Come guidare un adolescente al cambiamento: il colloquio motivazionale (seconda parte)

Il colloquio motivazionale è un metodo finalizzato ad attivare le risorse interne di un paziente/cliente, affinché riesca a superare condizioni problematiche come ad esempio abuso di alcool, obesità, disturbi dell’alimentazione. Sviluppato inizialmente per pazienti adulti, molti studi ne hanno verificato l’efficacia anche nell’applicazione rivolta agli adolescenti, in riferimento a difficoltà analoghe a quelle che possono avere pazienti più grandi e a quelle specifiche di questa fase di vita. Ad esempio, difficoltà scolastiche.

Nella prima parte dell’articolo abbiamo visto alcuni aspetti preliminari del metodo in relazione alle caratteristiche generali dell’adolescenza. Ora è arrivato il momento di vederne alcuni aspetti più specifici in azione. Il modello si organizza in cinque fasi: spirito, abilità di base, rispondere alla resistenza, affermazioni orientate al cambiamento, impegno al cambiamento. Vediamole tutte.

Lo spirito del colloquio motivazionale

Nel dialogo con l’adolescente, l’obiettivo è valorizzare la sua personale idea di cambiamento, evitando nella maniera più assoluta di forzarlo proponendogli frettolosamente soluzioni prefabbricate che, comprensibilmente, lo farebbero allontanare perché minaccerebbero il suo senso di autonomia.

Particolarmente insidioso quindi per il professionista inesperto è il “riflesso a correggere”, la tentazione di senso comune di offrire soluzioni di fronte a qualche problema. Non si tratta quindi di offrire consigli, ma di collaborare. All’interno di un atteggiamento cooperativo, operatore e ragazzo concorderanno il modo migliore di equilibrare autonomia personale e cambiamento comportamentale. Verranno cioè bilanciate motivazione intrinseca e motivazione estrinseca (per approfondimenti su queste motivazioni si vedano due miei precedenti articoli).

Inoltre, il dialogo tra operatore e adolescente deve svolgersi in un clima caldo, aperto alla comprensione. Un clima attento, perché ciò consente di creare un’atmosfera di sicurezza che accresce la motivazione intrinseca dell’adolescente. Come scrivono Naar-King e Suarez, è possibile:

promuovere un cambiamento comportamentale facendo emergere, rispecchiando e persino amplificando la discrepanza che c’è tra i valori e gli obiettivi del ragazzo e lo status quo del suo comportamento.

Questo significa aumentare la frattura interiore tra il comportamento problema e i valori e obiettivi più profondi dell’adolescente. DI fronte a sue resistenze, la cosa migliore da fare è chiedersi se l’operatore ha qualche responsabilità e soprattutto non fare considerazioni sul valore del cambiamento ma rimandare al ragazzo che si comprende il suo punto di vista, enfatizzando la sua possibilità di scelta. Perché l’adolescente cambi è necessario che lo voglia e che si senta capace di farlo. Se manca il senso di autoefficacia (appunto la sensazione di poter fare bene una certa cosa) l’operatore dovrà allora rinforzare quest’ultima.

Abilità di base

Le abilità di base di conduzione del colloquio motivazionale sono l’ascolto riflessivo, le domande aperte, sostenere, riassumere. Attraverso diverse modalità, l’ascolto riflessivo restituisce alla persona che si è capito quello che sta dicendo (ciò di norma va sempre bene, tranne quando l’adolescente manifesta forti stati d’animo d’impotenza e disperazione, che rischiano di essere rinforzati dall’ascolto riflessivo).

Le domande aperte servono a esplorare con curiosità aspetti del vissuto dell’adolescente che non sono chiari all’operatore, a portare alla luce preoccupazioni, desideri, valori. Se le domande chiuse vanno sempre evitate perché bloccano la conversazione, a volte possono essere utili domande a risposta multipla, soprattutto se l’adolescente è piuttosto refrattario alla conversazione o in difficoltà ad articolare un discorso.

Sostenere è un modo per riconoscere e validare gli sforzi fatti dall’adolescente nella direzione del cambiamento. Riassumere è proprio fare un riepilogo dei temi toccati nella conversazione soprattutto con i ragazzi che fanno fatica a tenere insieme i pezzi di un’ora di colloquio, ma anche per dimostrare loro di essere stati estremamente attenti.

Rispondere alla resistenza

Può succedere che alcuni ragazzi inviati contro la loro volontà a svolgere colloqui clinici, siano poco disponibili a cambiare. Tuttavia, uno dei principi del colloquio motivazionale è che la resistenza è sempre un processo interpersonale nel quale quindi l’operatore ha una sua quota di responsabilità come minimo nel mantenimento della situazione di stallo. Il primo passo per disinnescare la resistenza è, può apparire scontato ma non lo è, riconoscerla.

A questo punto, è importante fare un passo indietro o cambiare argomento di conversazione. L’errore più facile da fare, che peggiorerebbe le cose, è tentare di assumere un atteggiamento persuasivo o direttivo per superare la resistenza. Invece, è importante rispondere alla resistenza con varie modalità di ascolto riflessivo, che dimostri una sincera curiosità nei confronti del messaggio ricevuto. Le specifiche modalità di risposta alla resistenza tramite ascolto riflessivo meriterebbero un riflessione che esula dagli intenti divulgativi di quest’articolo.

Affermazioni orientate al cambiamento e impegno al cambiamento

Queste ultime due fasi del modello del colloquio motivazionale sono centrate sull’attivare l’adolescente per il raggiungimento di un obiettivo comportamentale. Uno sforzo significativo va fatto innanzitutto per riconoscere le affermazioni dell’adolescente orientate al cambiamento. Queste di solito iniziano con le parole: “voglio”, “desidero”, “sono motivato a”.

Poi è importante saper riconoscere frasi che implicano una volontà di cambiamento affermando una capacità. Iniziano con parole come “Potrei””Sono in grado di”. Altrettanto utile è notare quando le frasi esprimono il bisogno di cambiamento: “Devo farlo”, “Ho bisogno di farlo”. O delle valide ragioni: “Non ho intenzione di essere cacciato da scuola”. L’orientamento al cambiamento contenuto in queste frasi va amplificato dall’operatore attraverso l’utilizzo di tutte le abilità di base che abbiamo visto. Ad esempio, fare domande aperte sugli scenari futuri e i pro e i contro del cambiamento stimola l’adolescente ad aumentare la frattura tra lo stato attuale problematico e l’obiettivo sano del ragazzo, motivando all’azione.

Quando sono emerse un numero significativo di frasi orientate al cambiamento, l’operatore ha l’indicatore di cui aveva bisogno per passare alla fase finale: definire una strategia di cambiamento concreta. Lo si fa attraverso classiche tecniche di coaching maieutico, mantenendo quindi un giusto equilibrio tra far emergere le strategie personali dell’adolescente e fornire informazioni di qualità per potenziare la strategia.


FONTI
Naar-King S., Suarez M., Il colloquio motivazionale con gli adolescenti, Trento, Erickson 2014.


 

 

 

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