Immaginate di essere un membro dell’esercito inviato in Afghanistan. Siete responsabili per la vita di centinaia di uomini e donne. A un tratto, la vostra base viene attaccata: i colpi di mortaio esplodono intorno a voi. Cercando di vedere tra la polvere e il fumo, fate del vostro meglio per soccorrere i feriti, per poi strisciare verso un bunker vicino.
Riguadagnata la vista, vi scontrate con un viso insanguinato che vi fissa. L’immagine è terribile, ma capite subito che non è reale. La visione però vi appare di continuo, da svegli e nel sonno. Decidete di non dirlo a nessuno, per paura di perdere il lavoro o di essere considerato debole. Ma ci si può sbarazzare di questa visione? L’arte-terapia ci ha provato e ci è riuscita in pieno.
Gli effetti della guerra sulla psiche: la testimonianza di Melissa Walker
È stato il nonno di Melissa Walker a mostrarle gli effetti della guerra sulla psiche. Mentre era in servizio nei Marines nella Corea del Nord, una pallottola gli bucò il collo e gli impedì di gridare. Vide un infermiere passare oltre, dichiarandolo spacciato, e lasciandolo lì a morire. Anni dopo, quando le sue ferite fisiche guarirono e ritornò a casa, parlava raramente dell’accaduto quando era sveglio.
Ma sono sempre le ferite nascoste a essere le più dolorose. Di notte, Melissa lo sentiva urlare oscenità dalla sua stanza al piano di sotto. Passò il resto dei suoi giorni isolato e muto, senza trovare un modo di esprimersi. Melissa non sapeva come aiutarlo, soprattutto perché non sapeva dare un nome ai suoi problemi. La situazione rimase così, finché la giovane ragazza 20 anni scoprì l’arte-terapia.
ARTE TERAPIA: che cos’è?
I campi di applicazione dell’arte-terapia si sono ampliati e accresciuti. Hanno acquisito una dimensione rilevante negli interventi di prevenzione e riabilitazione di diversi disturbi, psicologici e sociali.
La didattica dell’arte-terapia ha radici negli insegnamenti dell’arte, della creatività e degli studi psico-dinamici. I lavori artistici sono il mezzo per l’espressione e la comunicazione del mondo interno – emozioni, fantasie e pensieri – e offrono un luogo dove dare una forma visibile e condivisibile ai propri vissuti. Così, quando Melissa si stava laureando in arte-terapia, passò anche allo studio del trauma, e la missione di aiutare i militari che hanno sofferto iniziò a prendere forma.
DSPT: che cos’è?
Il disturbo da stress post-traumatico (DSPT), in psicologia e psichiatria, è definito come l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono a un evento traumatico o violento. È denominato anche nevrosi da guerra, proprio perché inizialmente riscontrato in soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità.
Grazie alla tecnologia e al neuroimaging, oggi si sa che c’è un vero e proprio arresto nell’area di Broca, la sede del linguaggio, dopo l’esperienza di un trauma. Il cambio fisiologico si unisce allo stigma della salute mentale, alla paura di essere giudicati o incompresi. Ed è proprio questo cambio che ha portato a lotte invisibili negli uomini e donne delle forze armate. Generazione dopo generazione, i veterani hanno scelto di non parlare delle loro esperienze, e di soffrire in solitudine.
L’aiuto dell’arte
L’arte-terapia funziona con ogni tipo di arte – disegno, pittura, collage – ma quella che sembra aver avuto un impatto maggiore è la creazione di maschere. Finalmente queste ferite invisibili non solo hanno un nome, hanno anche una faccia. Creare queste maschere, permette ai militari di afferrare, letteralmente, il trauma. È fantastico quanto spesso questo permetta loro di superare il trauma e iniziare a guarire.
I filosofi ci hanno detto per migliaia di anni che il potere di creare è strettamente collegato a quello di distruggere. Ora, invece, la scienza ci mostra che la parte del cervello che registra una ferita traumatica può anche essere quella dove avviene la guarigione. E l’arte-terapia ci mostra come attivare questa connessione.
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