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Tampon tax: la Scozia rende gratuiti gli assorbenti

A fine febbraio il parlamento scozzese ha approvato il Period Products Scotland Bill, una proposta di legge che rende gratuiti tutti i prodotti igienici per il ciclo, come assorbenti e coppette mestruali. Nel Regno Unito la tampon tax, cioè l’imposta indiretta sugli assorbenti e sui prodotti per il ciclo mestruale, è attualmente al 5%. Secondo una ricerca dell’ONG britannica Plan International UK, circa il 10% delle donne inglesi non si può permettere di comprare prodotti per l’igiene mestruale.

Dopo l’approvazione di questa proposta di legge, gli assorbenti  e gli altri prodotti per l’igiene mestruale saranno distribuiti gratuitamente in farmacie e luoghi di aggregazione. La Scozia è sempre stata all’avanguardia nella legislazione riguardo alla tampon tax: già dal 2018 le studentesse di scuole e università avevano diritto a assorbenti gratuiti. La proposta di legge ha ottenuto 112 voti a favore, nessun contrario e un solo astenuto e costerà al governo scozzese circa 31 milioni di sterline all’anno.

La parlamentare che ha proposto la legge è la laburista Monica Lennon, che ha definito il Period Products Bill una “pietra miliare”. Anche nel resto del Regno Unito il governo ha in programma di eliminare la tampon tax, a partire dall’uscita ufficiale del Paese dall’Unione Europea a fine 2020. Vent’anni fa la tassa era stata ridotta dal 17,5% all’attuale 5%, ma le regole europee avevano impedito ai governi britannici di abbassarla ulteriormente.

Period poverty e stigma culturale

Con questo provvedimento la Scozia diventa il primo Stato al mondo a porre rimedio alla cosiddetta period povertydefinibile come l’impossibilità di accesso a prodotti sanitari, all’educazione all’igiene mestruale, allo smaltimento degli assorbenti e a strumenti per l’igiene. Il ciclo non è solo un evento biologico, ma anche culturale. Oggi in molti Stati nel mondo le donne affrontano il problema di un’igiene mestruale inadeguata, in particolare quelle appartenenti alle fasce più povere e svantaggiate dalla popolazione.

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Alcuni Paesi, come la Scozia, hanno eliminato o ridotto di molto la tampon tax, non considerando più gli assorbenti come prodotti di lusso. In molti altri invece la tampon tax continua a essere una forma di discriminazione delle donne, proprio perché rende di difficile accesso per le fasce più povere della popolazione i prodotti per il ciclo e per l’igiene mestruale.

La difficoltà di accesso agli assorbenti contribuisce a costruire lo stigma culturale intorno al ciclo mestruale. Rendere i prodotti per l’igiene mestruale accessibili a tutti potrebbe aiutare a demolire la cultura del silenzio intorno a quello che è un evento quotidiano nella vita di molte donne, che ancora oggi si sentono imbarazzate a parlare del proprio ciclo mestruale.

La tampon tax in Italia

Di recente si è parlato di tampon tax anche nel nostro Paese. Nel novembre 2019, tra le altre misure del decreto fiscale, il governo ha annunciato la riduzione dell’IVA dal 22% al 5%, ma solo per gli assorbenti compostabili e biodegradabili. La norma è stata progettata dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri insieme a una delegazione dell’Intergruppo Donne, formato da deputate dell’attuale maggioranza di governo.

In precedenza, il governo aveva rifiutato un emendamento bipartisan di abbassare al 10% l’imposta su tutti i tipi di assorbenti, dichiarandolo “inammissibile“. La battaglia per considerare i prodotti sanitari per il ciclo come beni di prima necessità è stata portata nei dibattiti parlamentari per anni dai membri di Possibile, il partito fondato da Giuseppe Civati e oggi guidato da Beatrice Brignone, ma senza successo.

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Perché ridurre la tampon tax?

La misura è ritenuta insufficiente da molti, poiché sembra essere una legge di facciata, dopo anni di richieste di una riduzione delle tasse sui prodotti per il ciclo. Gli assorbenti compostabili e biodegradabili sono prodotti di nicchia, usati solo da una minoranza di donne italiane. La gran parte degli assorbenti, quelli che si trovano al supermercato, restano tassati con l’IVA al 22%.

Gli assorbenti hanno una tassazione da prodotti di lusso, nonostante siano un prodotto di prima necessità per la vita quotidiana delle donne. Al contrario, quelli che sarebbero veri e propri prodotti di lusso, come per esempio i tartufi, hanno un’aliquota IVA del 5%. Si è calcolato che una donna ha, nel corso della sua vita fertile, circa 450 cicli mestruali, che la portano a consumare tra i 10 mila e i 14 mila assorbenti. La spesa per i prodotti per l’igiene mestruale, oltre che quella per anticoncezionali e antidolorifici, grava interamente sulle donne, nonostante si tratti di beni di prima necessità.

Nonostante quello italiano sia un provvedimento decisamente meno ambizioso di altri, rappresenta comunque un piccolo passo avanti. Le attiviste continuano la loro lotta per ottenere un’aliquota IVA del 4%, come è già avvenuto in altri Paesi europei, come Spagna e Olanda. Altre battaglie portate avanti dalle attiviste sono quelle della distribuzione di assorbenti gratuiti per le donne in carcere o per coloro che vivono sotto la soglia di povertà.

 

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