Avevo la sensazione che la luce del mondo, la trasparenza delle ali delle libellule, la bellezza dei dolci giapponesi nel variare delle stagioni, il rosa pallido dei ciliegi lungo il fiume, la gioia di quando si sta per mangiare qualcosa di buono, il batticuore prima di partire per un viaggio… tutte queste cose ci venissero strappate via.
Banana Yoshimoto
Maggio dipinge il cuore primaverile di rosa. Il colore è tradizionalmente associato alla sensibilità, alla dolcezza e alla raffinatezza, che mitiga la dirompenza esplosiva del rosso con l’innocenza del bianco. Il rosa incorona la femminilità, eterna sposa della sensualità floreale. Così sono i fiori a incorniciare il mese: l’azalea, il garofano e il ciliegio, tutti associati al simbolismo del colore.
In particolare, il garofano è il fiore all’occhiello della Festa dei Lavoratori. La sua variante rossa si ricollega alle sfumature purpuree che chiudono il mese di aprile con la Festa della Liberazione. C’è quindi un filo conduttore che racconta la libertà. E sono i toni forti, accesi e rivoluzionari del rosso a essere portavoci di un’eterna lotta per i diritti. Un’epopea storica che inizia con la rivendicazione australiana nel 1856. Passa poi per la manifestazione di Chicago del 1886, fino all’annuncio parigino della Seconda Internazionale, nel 1889.
L’urlo sanguigno della lotta ai diritti si mitiga con l’avanzata del mese di maggio. Allo stesso modo, la simbologia del garofano evolve nella sua componente cromatica rosea. È quella associata all’Oriente, all’estetica del Japonisme, tanto amato dai pittori post impressionisti, in quegli stessi anni delle rivendicazioni lavorative. Il garofano rosa può così esprimere un momento indimenticabile, ma anche declinarsi nell’ammirazione e nel rispetto verso i genitori e gli insegnanti. Questi ultimi vengono omaggiati in Giappone con la loro festività del 15 maggio, in cui ricevono garofani rosa in dono dagli allievi.
Maggio si tinge così dell’aura poetica orientale. Quell’estetica pittorica fatta di ciliegi, incisi nelle xilografie dei maestri giapponesi, come Kitagawa Utamaro e Shiro Kasamatsu. Sono loro a raccontare la tradizione dell’hanami, arte della contemplazione del ciliegio in fiore, sakura. L’albero fiorisce tra fine marzo e inizio maggio, inaugurando la stagione delle ciliegie con il suo profumo caratteristico. Si riveste del colore dei suoi fiori, quel rosa chiaro tendente al bianco, che è simbolo di nascita e di purezza.
Il richiamo immediato è al bambino che si affaccia al mondo dal grembo materno. La connessione intima e naturale che associa la nascita alla femminilità e rende la donna madre. Tale legame traspare particolarmente dalle tenui pennellate rosa de La maternità(1905) di Pablo Picasso. Fino alle tinte accese della sensualità di Dimension(1972), della pittrice di origine mozambicana Bertina Lopes. E il potere del messaggio veicolato dal colore si rinnova nel mese di maggio, con la Festa della Mamma.
Da anni ormai, la sua celebrazione è associata all’Azalea della Ricerca. Un dono floreale, dal caratteristico colore rosa, il cui acquisto è legato a una donazione all’Airc. Si tratta di una fondazione impegnata nella ricerca sul tumore al seno. Uno dei mali che, accanto al tumore al colon retto, colpisce le donne. Per incentivare la ricerca e migliorare la prognosi, viene utilizzata l’azalea, come dono in occasione della celebrazione delle mamme.
Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, Amazon.it ha provveduto a distribuire e recapitare l’azalea con la sua funzione simbolica. Ancora una volta il fiore rigenera la sua bellezza nella speranza e nella possibilità di aiutare il prossimo. Due significati relazionati al colore rosa, che condivide così l’aura di speranza del verde. Non a caso lo smeraldo, con il suo sfavillante tono verde, è la pietra caratteristica del mese di maggio.
Il rosa è quindi un colore intermedio. Oscilla tra il bianco e il rosso. Racconta la femminilità, dalla verginea innocenza di un amore appena sbocciato alla scoperta della passionalità sanguigna. Tuttavia, è un colore che non accetta compromessi, o lo si ama o lo si odia. Tradizionalmente è associato alla donna, con il celebre fiocco rosa per la bambina appena nata, ma non è sempre stato così.
In origine non c’era la tradizionale distinzione di colore per genere: azzurro ai maschi e rosa alle femmine. Erano gli uomini adulti del XIX secolo a indossare il rosa, perché variante smorzata del colore rosso, simbolo di virilità. Tuttavia, nel 1868, la scrittrice Louisa May Alcott, con il suo capolavoro Piccole Donne, inizia ad accennare una distinzione di genere per colore.
Ma è solo negli anni ’50 che gli uomini cominciano ad adottare colori più scuri e professionali, relegando il rosa alla sfera domestica e alla donna. Non a caso, è nel 1959 che nasce la Barbie, con quel suo indimenticabile colore caramella, da subito amato dalle bambine. Ma c’è anche chi dice no. Il rosa non piace a tutte e le donne hanno adottato le più svariate sfumature per raccontarsi attraverso l’abbigliamento.
Che piaccia o meno, quindi, il rosa ritorna sempre, come omaggio alla primavera che si abbandona alla chiusura. Così di aprono i viraggi cromatici verso i tramonti estivi, le fioriture da balcone e i primi colorati vestitini sopra il ginocchio. Il rosa dipinge il mese di maggio con la delicatezza del suo cromatismo, avvicinandoci al profumo di succosi frutti e alle prime calde serate di stagione.
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