Chiaravalle: un gioiello a sud di Milano

L’abbazia di Chiaravalle venne fondata tra il 1134 e il 1135 da Bernardo di Chiaravalle, monaco cristiano, abate e teologo francese dell’ordine cistercense, oltre che fondatore della celebre abbazia francese di Clairvaux.

L’abbazia è situata all’interno del parco agricolo Sud Milano e può essere raggiunta a piedi attraverso il Parco della Vettabbia. Il parco sorge in uno dei luoghi più significativi e delicati del Sud Milano. L’abbazia si trova infatti nel centro della Valle della Vettabbia, dove scorre il flumen mediolanensis, in passato navigabile.

L’abbazia, ancora oggi abitata dai monaci cistercensi, è luogo di grande pregio storico e artistico, nonché luogo di aggregazione per la comunità.

I monaci cistercensi erano soliti insediarsi fuori dalle mura delle città per osservare la regola benedettina ora et labora: prega e lavora. Un’attenzione particolare era posta nelle operazioni di bonifica e di sfruttamento razionale del territorio. La scelta del luogo prevedeva la lontananza dai centri abitati e la vicinanza ad un corso d’acqua. I monaci infatti coltivavano le proprie terre e i propri orti, e ancora adesso coltivano i loro prodotti e allevano animali.

La coltivazione era favorita anche dal fatto che il terreno fosse irrigato da una rete di rogge alimentate dalla Vettabbia.

La realizzazione dell’Abbazia

I primi lavori per la costruzione dell’abbazia risalgono al 1135, in piena epoca comunale. Si costruì l’abbazia sulla preesistente base di una chiesa. La costruzione dell’edificio venne fatta partire dal coro e dall’abside in modo tale da poter svolgere il prima possibile le funzioni religiose. La data della consacrazione, invece, è il 1221, in concomitanza con l’episcopato di Enrico Settala. I lavori proseguono poi con la costruzione del primo chiostro e, nella prima metà del Trecento, con l’aggiunta della famosa Ciribiciaccola (la torre nolare).

Il chiostro dell'abbazia di Chiaravalle, Milano
Il chiostro dell’abbazia di Chiaravalle

La pianta

La pianta realizzata è tipica romanica. Vi sono pilastri che sorreggono la copertura e dividono le navate. È presente un transetto con delle nuove strutture, ovvero delle cappelline ad esso collegate. Alla pianta viene aggiunto un coro, cioè la parte terminante della chiesa, contenente l’altare maggiore. Questo perché i monaci erano soliti cantare durante le orazioni.

Tale elemento portò anche a introdurre una nuova tipologia di copertura: le volte a crociera piatte, ovvero delle coperture tutte della stessa altezza in modo tale da rendere l’acustica perfetta per la propagazione del suono.

La Ciribiciaccola

La Ciribiciaccola di Chiaravalle, Milano
La Ciribiciaccola di Chiaravalle

La costruzione della Ciribiciaccola risale al 1329 e si attribuisce a Francesco Pecorari, architetto italiano attivo nella prima metà del XIV secolo. La torre, alta 56,2 m, ospita una delle più antiche campane ambrosiane che ancora oggi i monaci azionano a mano per convocare alla liturgia. La torre era stata restaurata e modificata nel tempo ma, grazie ai lavori eseguiti  tra il 1894 e il 1914, riacquistò il suo aspetto originario.

Gli affreschi di Chiaravalle

Affresco attribuito a Stefano fiorentino, abbazia di Chiaravalle
Affresco attribuito a Stefano fiorentino, abbazia di Chiaravalle

Il tiburio del capocroce della torre nolare, detta Ciribiciaccola, è affrescato da due cicli di affreschi, uno precedente agli anni ’40 del Trecento e l’altro realizzato nei primi anni ’40, forse ad opera di Stefano Fiorentino. Stefano Fiorentino fu allievo brillante e seguace di Giotto. Quest’ultimo giunse infatti a Milano nel 1335, chiamato dai Visconti per decorare i luoghi-simbolo del loro potere. Stefano è ricordato nelle Vite vasariane quale “pittor Fiorentino, un mago nel tirare in prospettiva un edificio perfettamente” e soprannominato “scimia della natura”.

Il tema del ciclo di affreschi è mariano, ovvero incentrato sulla figura di Maria. Sono infatti presenti scene riguardanti la vita della Vergine, a partire dall’annuncio della morte a Maria, fino alla sua incoronazione. La scena principale del ciclo raffigura l’Incoronazione della Vergine ed è situata sulla parete est, ben visibile sia dal coro dei monaci che dalla navata centrale.

Lo stile con il quale le figure sono realizzate è particolare, il segno è elegante, leggero, dà vita a immagini quasi diafane. I colori pastello sono purtroppo in parte rovinati a causa della consunzione delle superfici, la quale ha messo in risalto alcuni tratti del preparatorio dipinto in “rossaccio”.

Stefano lavorò a questo cantiere milanese fino al 1348, per poi rientrare a Firenze, probabilmente per problemi di salute.

Il maestro di Chiaravalle

A realizzare la parte inferiore di questi affreschi fu probabilmente il cosiddetto Maestro di Chiaravalle. L’identità dell’artista è ignota. I suoi tratti espressivi sono ben caratterizzati, e rappresentano bene il passaggio verso l’innovazione introdotta dall’arrivo della bottega di Giotto. Rispetto ai lavori di Stefano, in questo caso il disegno risulta più schematico e il colore più spesso. Gli affreschi rimanenti del maestro sono pochi: probabilmente alcune scene della sua pittura vennero coperte dalle Storie della Vergine di Stefano fiorentino.


 

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