L’emergenza Coronavirus ci ha costretti non solo a chiuderci in casa, ma anche a rivedere alcune priorità e a scoprire interessi nuovi o a lungo dimenticati. Di certo il nostro rapporto con i social e con Internet non è cambiato molto, anzi, si è rafforzato. Obbligati a stare tutto il giorno tra le mura domestiche, la rete ci offre molti diversivi, ed è un mezzo che ci fa evadere, almeno con la mente. L’emergenza ha inoltre costretto molti di noi, anche per motivi scolastici e lavorativi, ad affidarsi a Internet per non fermarsi del tutto. Si sono sperimentate quindi lezioni online e smartworking, per consentirci, almeno in parte, di non perdere alcune abitudini. La tecnologia ci viene in soccorso anche in un altro modo, permettendoci di tenere sotto controllo la diffusione del contagio tramite un’app. In questi giorni in cui si parla di ripartenze, infatti, è fondamentale allentare le misure cercando evitare una seconda ondata di contagi, che sarebbe fatale.
AllertaLom
Gli abitanti della Lombardia hanno ricevuto un messaggio dalla Protezione Civile che li invitava a scaricare un’applicazione per cercare di tracciare i contagi in una delle regioni più colpite (AllertaLOM). Quest’applicazione nasce inizialmente per ricevere le allerte della Protezione Civile, riguardanti per esempio nubifragi e terremoti. Da poco è stata aggiunta una nuova funzionalità legata all’emergenza in corso. Dopo aver scaricato l’applicazione è fondamentale compilare un breve questionario circa le proprie condizioni di salute. Sarebbe utile compilarlo una volta al giorno, così da fornire informazioni più precise. Il questionario è anonimo, e l’obiettivo è quello di mettere a disposizione dell’Unità di Crisi regionale informazioni complete sulla diffusone del contagio. Così da un lato sarà possibile agire di conseguenza nella gestione dell’emergenza e sviluppare analisi statistiche ed epidemiologiche indispensabili.
DreamLab
Un’altra applicazione che si occupa di sostenere la ricerca sul Covid-19 è DreamLab. Si tratta di un’applicazione che sfrutta la potenza dei cellulari in carica per elaborare dei pacchetti di ricerca attraverso la capacità di calcolo, che vengono poi restituiti ai ricercatori. Ci sono diverse ricerche tra le quali si può scegliere, e da poco è stata aggiunta anche la ricerca sul Coronavirus. Si cerca di identificare usi alternativi di farmaci già esistenti per aggirare il lento e costoso processo di sviluppo di nuovi farmaci specifici per il trattamento del virus. Inoltre si ricercano anche delle molecole, di cui la dieta umana è ricca, che hanno dimostrato di poter giocare un ruolo nella prevenzione e nel trattamento delle malattie virali.
Immuni: pro e contro
Infine, l’app di cui si parla maggiormente in questo periodo, e che dovrebbe essere scaricabile a breve, è Immuni. Questa consentirebbe di tracciare i percorsi compiuti da una persona risultata positiva, e avvisare chiunque sia venuto in contatto con lei, invitandolo alla quarantena. Sembra una questione semplice, ma intorno a quest’applicazione sono sorti diversi dubbi e non poche polemiche, soprattutto per la questione riguardante la privacy. Il 25 aprile però, il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha dichiarato che “i dati verranno salvati su server pubblici e italiani nel rispetto delle leggi nazionali e sovranazionali della privacy”. Inoltre secondo Arcuri è fondamentale che l’app sia connessa al Sistema Sanitario Nazionale, così da consentire un intervento tempestivo ed efficace di quest’ultimo.
La privacy sarà maggiormente tutelata grazie alla scelta di un modello decentralizzato, rispetto a quello centralizzato proprosto inizialmente. Il modello centralizzato avrebbe implicato il passaggio delle informazioni da un “punto centrale”, mentre il modello decentralizzato non richiede questo passaggio dell’informazione. In questo modo, i codici che vengono assegnati a chiunque scarichi l’applicazione sono generati direttamente dai dispositivi e non da un server. L’app funziona in questo modo: se un utente risulta positivo al Covid-19, dando il consenso all’utilizzo dei suoi dati sarà possibile tracciare tutti i contatti avuti nei giorni precedenti. Un algoritmo valuta il rischio di contagio e stila un elenco di utenti da avvertire tramite un messaggio da parte delle autorità sanitarie, che chiederanno di seguire un certo protocollo. Ovviamente questo vale solo se entrambe le persone che si incrociano possiedono l’app sul proprio cellulare.
App in Cina
Anche altri Stati hanno adottato questo sistema. Primo tra tutti la Cina, da cui la pandemia ha avuto origine e che
App in Corea del Sud
L’utilizzo di un’app che sfrutta il geotracking è stato fondamentale per la Corea del Sud. L’app Corona 100M avvisa gli utenti che la scaricano, nel caso in cui persone risultate positive abbiano frequentato i luoghi entro i 100 metri dalla propria localizzazione. L’app, lanciata l’11 febbraio, contiene una scheda che mostra alcuni dati e informazioni tra cui età e sesso del soggetto contagiato, cittadinanza, spostamenti effettuati e luoghi visitati, persone con cui è entrato in contatto e attività lavorativa svolta. Insomma i coreani non si sono posti di certo il problema della privacy. Inoltre qui è applicata una legge che garantisce al governo l’autorità di accedere ai dati personali per poter individuare le persone da sottoporre ai test. Questo, come in Cina, è reso possibile da filmati, dati di tracciamento GPS e transazioni con carta di credito. Le autorità possono rendere pubbliche queste informazioni in qualsiasi momento.
Di certo l’ausilio della tecnologia è utile di questi tempi, ma come sempre quando si parla di privacy e applicazioni è necessario andarci con i piedi di piombo. È importante tracciare i contagi e cercare di limitare il diffondersi del virus, ma è altrettanto importante garantire ai cittadini il rispetto dei propri dati personali.