Il teatro non si ferma. Al massimo si trasforma, cambia faccia e mezzi. In questo periodo di chiusura molti sembrano aver dimenticato l’importanza dei teatri. Il pubblico sembra aver perso il ricordo delle sale gremite e dell’emozione che precede l’inizio dello spettacolo teatrale. Quell’istante in cui cala il sipario, le luci si spengono e rimbomba un intenso silenzio in sala, un silenzio che sa di magia poiché precede qualcosa di bello.
I teatri però non si sono dimenticati del pubblico. Cercano di far sentire la loro voce, fievole ma intensa, anche a distanza. Numerose sono infatti le iniziative promosse dai piccoli e grandi teatri di Milano (e di tutta Italia) per mantenere viva quella formula di comunicazione millenaria quale è il teatro. Un modo dunque per preservare, attraverso i social network, il contatto con gli spettatori.
Vero è che il teatro necessita della presenza fisica di attori e spettatori. Questa è infatti la condizione necessaria per la riuscita della comunicazione teatrale. Non sono sufficienti gli schermi televisivi, la mediazione di uno smartphone, o di un tablet. Il teatro è spettacolo dal vivo e come tale deve presupporre una comunicazione diretta e immediata con il pubblico.
Il teatro è sangue che scorre, sudore che cola ed energia che si muove. Non basta infatti una buona recitazione per rendere uno spettacolo un capolavoro, e nemmeno una buona regia. È necessario generare emozione, diffondere sensazioni nell’hic et nunc dello spettacolo teatrale. Il pubblico percepisce infatti fisicamente la presenza degli attori sul palcoscenico, percependone il flusso energetico. Dunque è ontologicamente contraddittorio “fare teatro” per mezzo di uno schermo.
Questo è il chiaro atteggiamento assunto da tutti i direttori artistici, attori, registi e tecnici. Il teatro non si può fare in streaming. Non esistono video-lezioni e smart working perché l’insegnamento del teatro avviene sul palcoscenico. Per gli operatori teatrali dunque, allo sconforto generale provocato dalla pandemia, si aggiunge il senso di impotenza e costrizione nel vedersi impossibilitati a compiere il proprio lavoro.Da questi presupposti nasce l’idea di una campagna social per diffondere la bellezza del teatro. Le “dirette” degli spettacoli teatrali non si possano realizzare poiché gli attori sono fisicamente impossibilitati a giungere a teatro. Così, numerose iniziative invadono i social network e i canali YouTube dei diversi teatri. Il Teatro Franco Parenti afferma:
Ci ritroveremo in sala, insieme, con un bagaglio emotivo più carico che trasformeremo in nuovo spirito critico. […] E in questo momento inatteso, che stiamo imparando a vivere in maniera differente, desideriamo che il teatro continui ad esserci.
Al via un bagaglio di proposte come interviste, approfondimenti, spettacoli di archivio. La direttrice del Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, per esempio, rende disponibile quotidianamente un video su Instagram con riflessioni, teatrali ma non solo. Allo stesso modo il Piccolo Teatro di Milano non si ferma. Per il periodo di quarantena mette a disposizione infatti grandi spettacoli, estratti, interviste e approfondimenti. Ciò consente al pubblico di rimanere in contatto con gli artisti più amati e rivivere antiche emozioni. Sugli schermi compare infatti Antonio Latella, con il celebre Pinocchio, o Emma Dante con Bestie di scena, fino alle più importanti regie di Strehler. Il tutto corredato con fotografie per la pagina Instagram. Inoltre numerose sono le “dirette” sui social network per condividere momenti di musica o letture. È il caso di LabArca Teatro Musica.
A mobilitarsi non è solo la città di Milano, ma l’intera Italia. Accanto ai celebri teatri infatti, il San Carlo di Napoli, attraverso l’hashtag #stageathome offre una ricca programmazione di spettacoli delle passate stagioni fruibili attraverso gli account social del Teatro.
Da menzionare inoltre l’iniziativa Racconti in tempo di peste. Quotidianamente Sergio Maifredi e Corrado D’Elia (per il Teatro Pubblico Ligure) invitano artisti e intellettuali. Attraverso un “diretta” Facebook offrono racconti, letture, riflessioni, momenti di teatro. Insomma propongono cultura e intrattenimento. Affermano infatti:
Da oggi, ogni giorno, per cento giorni un racconto, per comporre un affresco del pensiero. Un Decameron contemporaneo.
L’invito è quello di rimanere il più possibile in contatto con i teatri attraverso tutti i canali social a disposizione. In particolare Instagram, per un reportage di immagini e brevi estratti rilevanti. Facebook, per dirette e interviste. YouTube, per spettacoli o, più in generale, materiale video. Restare fisicamente a casa è un obbligo, ma viaggiare con la fantasia è un invito, e forse un privilegio.
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