WhatsApp Pay: tra rischi e possibilità

Tutto inizia circa due anni fa, in India. Nel 2018, Zuckerberg, noto per essere fondatore di Facebook, proprietario di Instagram e WhatsApp, decide di intraprendere un test su un migliaio di utenti indiani. I frutti di quel test lo portano a dichiarare con entusiasmo che l’approvazione ottenuta gli avrebbe permesso di aspettarsi una diffusione in un certo numero di Paesi, nei 6 mesi successivi al termine dei Test. Tuttavia, nel 2019, una serie di problematiche normative ne impediscono il lancio in tutto il Paese.

Ma di cosa si sta parlando? Di WhatsApp Pay, il nuovo sistema di pagamento del tutto digitale capace di rendere, non solo immediato, ma anche semplice l’invio di denaro tra gli utenti. Ma non riguarderà solo lo scambio di denaro tra i contatti, ma anche il portare a termine dei pagamenti nei siti di e-commerce che permetteranno l’utilizzo della nuova modalità di pagamento. Come l’omologa cinese WeChat, tramite il quale gli utenti pagano le bollette, le multe, e gli acquisti online.

Facile e veloce come inviare un’immagine.

(Mark Zuckerberg)

Il funzionamento è simile a quello dei sistemi di pagamento aggregato più usati, come Apple Pay o Google Pay, ma semplificato. Alla base del suo funzionamento vi sarà un cosiddetto wallet, un portafogli virtuale capace di raccogliere tutte le carte di credito dell’utente. L’invio di denaro ad un altro utente di WhatsApp Pay potrà avvenire semplicemente attingendo dal wallet, che a sua volta dovrà attingere ad una carta di credito del portafoglio. Il suo stesso funzionamento si fonda sulla tecnologia UPI (Unified Payment Interface) Peer to Peer; una tecnologia sviluppata dalla National Payments Corporation of India al fine di facilitare le transazioni interbancarie. Ma cosa rende più agevole e semplificato il pagamento? Molto semplice, entrambi gli utenti condividono i propri dati sulla stessa identica piattaforma.

Quali sono i rischi e le possibilità che WhatsApp Pay porta con sé?

Il primo è strettamente legato alla sua tecnologia di base: UPI (Unified Payment Interface) Peer to Peer, una interfaccia di pagamento “peer-to-peer“, cioè tra pari. E proprio la sua natura ha messo in allerta le autorità bancarie come la Reserve Bank of India e il Governo. Per questo motivo, la Reserve Bank of India e il Governo indiano hanno espresso preoccupazione per alcune funzionalità del sistema. Il motivo è da riferire al rischio per le autorità di non poter controllare le transazioni. Infatti, anche se l’UPI di WhatsApp Pay sia stato sviluppata in collaborazione con la National Payments Corporation of India e tutte le transazioni siano accessibili alla Banca Centrale indiana, il fatto che il numero delle transazioni possibili possa essere elevato, impedirebbe un reale controllo da parte delle autorità.

La prima preoccupazione diventa così la possibilità di far girare denaro sporco per mezzo di micropagamenti, rendendo la piattaforma uno strumento per azioni criminose. Dall’altra parte però, la possibilità di controllare tutti i pagamenti, potrebbe risultare una vera e propria violazione della privacy.

Tuttavia, Mark Zuckerberg la vede come una possibilità. Ed in occasione della presentazione dei dati finanziari dell’ultimo trimestre del 2019, dichiara che nei mesi a venire la piattaforma “farà grandi progressi e verrà portata in altri mercati. Tuttavia, i problemi restano gli stessi, tra cui la gestione dei dati. Inoltre, si sta pensando un ulteriore metodo per facilitare le transazioni commerciali, come nel Market place di Facebook o l’Instagram Shopping.

Che questo non sia un modo per rivendicare Libra?

Infatti, la criptovaluta di Facebook, sarebbe dovuta essere la moneta di scambio contenuta in Calibra, un primo progetto di sistema di pagamento realizzato dal fondatore di Facebook. Il progetto Libra Association contava ben 28 membri fondatori, tra cui tutti i big delle carte di credito, del commercio online, ed esperti della blockchain. Tuttavia, il lancio non è stato dei migliori. I maggiori sostenitori si sono congedati (tra cui Vodafone, che ha dichiarato di voler investire in M-Pesa, un servizio di pagamento digitale consolidato nel continente africano) lasciando la criptavaluta ad un destino incerto, forse, votato al fallimento.

Le soluzioni escogitate non sono ancora rese note, e non si ha una data specifica da quando il sistema verrà attivato, ma si sa per certo che in Italia arriverà. L’ottimismo, che spinge il proprietario di Instagram a confidare nel suo nuovo prodotto, è legato ai 2,9 miliardi di utenti che al mese accedono a Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger; e agli oltre 2 miliardi che ogni giorno accedono ad una delle suddette applicazioni. Numeri che si potranno trasformare in una possibilità, che M. Zuckerberg non si farà fuggire.


 

 

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