In queste settimane di reclusione in casa, molti di noi hanno (ri)scoperto la passione per la cucina, cimentandosi nella preparazione di numerosi lievitati, crostate e biscotti. Si dice che in momenti come questo il cibo sia l’unica ancora di salvezza, che ci aiuta a risollevare l’umore sia nel momento della preparazione, che in quello dell’assaggio. Purtroppo però, gli effetti devastanti del virus che terrorizza tutto il mondo rischiano di ripercuotersi anche sul settore alimentare. La scia di conseguenze che si trascina dietro questo virus è interminabile, e piano piano colpisce ogni aspetto della nostra vita. Così quest’anno potremmo non trovare in tavola alcuni di quegli alimenti che abbiamo sempre dato per scontati a causa della crisi della manodopera agricola.
Crisi della manodopera agricola in Italia
Infatti la crisi generata dal Covid-19 non riguarda solo il settore sanitario ed economico, ma anche quello agroalimentare. Il rischio che corrono molte aziende del settore, è di restare con poca manodopera per le raccolte primaverili. Questo perché molti lavoratori extracomunitari si rifiutano di venire in Italia per paura di non poter più tornare in patria a causa dell’emergenza. Molti operai agricoli stranieri, soprattutto rumeni, hanno dato le dimissioni, lasciando l’Italia per tornare nel proprio Paese d’origine finché consentito. Ludivico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, ha inoltre detto:
Il settore agricolo e quello agroalimentare sono coinvolti in pieno per il calo di fatturato di molte aziende che esportano oppure operano nell’ambito turistico, per le disdette dei contratti di lavoro di lavoratori comunitari ed extracomunitari, per le difficoltà che stanno incontrando gli approvvigionamenti di materie prime dovute ai timori dei trasportatori.
Un altro problema da non sottovalutare, infatti, è che il nostro Paese è fortemente dipendente dall’estero per l’importazione di materie prime necessarie alle produzioni alimentari.
Infine, bisogna considerare che ci stiamo avvicinando alla stagione della raccolta di ortaggi e frutta estiva. Si stima che servano almeno 200.000 persone al più presto; una soluzione ragionevole potrebbe essere l’assunzione di coloro che hanno perso il lavoro o di cassintegrati. Ovviamente la paura di contrarre il virus non appartiene solo ai lavoratori stranieri, ma anche agli italiani, di cui il 20% è a casa per malattia o quarantena. Per cercare di sostenere questo settore in difficoltà, in Italia il Governo ha previsto un’indennità di solidarietà da 600 euro netti, erogata dall’Inps. Di fatto, però, questo non risolve il problema della mancanza di braccia.
Crisi della manodopera agricola in altri Paesi
Questa non riguarda solo l’Italia, ma molti altri Paesi europei come Francia e Gran Bretagna. In Francia, il ministro dell’Agricoltura ha lanciato un appello a tutti coloro che non hanno più un lavoro, o che sono costretti a restare a casa, invitandoli a raggiungere il “grande esercito dell’agricoltura francese”. In Gran Bretagna c’è una mancanza di circa 90.000 lavoratori. Qui l’idea è quella di predisporre degli aerei charter (a noleggio, non di linea) che portino in Inghilterra i lavoratori e la manodopera da Paesi come Bulgaria, Lituania e Romania.
Infatti la manodopera, che spesso lavora senza contratti o controlli,
La mancanza di manodopera agricola ha coinvolto anche gli Stati Uniti. Qui la principale associazione di agricoltori ha fatto sapere che sono necessari 260.000 lavoratori stagionali. Sono state semplificate le procedure per il rilascio dei visti, che consentiranno l’arrivo di manodopera soprattutto dal Messico.
È incredibile come in una situazione come questa cambi completamente la concezione del mondo che ci circonda. Sembra assurdo pensare che si potrebbe arrivare a inviare aerei che portino nei Paesi occidentali quelli che fino a qualche settimana fa erano chiamati “immigrati” ed erano visti come parassiti. È altrettanto incredibile pensare che Trump abbia bisogno proprio degli abitanti del Messico affinché il sistema agricolo americano possa sopravvivere. Questo virus ci sta togliendo tanto, e probabilmente ce ne accorgeremo ancora di più una volta rientrata l’emergenza. Ma ci sta anche insegnando a essere cittadini del mondo, a vedere tutti come tali, e a essere grati di tutte quelle piccole cose che ci sembravano tanto scontate. Tra cui anche il cibo.