“È in uscita l’album d’esordio di Andreotti, 1972″. Ebbene sì, non è un titolo di «Lercio» ma la realtà. Per questa volta dovete associare Andreotti non a un politico, ma a un artista. Andreotti è infatti “l’ennesimo cantautore indie-pop”, come lui stesso afferma, ma offre qualcosa di nuovo alla scena musicale attuale. Irriverente e a tratti surreale, presenterà il suo album d’esordio, 1972, il prossimo 11 maggio.
Chi è Andreotti?
Classe 1993, di Andreotti non si sa molto. Non si conosce il volto e non si sa nemmeno se il suo vero cognome sia Andreotti. La scelta dell’incognito è stata fatta dallo stesso artista, poiché vuole mettere al centro di questo progetto la sua musica e non la sua immagine.
Per alcuni, sembra che la scelta dell’incognito stia diventando un’altra trovata commerciale. Per altri, invece, questa rappresenta l’essenza della musica in sé. Sicuramente funziona, basta vedere il successo che hanno avuto alcuni esponenti della scena musicale odierna italiana come Liberato o M¥SS KETA.
L’album
Abbiamo ascoltato l’album in anteprima e il nostro resoconto finale è positivo. Scritte, prodotte e mixate dallo stesso Andreotti, le canzoni di 1972 ci vengono sussurrate. L’incredibile sound vintage e la batteria analogica fanno da padroni in questo disco cantato a bassa voce.
La bellezza di questo album è che porta indietro nel tempo l’ascoltatore, precisamente nel 1972, per l’appunto. Per gli amanti del genere, la voce di Andreotti potrebbe ricordare quella di Iosonouncane, calda e graffiante. Forse è lui? Chi lo sa.
Pensandoci, la scelta del titolo dell’album sarà stata fatta di proposito? Guarda caso, proprio nel 1972, Giulio Andreotti fu nominato per la prima volta Presidente del Consiglio. Casualità?
I brani
Come detto prima l’album uscirà il prossimo 11 maggio. Gli unici brani pubblicati per adesso sono Winnie the Pooh, uscito lo scorso 6 aprile, e Luis Miguel, che ha fatto la sua comparsa lo scorso 4 maggio. Riguardo al primo singolo, sul suo profilo Instagram ha dichiarato:
Quando scrissi questo brano ero distrutto psicologicamente ed emotivamente e lo ero a tal punto da scrivere, nel ritornello, una frase che nessun ragazzo della mia età dovrebbe mai neppure pensare. Qualche mese dopo, quando dovetti registrarla, gli cambiai il testo. Pensai “non posso pubblicare un brano con un simile ritornello, quella frase è terribilmente scioccante e destabilizzante!” […] Quando erano ormai concluse le registrazioni, un giorno ebbi una discussione con una persona, una persona importante (per me) e che poi, da quel giorno, non ho potuto più rivedere. Quel giorno entrai in studio, accesi tutto e registrai il ritornello in lacrime.
Sicuramente Winnie the Pooh è un brano ricco di emozioni perché si sa, noi percepiamo quello che l’artista prova e lo adattiamo ai nostri sentimenti. Una canzone intima, calda, accompagnata da una linea di basso ipnotica.
I brani di Andreotti sono irriverenti e diretti. Con le sue parole riesce a ritrarre la depravazione artistica di un sognatore. Un esempio è il brano Luis Miguel, che si potrebbe definire la nemesi di tutti quelle persone che si prendono sul serio. A riguardo, infatti, lo stesso cantautore ha affermato che, dopo la laurea, tutto ciò che riusciva a vedere intorno a sé era una serie di individui “tutti seri, appesantiti da volti tristi e inespressivi” per poi specificare che erano solamente adulti che avevano ormai abbandonato i propri svaghi e sogni, e per questo sembrava quasi che “la luce fosse sparita dai loro volti”.
Fu così che Andreotti, a soli 24 anni, sentendosi prossimo a un baratro simile, scrisse Luis Miguel.
Ma forse non ti ho detto che è terribile invecchiare
Rompersi i coglioni
Essere adulti e
Non giocare più.
Un altro brano che ha colto la nostra attenzione è Aristogatti. Rispetto a un pezzo come Winnie the Pooh, questo ha toni quasi bukowskiani.
Non vorrei ma
Se vuoi io potrei scodinzolare un po’
E senza farne una festa, una notte e
Poi basta due tette e un uomo fanno sempre pendant.
Dai toni irriverenti di Aristogatti l’album si chiude con un brano nostalgico – ma sempre dai toni sfrontati – come Lombroso.
Sai cosa intendo
Quando dico che i gol di Weah mi fanno ancora sognare
Che le trentenni incazzate col
Mondo mi fanno indurire
Il cane.
Cosa dire di questo artista? È un genio o è realmente “l’ennesimo cantautore indie“?. Sicuramente il genio c’è. Parliamoci chiaro, chi di voi avrebbe scelto come nome d’arte quello di un politico non molto apprezzato come Andreotti? Chi mai avrebbe pensato di scegliere come identità fittizia questo personaggio? Non si sa se la scelta di questa sia attribuita a qualcosa di pirandelliano, ma sta di fatto che a noi quest’idea piace.
Se si vede il progetto dal punto di vista musicale, si evince che la scena indie odierna è molto nostalgica. La maggior parte degli artisti adotta un sound vintage, e sembra preferire il suono analogico al digitale. Anche Andreotti, nonostante abbia toni ironici e irriverenti, fa parte di questo circolo vizioso, e a noi non dispiace.
Materiale gentilmente offerto da Fleisch Agency
Copertina e immagine gentilmente offerto da Fleisch Agency