Rick Owens è nato nel 1962 in California, attualmente è uno degli stilisti più influenti e prolifici. E’ entrato a far parte del mondo della moda nel 1994, dopo aver abbandonato l’accademia D’arte Otis.
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Owens è un’icona assoluta, i suoi punti di forza sono la contraddizione e il paradosso, non a caso il suo stile richiama il neo goth e total black. La sua estetica (capelli lisci, lunghi e neri, i suoi lineamenti) coniuga diversi aspetti: suggestioni mesoamericane, oscurità, perversione.
Si può affermare che lo stilista americano unisce bruttezza e bellezza e lo stile di sua moglie, Michele Lamy, è molto simile al suo, infatti, anche lei è icona del nero e del gotico. La parola chiave che rappresenta pienamente i due coniugi è “deforme”. La deformità per le donne è la vecchiaia, non a caso un’aspetto caratteristico dell’estetica della Lamy sono le rughe e la sua dentatura metallica; in questo modo la moglie di Owens si è trasformata in una strega balcanica.
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Nel 2002, Owens dà vita alla sua prima collezione, sostenuta da Vogue America e Anna Wintour, questa collezione è caratterizzata da forme semplici e colori neutri come, per esempio, il nero e il grigio. Le forme sono lunghe, e tutte le modelle indossano un cappuccio da pilota; gli abiti creati rimandano a un’idea di tempo trascorso e di qualcosa di usurato. Una cosa che sicuramente non passa inosservata in questa collezione e in quelle future, è la mancanza di trucco che spesso viene sostituito dal pallore; questa caratteristica rimane intatta salvo per alcune eccezioni come, per esempio, la collezione del 2011 in cui lo stilista utilizza l’ombretto e l’eyeliner.
Per comprendere al meglio il mondo “tetro” e paradossale di Owens, è utile riportare alcune delle sue collezioni più importanti.
La collezione del 2007 è di ispirazione medioevale, gli abiti sono accompagnati da cappucci plastici che creano delle masse di tessuto intorno al collo e le stratificazioni si fanno sempre più esasperate, qui domina l’idea della stratificazione esasperata dei tessuti: sembra che sia necessario indossare quanti più vestiti possibili per vagare nel deserto o in mezzo alle rovine.
Il 2009 è l’anno del nero e dell’antico: le scarpe sono fasciate da lacci neri in pelle che riprendono le buste di plastica avvolte intorno alle scarpe dei barboni, mentre i copricapi rimandano alle antiche dinastie egizie; il significato che Owens ha voluto trasmettere con questa collezione è il legame che intercorre tra miseria e potere assoluto.
Nel 2011 le modelle sfilano fasciate con lunghissimi cappotti e abiti usurati di lana grigia, la testa è coperta da una specie di cuffia sfilacciata che rimanda all’idea delle armature e che copre il viso; ancora una volta il nero è il colore dominante e gli outfit presentati ricordano il mondo extraterrestre.
Finalmente nel 2012 iniziamo a vedere del bianco, si percepisce qualcosa di divino e angelico. Le modelle con i loro abiti lunghi e bianchi hanno il compito di produrre una fiamma chiara, tutto ciò venne definito da Owens “cancello per il paradiso”.
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Rick Owens nelle sue collezioni utilizza molto la pelle per realizzare abiti, scarpe e persino copricapi che danno l’idea di armatura che si collega a dei concetti molto importanti come quello dell’eroismo e della disciplina; a tal proposito, lo stilista, ha espresso in un intervista il suo pensiero:
Tutti ci sentiamo attratti verso l’eroismo, ma non ingenuamente. È la condizione umana. Tutti vorremmo essere eroici, ed è impossibile, ma ci sforziamo comunque di esserlo.
Potremmo definire Owens uno stilista provocatore della moda attuale, il vero filosofo del dark, Il re del paradosso, della contraddizione, dell’oscurità e del goth. Insomma, è una vera e propria icona che grazie alle sue creazioni ha lasciato un segno profondo nella storia del Fashion.
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