunningham è stata completamente investita e dedicata alla fotografia; il suo istinto lo portava a girare per le strade di New York, fotografando sconosciuti, dai quali riusciva a cogliere una bellezza naturale, semplice e inaspettata. Era totalmente rapito dagli abiti sfoggiati dalle newyorkesi, tanto che, fotografando il cappotto di una signora, non si era accorto che la passante fosse Greta Garbo:
Ho pensato: ‘Guarda il taglio di quella spalla. È così bello.’ Tutto quello che avevo notato era il cappotto e la spalla.
A partire dagli anni Settanta ha curato una rubrica per il «The New York Times», chiamata On The Street, dove affiancava le sue fotografie scattate in giro per la città a consigli sulle ultime tendenze. Ad esclusione dei passanti, Cunningham amava immortalare donne eccentriche ed elegantissime: Anna Piaggi, Iris Apfel, Annette della Renta. Nel mondo della moda Bill era amato e ammirato da tutti; la stessa Anna Wintour, direttrice di Vogue America, ha sostenuto che “noi donne ci vestiamo sempre pensando a Bill”, in caso si finisse per caso nei suoi scatti.
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Era sempre invitato agli eventi più esclusivi, ma spesso il vero colpo di fulmine lo ritrovava nelle situazioni meno patinate; in un’intervista per il «The New York Times» racconta di aver spesso posto al centro dell’attenzione soggetti insoliti: al posto di immortalare Joe DiMaggio e Marilyn Monroe, è rimasto incantato da T. Charlton Henry di Filadelfia, oppure ricorda di aver abbandonato uno dei primi spettacoli di Oscar de la Renta per fotografare i manifestanti contro la guerra.
Sapevo, fotografando le persone per strada, che la notizia non era negli showroom. Era per le strade.
Nonostante appartenesse al mondo della moda aveva adottato una filosofia di vita totalmente opposta rispetto a molti dei suoi colleghi. Non sentiva di dover scattare fotografie per lavoro, odiava le scadenze e dipendere da qualcuno. Aveva uno stile di vita solitario e modesto, odiava la fama e stare al centro dell’attenzione: durante gli eventi mondani, a causa della sua personalità schiva e introversa, scattava rimanendo in disparte. Al contrario di quello che si può pensare, il suo talento non è passato in sordina: nel 1983 è stato nominato come miglior fotografo dell’anno dal Council of Fashion Designers of America. Oltre alle mostre retrospettive organizzate in suo onore, sono stati girati due documentari sulla sua vita: il secondo, The Times of Bill Cunningham, è stato presentato nel 2018, a due anni dalla sua morte.
Bill Cunningham, attraverso il suo punto di vista fuori dall’ordinario, ha sostenuto la nascita e lo sviluppo dello street style come forma di espressione artistica dell’individuo; per lui non era importante chi aveva davanti, ma cosa indossava.
La cosa principale che amo della fotografia di strada è che trovi le risposte che non vedi alle sfilate di moda. Puoi trovare informazioni per i lettori in modo che possano sentirsi rappresentati. Questo è qualcosa che ho capito all’inizio: se dai attenzione solo ai designer e alle loro sfilate, rappresenti solo una sfaccettatura. Hai anche bisogno della strada e della vita notturna. Se rappresenti queste tre cose, avrai il quadro completo di ciò che le persone indossano.
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