Che si stia vivendo un periodo di cambiamenti e incertezze è ormai chiaro. Gli assetti sociali, così come i valori che tutti davano per eterni e imperituri, stanno vacillando e mutando. Tutto ciò ricorda alcuni momenti delle epoche passate, dal Seicento alla fine dell’Ottocento, con il loro Barocco e Decadentismo, dove ciò che normalmente si dava per assodato veniva messo in discussione. Oggi succede lo stesso, sotto diversi punti di vista. Forse è uno dei periodi più instabili mai verificatisi, ma di fronte a questo vi sono due atteggiamenti contrapposti. Si possono condannare e combattere l’instabilità e la fugacità di ogni cosa, oppure si sceglie di raccontarle, quasi osannandole. I Janaki’s Palace hanno scelto quest’ultima strada con il loro ultimo EP, Everything Is Temporary.
Chi sono i Janaki’s Palace
I Janaki’s Palace sono una di quelle band giovani e fresche, che ascolteresti volentieri per diverse ore sotto il sole tiepido di un pomeriggio primaverile. Rappresentano una piacevole novità del panorama musicale italiano con tanto ancora da offrire. Il gruppo vocale è composto da Chiara Ruga (voce, chitarra, tastiere), Lorenzo Piralla (chitarra), Lorenzo Lena (batteria), Diego Viero (basso, tastiere) e Matteo Celano (sassofono).
Questi ragazzi arrivano direttamente da Borgomanero, nel novarese, e sono diventati i Janaki’s Palace nel 2015. La loro particolarità inizia già dalla scelta dello stile che cercano perseguire. Al primo ascolto, qualcuno potrebbe definirli indie. Qualcun altro jazz. Ebbene, la band definisce la propria ricerca nel campo della musica così:
Uniamo sonorità soul e jazz al rock psichedelico e lavoriamo per ottenere uno stile più autentico possibile.
Il loro primo lavoro, Youth, è uscito nel gennaio 2017, una demo che ha permesso al gruppo di iniziare a farsi conoscere. Da lì, hanno suonato in diversi contest nazionali – come l’Arezzo Wave – e si sono esibiti in apertura dei concerti di quell’anno di Coez. Il 15 giugno 2018 è stato pubblicato il loro primo singolo, Lemniscate Daydream. Un brano peculiare, che nasconde dietro a ritmi allegri e scanzonati il concetto della morte, raccontato in modo singolare. È risaputo che non si possa sfuggire dall’inevitabile fine, e questo appare chiaro alla protagonista della canzone. Tentando di evitare la morte, prova paura e angoscia. Tuttavia, una volta accettata la fatalità della sorte, la morte diventa “un sogno a occhi aperti”, con cui farsi scudo dalle preoccupazioni quotidiane.
Il 21 gennaio 2020 è uscito Everything Is Temporary, un EP in cui i Janaki’s Palace rivelano le loro potenzialità musicali e di composizione, raccontando un presente che spaventa ma che bisogna saper accettare.
Everything Is Temporary: un nuovo manifesto
Se l’intento dei Janaki’s Palace fosse stato quello di racchiudere tutto il loro mondo in tre canzoni (anzi, quattro, se si considera anche la disturbante Outro finale di 41 secondi), allora ci sarebbero riusciti nel migliore dei modi. I brani dell’EP sono capaci di riflettere alla perfezione l’inclinazione musicale di questa giovane band, con sonorità originali e un alto livello di sperimentazione.
Non manca né il rock psichedelico, simbolo della Gran Bretagna e degli Stati Uniti degli anni Sessanta e Settanta, né il suggestivo jazz, che riporta immediatamente alle atmosfere di inizio Novecento. A tutto ciò si aggiunge qualche tonalità di indie (che male non fa mai) e la voce calda della cantante, che si muove sulle note con destrezza, ricordando un po’ Florence Welch.
I brani che non temono l’oblio
CPH-Ø1 è il brano di apertura, il cui titolo è ispirato all’isola artificiale di legno realizzata nel porto di Copenaghen. Rimanendo sul tema della rassegnata accettazione, in questa traccia i Janaki’s Palace esprimono l’inutilità di un trionfo contro una persona cara. Trascinare una discussione a proprio favore perde senso quando l’interlocutore è indifferente alle parole dette, mentre si isola nella propria bolla priva di problemi. Quello che rimane è un senso di frustrazione e di delusione per la battaglia vinta senza un reale combattimento.
August, il secondo singolo, vanta un richiamo letterario importante. Si rifà al Dialogo della Natura e di un islandese di Leopardi, descrivendo quel malessere che tutti provano alla fine di ogni estate. In primo piano c’è l’inspiegabile malinconia che assale già verso la fine di luglio, proiettandosi in angoscia per l’inevitabile arrivo dell’inverno, a cui nessuno può opporsi.
He talks way too much and I don’t care
Everyone is having fun there
I came here to say “soon he will fade away”
There’s nothing you can do about it.
Infine, Reflections chiude questo concept EP. Racconta di quel momento in cui si perdono di vista le conseguenze delle proprie scelte, che, però, tornano immancabilmente a far sentire il loro peso. Quello è l’attimo in cui l’anima oscilla tra senso di colpa e una spiccata realizzazione della sua immaturità.
But I used to think these choices were the good ones
You see, I don’t sleep anymore I’m just dissolving.
Everything Is Temporary è una bella scoperta, sia a livello di sonorità sia per l’autentico ritratto che i Janaki’s Palace fanno del presente. Un presente che non ha nulla di grandioso e che mostra più fragilità che certezze, insieme a un’indifferente consapevolezza dell’oblio. Come nel caso della morte in Lemniscate Daydream, opporvisi sarebbe inutile. Meglio prenderne atto e continuare il “sogno a occhi aperti”.
Ciò che fai e/o dici non è profondamente importante, prima o poi verrà dimenticato. Anche le parole che sto scrivendo ora verranno dimenticate. Ma va bene così, tutto è temporaneo.
Materiale gentilmente fornito da Costello’s
Copertina e immagini gentilmente fornite da Costello’s