Passando velocemente in rassegna la moda femminile dall’Ottocento a oggi si potrà notare la velocità con cui l’abbigliamento cambia nel giro di pochi decenni. Ma si può dire lo stesso per la moda maschile? In Midnight in Paris, Gil, catapultato nella Parigi degli anni Venti, non sembra poi troppo fuori luogo con il suo completo in mezzo a Hemingway e Scott Fitzgerald. Certo, si tratta di fantasia, ma sarebbe stato molto più difficile per Allen convincerci che una donna in jeans e blazer sarebbe passata inosservata tra la Generazione perduta. È pur vero che un uomo in pantaloncini da basket e canottiera sarebbe stato altrettanto inadatto. Sembra quindi che sia l’abbigliamento formale maschile a essere rimasto pressoché inalterato. Ecco perché vale la pena dare un’occhiata agli accessori dell’abbigliamento maschile che resistono con fatica, ma con tenacia, alla prova del tempo.
Oltre che impossibile, è anche indesiderabile viaggiare più veloci della luce, visto che, a quella velocità, il cappello continua a volare via.
Woody Allen
Fino agli anni Cinquanta passeggiando per strada non era possibile incontrare un uomo col capo scoperto. Con la diffusione dell’automobile la funzione primaria del cappello, quella di proteggere da polvere e intemperie, è venuta meno. Anzi il cappello è diventato scomodo e ingombrante, fino a rappresentare un simbolo di eccentricità.
Alcuni modelli sono riusciti a rimanere nel guardaroba di tutti i giorni, anche se usati con meno frequenza rispetto al passato. Non è questo il caso del cappello per antonomasia, il cilindro. Indossato per la prima volta in pubblico nel 1797 dal cappellaio inglese John Hetherington, si dice abbia causato un vero e proprio scandalo, tanto da costare una multa al suo inventore. In ogni caso nel giro di qualche anno si impose come il copricapo maschile più elegante. Dalla seconda metà del diciannovesimo secolo la sua popolarità cominciò a diminuire. Il cilindro divenne esclusiva dell’alta società e dei dandy, e per questo venne spesso deriso. Alla fine della Prima guerra mondiale era già un capo molto raro. Sopravvisse per molti anni in ambiti specifici, come quello politico e diplomatico. Ora è usato solo per occasioni molto particolari, abbinato a tight o frac.
Un altro modello ormai in disuso è la bombetta. È stata commissionata al cappellaio inglese Lock da tale William Coke, che aveva richiesto un copricapo per i propri guardacaccia, realizzato per non impigliarsi tra i rami. Commercializzata intorno al 1850 dalla ditta Bowler & Son, soppiantò presto il cilindro sulle teste degli esponenti del ceto medio. Insieme all’ombrello divenne la divisa dell’uomo inglese, in particolare degli agenti di Borsa e dei bancari (basti pensare a Mister Banks in Mary Poppins). È stato il tratto distintivo di Charlie Chaplin e Stanlio e Olio. Forse anche per la ricorrenza nei film comici ha perso il suo fascino ed è ora usata solo dagli ufficiali della Guardia reale a Londra.
Ancora più legato al cinema è il Borsalino. Il nome è quello dell’azienda che lo produce, ma è stato usato da subito per indicare il modello più celebre. Si tratta di un cappello invernale di feltro soffice, molto simile alla fedora, con cui spesso viene confuso. È il cappello più celebre di Hollywood, indossato da Humphrey Bogart in Casablanca, insieme a un trench, da Harrison Ford nella saga di Indiana Jones, da John Belushi in Blues Brothers e da quasi tutti i gangster dei film sulla mafia italoamericana. Sicuramente molto più diffuso della bombetta e del cilindro, è un copricapo molto più informale.
I cappelli descritti finora sono prettamente invernali. Signore indiscusso dei copricapi estivi, invece, è il Panama. Contrariamente a quello che si può credere, è prodotto in Ecuador. Il nome Panama deriva dal fatto che il cappello era stato indossato dal presidente Theodore Roosevelt durante l’inaugurazione del canale omonimo nel 1906. Il Panama originale è realizzato con le foglie della palma Toquilla, le cui fibre elastiche consentono di arrotolarlo e metterlo in tasca senza rovinarlo. I cappelli estivi sono molto più comuni dei loro corrispettivi invernali, in parte per il loro costo minore, in parte perché hanno mantenuto la loro funzione originaria, proteggere il capo dal sole cocente. Sono molto diffusi infatti tra le tribune del torneo di tennis di Wimbledon.
L’ultimo e più ricorrente è il berretto piatto con visiera, assimilabile alla coppola. Sembra risalire addirittura al regno dei Tudor. La domenica tutti i maschi al di sopra dei sei anni dovevano coprirsi il capo con un cappello di lana realizzato in Inghilterra, per incentivare la produzione laniera locale. Spesso associato alla working-class, venne anche usato come copricapo sportivo durante le battute di caccia e a pesca. Negli ultimi anni ha rilevato un grande aumento di popolarità, grazie alla rappresentazione nei media, come il musical Newsies, in cui è indossato dagli strilloni di New York, e soprattutto la serie tv Peaky Blinders, in cui è il segno distintivo della gang degli Shelby, che nascondono delle lamette nel risvolto del berretto.
Staccato da qualsiasi necessità pratica, il cappello è ormai esclusivamente un mezzo di espressione personale. Nonostante tutto, non sembra voler abbandonare il suo posto nel guardaroba.
FONTI
Bernhard Roetzel, Il gentleman. Il manuale dell’eleganza maschile, Gribaudo, 2013, pp. 208-217