“Un bene al mondo” di Andrea Bajani: un bambino e il suo dolore

Anche se questa non è una favola per bambini bisogna che io cominci scrivendo C’era una volta, perché era proprio una volta che c’era un bambino.

Queste le parole con cui Andrea Bajani apre il suo ultimo romanzo. Questa non è una favola per bambini, ma una favola per adulti che sono stati bambini e che, forse, se ne sono dimenticati.

Un bene al mondo è il racconto di un bambino che, con il suo dolore, vive in una casa. Nella casa ci sono un papà ed una mamma, anche loro con il proprio dolore. La casa del bambino si trova in un paese sotto una montagna, vicino a un confine misterioso oltre il quale spariscono i treni di cui il bambino ormai conosce a memoria gli orari. Il paese, diviso da un passaggio a livello, è tutto ciò’ che il bambino conosce del mondo. Oltre a questo passaggio a livello vive una bambina, anch’ella con il suo dolore; lei è la prima ad accarezzare il dolore del bambino, a giocare con lui, forse quasi affezionarcisi.

Il dolore docile e “col muso spelacchiato”, preso tanto in giro dai compagni di scuola e di cui a volte il bambino si vergognava, diventa subito amico della bambina. Ma anche la bambina ha un dolore che lascia chiuso in casa, perché, a differenza del dolore del bambino, il suo è un dolore segreto, non addomesticato.

Quel dolore lasciato a casa era il loro segreto, lo teneva stretto come si tiene in tasca una chiave. Quella chiave ogni sera apriva il pensiero di lei, e ogni sera lo rimetteva al sicuro.

Con il linguaggio dei bambini che si raccontano i segreti del mondo degli adulti l’autore riesce ad entrare di soppiatto nel vissuto di ogni uomo, facendo della storia di un bambino e di una bambina una storia universale sulla paura, il dolore e la solitudine: emozioni che accomunano i bambini ai grandi, “con i piedi lunghi e la barba sulle guance”.

Il protagonista di Un bene al mondo è un bambino che sa parlare agli adulti con la innocenza dell’infanzia e la consapevolezza dell’età adulta. Ogni lettore ha vissuto il momento in cui l’infanzia finisce: qualcuno ci è rimasto aggrappato con le unghie finché ha potuto, qualcuno una mattina si e’ svegliato e ha rivoluzionato la propria cameretta, qualcuno ha smesso di parlare, qualcuno invece ha iniziato proprio da lì; qualcuno ha provato paura, qualcun altro tristezza. E’ proprio in questo momento che nasce il romanzo di Bajani: nella terra di mezzo tra l’infanzia e la vita adulta, che non lasciamo mai del tutto.

L’immagine di copertina è uno di quei disegni che tutti i bambini, di tutti i paesi, hanno fatto almeno una volta nella vita. Le strade, disegnate come se fossero viste da un un uccello in volo, collegano i luoghi conosciuti: la casa, la casa dei nonni, la piazza, la chiesa, il parco. E’ un disegno a due dimensioni, colorato con un acquerello troppo annacquato, un disegno di quelli che poi la nonna stenderà ad asciugare prima di appenderlo.

La forza del romanzo di Bajani è questa: la dolcezza diventa uno strumento narrativo che accompagna il lettore nei ricordi dell’infanzia, che si amplificano tanto da non poter restare semplici ricordi. Come un nuovo Piccolo Principe, il bambino e il suo dolore non lasciano altra scelta al lettore se non quella di abbandonarsi alla fragilità che il mondo adulto chiede di trascurare.

FONTI

Andrea Bajani, Un bene al mondo, Einaudi, 2016.

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