L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.
Salvador Dalí
Salvador Dalí, nato in Catalogna con il nome di Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, è stato uno dei più bizzarri artisti del ventesimo secolo. Di quelli che, una volta conosciutone l’estro, non si dimenticano più. Scultore, fotografo, designer e sceneggiatore spagnolo, ma soprattutto pittore di un’arte – quella surrealista – che per anni ha incantato intere generazioni.
Ci sono giorni in cui credo di morire per un’overdose di soddisfazione.
Salvador Dalí
Artista inconsueto, ha saputo mettere al centro della sua ricerca la propensione paradossale. Orologi molli, animali volanti e maschere fuori contesto sono solo alcuni dei soggetti che da sempre caratterizzano le sue opere.
Il Surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone in quell’armadio in cui si voleva prendere una camicia.
Frida Khalo
L’imprevedibile, quindi, rimane la prima caratteristica della sua arte.
Accennando al soggetto della maschera, non si può non far riferimento alla sua simbologia. Questa è considerata da sempre il miglior modo per celare le proprie caratteristiche. La modificazione di queste attraverso l’utilizzo di un oggetto che ne scardini l’individualità è dovuto proprio al loro occultamento.
La maschera, quindi, nasconde ciò che non è visibile, ma allo stesso tempo esalta l’evidente. È un po’ quello che fa il Surrealismo stesso. La stretta connessione aderisce proprio a questa sottilissima linea comune.
Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico.
Erasmo da Rotterdam
Questo, forse, quel che accadeva durante la commedia dell’arte, genere teatrale italiano nato a metà del Cinquecento. In questo caso, gli attori utilizzavano sfarzose maschere per interpretare i personaggi richiesti.
Quando, però, la maschera non viene impiegata a tal scopo, ma serve solo ed esclusivamente ad occultare, allora si è di fronte a sregolatezza e genialità.
Esattamente ciò che caratterizza la personalità di Álex Pina Calafi, produttore televisivo ed ideatore della famosa serie televisiva spagnola, La casa de papel. Conosciuta in Italia come La casa di carta, ormai all’apice della classifica di Netflix.
La storia, seguita a livello mondiale, narra gli eventi e gli sviluppi di una rapina bizzarra messa in atto da parte di una banda geniale, guidata dal Professore. L’irruzione nella Fábrica Nacional de Moneda y Timbre, ovvero la Zecca di Spagna, allo scopo di stampare milioni di banconote, per poi scappare con il bottino.
Una storia che, dalla sua primissima uscita – avvenuta il 2 maggio 2017 – ha tenuto il naso degli spettatori attaccato allo schermo.
Qui la maschera assume un ruolo di assoluta protagonista. Nonostante l’identità dei personaggi sia da subito ben nota, questi – ogni qual volta ci sia bisogno – prendono le sembianze di Salvador Dalí. In che modo? Indossando una tuta rossa e una maschera, inconfutabile, del pittore spagnolo.
Grandi occhi sbarrati, sopracciglia arcate e ritti baffi scuri. Inconfondibili caratteristiche del pittore surrealista.
L’importante è che i miei baffi si volgano sempre verso il cielo come le torri della cattedrale di Burgos.
Salvador Dalí
Le interpretazioni di questa scelta sono numerosissime. Gli stessi attori della serie tv ipotizzano da sempre una possibile risposta.
Itziar Ituno, colei che interpreta la poliziotta Raquel, ha così espresso la sua idea, riferendosi alla maschera:
Quando la metti inizi a vedere il mondo in un modo diverso, un posto più giusto. Per me significa la meravigliosa pazzia che Dalí ha avuto.
Senza dubbio, Salvador Dalí viene ricordato per essere stato un artista controcorrente. Perciò questa supposizione non sarebbe così sbagliata. La sua genialità gli ha permesso estirpare persino concetti ormai ben radicati.
Le supposizioni, poi, si volgono verso il significato politico della questione. L’artista spagnolo è sempre stato visto come un ribelle, in grado di lottare e difendersi.
Penso che ci siano molte persone che sono state catturate da La casa di carta per via di quella sensazione che il piccolo pesce può vincere contro il pesce grosso. Tutti ci siamo sentiti in questo modo in qualche occasione. Per me, al di là delle molte cose che significa, ciò che questa maschera rappresenta maggiormente è lo spirito di Resistenza, che tutti dovremmo avere di fronte all’ingiustizia.
ha affermato Alvaro Morte, il Professore.
Lui è l’unico componente della banda che non indossa mai la maschera. Questa condizione, probabilmente, gli ha permesso di trarre conclusioni avvincenti, legate a una visione più “esterna”.
E ancora, Pedro Alonso, il personaggio che interpreta Berlino, ha dato un’interpretazione artistica della maschera, per la quale essa rappresenterebbe la capacità di Dalí di andare oltre le apparenze. Oltre ogni cosa.
Qualunque sia il vero significato di questa scelta, vi è una sola certezza: l’arte ha innumerevoli possibilità interpretative. Dispone di tutti i mezzi possibili per poter far viaggiare al massimo con la fantasia.
La decisione, quindi, di utilizzare maschere identificative di Salvador Dalí non è casuale. Dalì è l’artista bizzarro per eccellenza, e questa sua caratteristica è quella vincente per portare sulla scena personaggi singolari tanto quanto lo era lui.