Tutto il pane del mondo: cronaca di una vita tra anoressia e bulimia è il titolo del romanzo autobiografico di Fabiola De Clercq, una donna che sin dall’adolescenza ha convissuto e lottato con i più logoranti tra i mostri della psiche: i disturbi alimentari. Fabiola è guarita soltanto in età adulta, dopo anni di terapie, e ha deciso di raccontare la sua storia per aiutare le migliaia di persone che nel mondo soffrono di DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), e che spesso si nascondono nell’ombra del silenzio e della vergogna.
Ogni giorno controllo automaticamente, più volte, il mio corpo e le sue forme. Solo se sento le ossa del mio scheletro sono tranquilla.
INFANZIA
Fabiola è una bambina cresciuta troppo in fretta. Molto legata al padre, lo vede scomparire improvvisamente a causa di un misterioso incidente. La madre, invece, non è mai presente: la sua vita ruota intorno alla cura di se stessa e delle sue relazioni extraconiugali. Persino quando, a soli nove anni, uno zio abusa sessualmente di Fabiola, la madre non fa una piega, giustificando addirittura l’atto con la scusa del “questo genere di cose sono molto più frequenti di quanto si pensi!”. In una simile situazione famigliare, Fabiola cresce molto più velocemente delle sue coetanee. Neanche adolescente, è già terribilmente infelice.
ADOLESCENZA E PRIMI DISTURBI ALIMENTARI
Tra i dodici e i tredici anni, Fabiola viene spedita in un collegio di suore a Roma. Per l’angoscia che l’istituto le procura, comincia a rifugiarsi nel cibo, prendendo sempre più peso. Decide allora, sotto consiglio della madre, di seguire una dieta rigidissima, da abbinare ad estratti tiroidei, anoressizzanti e ormoni: per un totale di nove compresse al giorno, per anni. Tutti questi rimedi affamanti, però, generano l’effetto opposto: privazione e sconforto diventano un mix letale che gettano Fabiola tra le grinfie del Disturbo da Alimentazione Incontrollata (o Binge eating disorder).
Si tratta di una patologia caratterizzata da enormi abbuffate compulsive e incontrollate alle quali, a differenza della bulimia, non segue il vomito autoindotto. In seguito ad un’abbuffata, la persona affetta da Binge sta male, sia fisicamente a causa dell’enorme quantità di cibo ingerito, sia e soprattutto psicologicamente. I sensi di colpa e la vergogna, infatti, sono tali da dilaniare per ore la vittima.
La ragazza, dunque, entra inerme in questo circolo vizioso, alternando digiuni estenuanti ad abbuffate incontrollate.
Ho cominciato a ingrassare (…). Non volevo accettarmi. Mi sentivo gonfia, e la certezza che non avrei mai più smesso di lievitare mi procurava una tale ansia che solo il cibo, paradossalmente, riusciva a colmare.
Fabiola ”uscirà” dal Binge soltanto entrando nel vortice di una altro disturbo altrettanto terribile: la bulimia.
FASE BULIMICA
Sono ingrassata troppo e ho deciso di dimagrire nel più breve tempo possibile. Inizio un digiuno totale di quindici giorni. Mangio solo una mela divisa in quattro e un bicchiere d’acqua. Dimagrisco di dieci chili in dieci giorni, sì, ma comincio anche ad avere una voglia irresistibile di mangiare. Mangio una fetta di dolce e mi sento persa. Vado in bagno e, per la prima volta, mi procuro il vomito.
Fabiola comincia a vomitare qualsiasi cibo ingurgiti anche quattro, cinque volte al giorno. La sensazione di completo controllo sul suo corpo le procura un’esaltazione indescrivibile. Il suo umore cambia: per la prima volta a proprio agio con le sue ‘forme‘, Fabiola è felice. Per questo motivo, per nessuna ragione intende porre fine a quella che si sta rivelando la soluzione magica per ogni problema.
ANORESSIA
Fabiola per anni strema il suo corpo a furia di abbuffate, vomito autoindotto e digiuni estenuanti, arrivando a pesare poche decine di chili. Monitora il suo peso più volte al giorno, perché un solo etto in più indicato sulla bilancia significherebbe fallimento. Così, l’anoressia affianca la bulimia in un simbiotico legame deleterio. Le conseguenze fisiche sulla sua salute sono tremende.
Bruciore all’esofago, ghiandole salivari infette, calcoli ai reni, assenza di mestruazioni, caduta dei denti, pelle rinsecchita: questi sono i risultati del vomito compulsivo che la accompagneranno per tutta la vita adulta. Altrettanto gravi, poi, sono le conseguenze psicologiche. Fabiola interrompe qualsiasi contatto umano, riducendo la sua vita sociale alla sola convivenza con la bulimia. A trent’anni è sola e fragile: pesa soltanto ventisei chili.
RINASCITA
Il desiderio di reagire alla sua condizione e di ricomporre tutti i frammenti della sua vita la spinge ad affidarsi a diversi psicoterapeuti e analisti. Per anni le terapie sono la sua unica occasione di contatto umano. E saranno proprio queste, protratte nel tempo, a salvarle la vita. Soltanto con la sua analista Fabiola riesce a parlare in modo trasparente, senza dover più mascherare il suo disagio ad occhi incapaci di comprenderlo.
L’analista sta lì, non ti giudica, ti accetta qualsiasi cosa tu dica. E’ così che si impara a convivere, passo per passo, con le proprie rabbie e insicurezze, acquisendo la sensazione di poter essere accettati dagli altri, o semplicemente di “essere“.
Fabiola ricomincia, piano piano, a mangiare, nonostante il rapporto con il cibo non sarà del tutto normale per diverso tempo. Il suo corpo riprende parte delle forme che aveva perduto, riscoprendo la propria femminilità e attirando nuovamente l’attenzione degli uomini. La sua vita, improvvisamente, riprende colore: ora Fabiola può sentirsi finalmente una donna in tutti i sensi. E questo grazie alla smaniosa volontà di reagire ad una vita che non le apparteneva, e alla forza di chiedere aiuto.
Il rapporto con il mio corpo è diventato quasi affettuoso. Non mi dispiace scoprirne le forme (…), non nego più la mia femminilità. Mi rendo conto di essere finalmente una persona intera questa volta, fragile, ma capace di rischiare di vivere.
Poco dopo la pubblicazione di questo romanzo, Fabiola De Clerq ha fondato l’Associazione Bulimia Anoressia (ABA), un punto di riferimento per tutti coloro che soffrono di disordini alimentari, con sede a Roma e Milano. La sua è una storia di speranza: è possibile liberarsi dai mostri della psiche, per quanto assurdo talvolta possa sembrare. Presupposti fondamentali, però, devono essere forza di volontà e mani affidabili da stringere, passo dopo passo.
FONTI
Fabiola De Clercq, Tutto il pane del mondo, Bompiani, 2015.
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