Ghemon è un artista che conosce bene il significato di gavetta. In un mondo dove tutto gira velocemente, lui si è preso il tempo per conoscersi, capirsi, accettarsi, perdonarsi. Scritto nelle stelle è il suo ultimo album, ed è nato dopo un periodo di depressione con cui ha dovuto imparare a convivere. Come lui stesso afferma, la depressione cambia la vita, e soprattutto cambia la consapevolezza che si ha di se stessi.
Gli inizi
Giovanni Luca Picariello nasce ad Avellino il 1° aprile 1982. È membro dei collettivi Blue-Nox e Unlimited Struggle, formate da artisti indipendenti. Inizialmente appassionato di graffitismo, si avvicina al rap con gli Articolo 31. Autoproduce il primo demo Bloodstains nel 2000 con il nome Sangamaro.
Nel 2006 si trasferisce a Roma e pubblica il primo EP come Ghemon, Ufficio Immaginazione. Da lì in poi usciranno 6 album: La rivincita dei buoni (2007), E poi, all’improvviso, impazzire (2009), Qualcosa è cambiato – Qualcosa cambierà Vol. 2 (2012), Orchidee (2014), Mezzanotte (2017) e il 24 aprile 2020 Scritto nelle Stelle. Ghemon era considerato un rapper buono, atipico, e per la sua visione dell’amore e della musica in generale si avvicina al conscious rap di Mecna, ad esempio.
La sua evoluzione inizia con Orchidee, dove già iniziamo a sentire il frutto delle sue lezioni di canto. In questo disco infatti sono presenti ritornelli melodici di cui un po’ si vergognava, ma che poi sono diventati il suo marchio di fabbrica. Dopo Orchidee, inizia un lunghissimo tour di più di settanta date, accompagnato da una vera e propria band rinominata Le Forze del Bene. Il suo ultimo lavoro, invece, è considerabile una sintesi del suo lungo percorso.
Scritto nelle stelle
Ghemon ha tirato fuori un disco pazzesco: è ormai un veterano, tutti conoscono il suo nome. Non è però quell’artista che è veramente esploso: è piuttosto una personalità che si è fatta strada piano piano: ha iniziato con il rap per poi voler passare al cantato, mantenendo la sua passione per l’hip-hop. Una scelta più difficile di quello che sembra, in quanto spesso la miscela di due generi non viene accettata dai più. Ghemon ha capito che la scissione rap-canto a un certo punto non aveva più un senso e non gli apparteneva, così si è creato uno stile tutto suo, mischiando i generi come meglio credeva.
Non ha paura di sperimentare, infatti in questo album c’è davvero tutto: rap, soul, pop, R&B. Sono passati tre anni dall’uscita di Mezzanotte, che inizia a delineare la personalità poliedrica dell’artista di Avellino. Da allora sono successe molte cose: un tour, una presenza a Sanremo e finalmente un nuovo album.
Il disco doveva uscire il 20 marzo, data poi posticipata al 24 aprile. Da applaudire la scelta di non rimandare ulteriormente la data di uscita in modo da garantirsi una migliore promozione: la pubblicazione quasi puntuale dell’album è una sorta di regalo ai fan in questo momento difficile, scelta che va in contrasto con il trend dominante.
Il 9 aprile è uscito il video di Buona Stella, che ha anticipato l’uscita del disco. Girato interamente in casa dai fan più fedeli, dai parenti e vari musicisti, il video (così come la canzone) rappresenta che, nonostante le difficoltà, la vita va avanti. Soprattutto se siamo uniti. Ovviamente non è semplice ma, in fondo, senza difficoltà in fondo che gusto c’è?
Conversando con Ghemon
Scritto nelle stelle si compone di undici brani e si apre con Questioni Di Principio, la quale suona come una rivendicazione di indipendenza artistica:
Ho imparato sempre a mie spese come va il mondo
Certe volte devo mettere i confini a chi mi gira attorno
È la folle idea che il dolore sia quasi un mio comfort
È un banale cliché.
Ghemon in Mezzanotte ci aveva fatto conoscere la depressione, ci aveva fatto raschiare il fondo con lui e in quel vortice di dolore abbiamo compreso con lui cosa fosse la sofferenza, la quale però è spesso anche fonte di ispirazione. Come molti artisti confermano, è più facile scrivere quando si è tristi, difficile invece rendersi conto dei momenti felici (che possono anche essere banale routine) e scrivere di questi. Gianluca qui non si vuole adagiare sul fondo, sa bene cosa voglia dire essere depressi e decide quindi non attingere ai cliché, ma di dare un’altra piega alla sua musica.
Il disco, come dice l’artista, è una conversazione che ha un’inizio e una fine ben distinte. K.O. chiude Scritto nelle stelle ed è un pezzo di grande impatto. Ribadisce che bisogna stare attenti a non farsi distrarre da chi cerca di dissuaderti dall’idea che hai di te stesso e ti spinge, per qualche motivo, a cambiare:
Non hai niente da perdere
Lascia nel buio del garage quell’aria da vittima
Perché ogni mossa nel loro gioco è legittima
E allora dimostrare che hai coraggio da vendere
Non hanno visto la tua forza.
La riscoperta dell’amore
Ghemon ha parlato molte volte dell’amore nei suoi dischi. Spesso però la sua non era una visione idealizzata, piuttosto era rappresentato come un sentimento con il quale aveva un rapporto molto tormentato. In questo disco invece Gianluca sembra aver trovato un equilibrio: ci parla di un sentimento maturo e consapevole. Impossibile non citare il ritornello strappalacrime di Inguaribile e Romantico:
Tu sei il coraggio che a volte mi manca
Quando il mostro che forte ritorna, mi schiena
Sei la voglia nei giorni di stanca
Tu sei il giudizio che tutto ripiana
Se la sfida che lancio a me stesso è malsana
Sei la voce amica che mi chiama.
Il disco di Ghemon non ci ha dato una nuova versione di lui: sostanzialmente è sempre lo stesso, ma è come se fosse arrivato finalmente al suo obiettivo. È riuscito per la prima volta a mettere tutto quello che lo ispira in un disco, senza sentirsi obbligato a restare imprigionato in un unico genere o in una sterile idea. Scritto nelle stelle è maturo, sincero, profuma di vita vissuta e di consapevolezza di se stessi, da cui ne deriva l’accettazione dei propri limiti e il risalto delle proprie qualità. Gianluca è ormai adulto.
Ghemon ci ha regalato un album da preso bene in questo momento storico surreale, nel quale c’era bisogno di avere un po’ di speranza, come a dire: “se ho visto io la luce, possiamo vederla tutti”. E di questo, lo ringraziamo.
Materiale gentilmente offerto da Carosello Records
Copertina e immagine gentilmente offerte da Carosello Records