Celebrare il Pride ai tempi del Covid-19

In tutto il mondo giugno è il Pride Month, il mese dei gay pride, ma soprattutto l’occasione per manifestare per i diritti e le libertà delle persone appartenenti alla comunità LGBTQI+. Negli anni precedenti al coronavirus, per celebrare questo mese si sono sempre programmati eventi e cortei a tema arcobaleno, ormai diventato il simbolo della fierezza gay e della stessa parata dell’orgoglio, che coinvolge tutti, senza discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale o della propria identità di genere.

Come possiamo immaginare, la situazione per quest’anno sarà diversa perché, con l’arrivo del Covid-19, non sarà più possibile assembrarsi in migliaia per le strade delle città, abbracciandosi, cantando, ballando, ma soprattutto esprimendo se stessi liberamente. Infatti, il virale e invisibile nemico continua a essere una minaccia da non sottovalutare e, purtroppo, dovremo aspettare ancora molto prima di poter manifestare senza rischi il nostro orgoglio nelle strade. Tuttavia, ciò non ci impedisce di farlo altrove, in sicurezza, magari dietro lo schermo del nostro computer, per non permettere al coronavirus di silenziare la lotta per i diritti civili.

Un lungo percorso fatto di persone coraggiose

Perché è così importante continuare a celebrare il Pride Month nonostante il Covid-19? Magari conoscere la genesi di questa ricorrenza può aiutarci a capirlo.

L’origine della scelta del mese di giugno è legata ai moti di Stonewall, i violenti scontri tra gruppi omosessuali e la polizia del 1969 a New York, Stati Uniti. In particolare, gli scontri iniziarono la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando la polizia newyorkese irruppe allo Stonewall Inn, uno dei bar gay più famosi di Manhattan, nonché punto di riferimento per l’intesa comunità LGBTQI+ della Grande Mela. Qui le autorità arrestarono tutti coloro che si trovavano senza documenti e coloro che erano vestiti con abiti del sesso opposto. Da quel momento cominciarono notti di protesta accese, con migliaia di persone che scesero nelle strade a manifestare, opponendosi, anche con la forza, alla polizia. Il piccolo locale sulla Christopher Street passò alla storia come il luogo di nascita del movimento di liberazione gay, che da quella notte non ha mai smesso di opporsi ai soprusi e alle ingiustizie, arrivando fino a oggi. In particolare, nel giugno 1970 il Gay Liberation Front newyorkese organizzò la prima marcia di gay pride della storia per commemorare i Moti di Stonewall, in cui presero parte fino a 10.000 persone.

Pertanto, il lungo percorso fatto nei più di cinquanta anni che ci dividono dal 27 giugno 1969 ha permesso di raggiungere un livello di tolleranza maggiore, di migliori tutele e riconoscimenti a livello mondiale per tutto il mondo LGBTQI+. Nonostante gli ostacoli, moltissime persone coraggiose hanno lottato per i diritti di tutti, contro i soprusi e le violenze, ma c’è ancora molto da fare. Infatti, nel 2020 ancora in tanti hanno paura di vivere la loro vita pienamente, assecondando la loro vera identità, a causa delle numerose difficoltà che si sono presentate o potrebbero presentarsi nel loro cammino personale. Per questo motivo è necessario dimostrare al mondo che siamo e saremo sempre pronti a lottare per riuscire a creare un mondo dove nessuno si senta in difetto per il fatto di essere se stesso, coronavirus o meno.

L’Italia tra discriminazione e passi indietro

A causa dei retaggi culturali che precludono a molti la possibilità di vivere a pieno la loro vita, le nostre società sono spesso scenario di violenza, abuso e discriminazione contro i membri della comunità LGBTQI+. Nello specifico, la Commissione Europea il 23 ottobre 2019 ha pubblicato i risultati dello speciale Eurobarometro sulla Accettazione Sociale della Comunità LGBTI del 2019. I dati mostrano che in Italia solamente il 68% della popolazione si dichiara favorevole all’idea che le persone LGBTQI+ abbiano gli stessi diritti di coloro che non appartengono alla comunità, il che ci porta ben al di sotto della media europea del 76%. Inoltre, Arcigay ha pubblicato la sua documentazione dei crimini d’odio e delle discriminazioni che sono stati commessi contro persone appartenenti alla comunità LGBTQI+ nel 2019, rivelando un aumento del 40% di tali eventi rispetto all’anno precedente.

In tema di diritti delle famiglie arcobaleno, inoltre, in Italia c’è stato un grande contraccolpo rappresentato dalla realizzazione nel nostro territorio di eventi controversi, come il Congresso sulla Famiglia di Verona, in cui si sono esplicitamente negati tutti i diritti delle famiglia “non tradizionali”. In aggiunta, nel gennaio 2019 l’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini, durante una modifica del decreto sul rilascio delle carte di identità elettroniche, ha stabilito che questi documenti sarebbero stati rilasciati ai minori su richiesta del padre e della madre, quando la formulazione precedente si limitava alla dicitura genitori.

Covid-19 o meno, è tempo di Pride

Come illustrato, purtroppo, a oggi rimangono molti gli obiettivi da raggiungere lungo il percorso verso la parità effettiva tra le persone appartenenti e non alla comunità LGBTQI+. Per questo motivo è di vitale importanza essere flessibili, sapersi reinventare e continuare la lotta per i diritti e le libertà di tutti anche davanti ad pandemia mondiale.

Nello specifico, le date del Pride 2020 a livello mondiale erano già state annunciate da molto tempo ma, per adesso, tutti gli eventi ufficiali sono stati rinviati a data da destinarsi. Tuttavia, proprio perché il Pride non può e non deve finire, gli organizzatori di tutti i Pride principali hanno promosso a livello mondiale un Global Pride per il 27 giugno 2020, della durata di ventiquattro ore, che permetterà a tutti di partecipare virtualmente alla parata più grande del mondo. Sulla pagina web dell’evento (www.globalpride2020.org) e su Facebook presto verranno annunciati tutti gli artisti, attivisti e personaggi pubblici che vi prenderanno parte. La scommessa degli organizzatori è quella di far sì che il brio del Pride possa brillare in ogni caso, anche davanti ad un’altra grande sfida, quella del Covid-19. Oltre a questa grande festa internazionale, tantissimi comitati Pride sparsi per tutta Italia e in giro per il mondo hanno garantito che anche quest’anno il Pride Month ci sarà, anche se in un’altra forma. Per esempio, il Milano Pride ha annunciato il suo Pride online che, dal 19 al 27 giugno 2020, animerà la città con contenuti e appuntamenti virtuali, per continuare la tradizione dell’orgoglio.

Partecipare agli eventi del Pride Month è un gesto importante e ricco di significato, soprattutto per coloro che vedono i propri diritti violati e le proprie libertà limitate ogni giorno. Tuttavia, chiunque può supportare la causa di coloro che lottano quotidianamente, sfilando virtualmente al loro fianco e facendogli capire che non sono soli, perché le loro conquiste sono le conquiste di tutti. Un mondo più giusto, più equo e senza discriminazioni è l’unico vero obiettivo che dovremmo voler raggiungere nel 2020, perché una società in cui tutti possano essere se stessi e sviluppare il loro pieno potenziale potrebbe rappresentare il motore di una rivoluzione di beneficio per tutti.

 

 

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