Le assurde conclusioni di Trump sul Coronavirus

Donald Trump oltre ad essere presidente degli USA si è improvvisato medico e virologo in concomitanza con l’esplosione della pandemia dovuta al Covid-19. Non è l’unico ad averlo fatto, di politici che s’improvvisano esperti tuttologi è pieno il mondo, Italia inclusa. Tuttavia le recenti dichiarazioni di Trump su improbabili metodi per sconfiggere il Coronavirus sono approdate a un livello superiore e difficilmente descrivibile.

Vedo il disinfettante che uccide il virus in un minuto. Un minuto. C’è un modo in cui possiamo fare qualcosa del genere, mediante iniezione all’interno o quasi una pulizia? Sarebbe interessante verificarlo”.

Ciò che effettivamente il Presidente intendeva dire non è dato saperlo, quel che è certo è che manchi totalmente una qualsivoglia attenzione al linguaggio utilizzato. Certamente non è la prima volta che Trump cade in queste “trappole”, sicuramente non sarà l’ultima, ciò non toglie tuttavia che questi suoi scivoloni rappresentino un problema: in primis preoccupa il fatto che possa esserci qualcuno che effettivamente prenda alla lettera quanto afferma, ipotesi da non scartare. In seconda istanza è importante sottolineare come le prossime presidenziali americane si avvicinino sempre di più.

Elezioni all’orizzonte

Trump si trova a dover fronteggiare la sfida più difficile dal dopoguerra a oggi con l’incognita del voto alle porte. Se fino a qualche mese fa le percentuali di una sua conferma erano alte, al momento non è possibile prevedere quello che sarà l’impatto in termini elettorali alla luce dei metodi utilizzati nell’affrontare questa crisi. La pandemia infatti, oltre ad essere un problema di tipo medico – sanitario, lega a sé risvolti economici e sociali di portata enorme, con milioni e milioni di statunitensi rimasti senza lavoro.

L’uscita del presidente Trump sul possibile utilizzo del disinfettante per combattere il virus è solo l’ultima di una lunga serie di dichiarazioni che poi si sono rivelate inconcludenti se non dannose. I cittadini statunitensi infatti non hanno tardato e hanno risposto (fortunatamente non in massa) alle dichiarazioni di Trump. Il New York City Poison Control Center per esempio ha reso pubblico il fatto di aver ricevuto un picco di telefonate dopo le dichiarazioni pubbliche del Presidente. La popolazione chiedeva informazioni riguardo l’uso dei disinfettanti e le modalità di trattamento.

Puntuale è arrivata la presa di posizione di Trump, che si è smarcato da ogni sorta di accusa possibile sostenendo di essere stato mal compreso e che le sue uscite erano puramente sarcastiche. Tuttavia non si è limitato a questa dichiarazione: sempre all’interno dello stesso discorso ha parlato dell’uso di “raggi ultravioletti” o in alternativa “una luce molto potente” contro il Covid-19. Non si sa bene a che lampadine faccia riferimento in quest’ultimo caso, il mondo scientifico non sembra però aver abbracciato la sua proposta.

In ordine cronologico, l’uscita del presidente riguardo disinfettanti e lampadine è l’ultima di una lunga lista. Oltre a vestire i panni del politico, gli unici che dovrebbe indossare (quasi inspiegabilmente), si è improvvisato medico, statista, meteorologo e profeta.

È come l’influenza

Non era l’unico ad aver sostenuto una conclusione del genere, va ammesso. Prima del dilagare della pandemia infatti erano numerose le personalità, politiche ma non solo, che giudicavano il virus come un’influenza leggermente più forte. Il presidente tuttavia ritratta tutto circa un mese dopo, il 31 marzo, quando definisce il virus come “violento” e corre ai ripari.

A febbraio il numero dei contagi negli Stati Uniti erano ancora minimi, ed ecco che arriva puntuale la previsione statistica senza alcun fondamento: a breve si arriverà a zero contagi. Quasi due mesi dopo gli Stati Uniti diventano il primo paese al mondo sia per contagi che per decessi.

Passione meteorologo

Si spera che con il caldo il virus diventi più debole e vada via”: dichiarazione risalente al 7 febbraio. Anche in questo caso va precisato come non sia stato l’unico a formulare questa ipotesi. Alla base del ragionamento di Trump tuttavia non vi sono studi o pareri da parte di epidemiologi bensì una telefonata con Xi Jinping. “Ho avuto una lunga discussione al telefono e lui è davvero molto fiducioso che da aprile o entro aprile il virus verrà ucciso dal caldo”. Ribadisce il concetto anche di fronte ai governatori riuniti alla Casa Bianca pochi giorni dopo. Spoiler: aprile è finito, ma il virus è ancora qui.

Lì deve essere successo qualcosa di terribile

Il 30 aprile aprile Trump rilascia dichiarazioni sempre più apertamente ostili nei confronti della Cina. Se prima di oggi si ipotizzava soltanto una presunta origine laboratoriale del Covid-19, Trump ora cambia passo e si dice certo. “Lì deve essere successo qualcosa di terribile. Può essere stato un errore, qualcosa che si è sviluppato inavvertitamente, oppure qualcuno lo ha fatto di proposito”, queste le sue recenti dichiarazioni sul tema. Non contento poi rincara la dose, a precisa domanda riguardo all’essere in possesso di prove certe afferma di sì: “Sì, le ho viste”, dichiarando poi di non poter aggiungere altro. Ancora una volta però il Presidente è stato smentito dalla comunità scientifica, che sottolinea come l’origine naturale del virus sia ad oggi la strada ancora più probabile. Sulla stessa linea si colloca l’Ufficio della DNI, la Direzione Nazionale dell’Intelligence, che esclude la mano umana nella costituzione del virus.

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