Si possono unire due generi musicali come l’hip hop e il jazz? La risposta è sì. A molti di voi questa fusione può sembrare assurda, ma non lo è per gli Studio Murena. Dopo gli studi al conservatorio, hanno messo su un progetto del tutto nuovo sul panorama italiano. Dopo aver pubblicato il primo lavoro nel 2018, si sono presi due anni per scrivere nuova musica e per completare la loro formazione. Sono stati tra i pochi ad avere avuto la fortuna di esibirsi su palchi come quelli del JazzMi. Dopodiché hanno deciso di unire questo genere a uno più moderno come il rap.
Chi sono gli Studio Murena? Sono Amedeo Nan alla chitarra elettrica, Maurizio Gazzola al basso elettrico, Matteo Castiglioni alle tastiere, Marco Falcon alla batteria e Giovanni Ferrazzi elettronica e sampler.
Il nuovo singolo: Password
Dopo due anni di pausa dal primo progetto, il 31 gennaio è uscito Password per Costello’s. Il brano parla di come oggi il mondo digitale sovrasta la realtà rendendoci quasi schiavi di un sistema apatico. L’invito del gruppo è quello di cercare di sdoganare il tutto e di ritrovare quell’empatia che ci è stata tolta.
L’intervista
Nella vostra bio dite di aver studiato al conservatorio. Come mai avete deciso di fare un genere così diverso da quello studiato?
In realtà la nostra musica è abbastanza affine al nostro percorso di studi. Amedeo e Marco infatti hanno studiato chitarra jazz e batteria jazz. Mentre Matteo, Giovanni e Maurizio hanno studiato composizione e musica elettronica. In conservatorio è naturale trovarsi a suonare sperimentando nuove commistioni di generi, in particolare partendo dai corsi di improvvisazione tenuti dal maestro Riccardo Sinigaglia (che salutiamo!) . È stato quindi naturale unire i generi e creare il nostro sound, che è molto vicino al jazz, così come all’elettronica, un naturale sviluppo del fusion!
In merito a questo, abbiamo visto che mischiate l’hip hop con il jazz. Nella scena italiana questo mix è qualcosa di nuovo. Come siete arrivati a questa scelta?
La pratica di unire hip-hop e jazz non è molto diffusa in Italia, anche se esistono già ottimi esempi, pensiamo per esempio ai Funk Shui Project con Davide Shorty. Oltreoceano la situazione è molto diversa, Miles Davis univa jazz e hip-hop in Doo-bop già a inizio anni Novanta. In tempi più recenti questa unione di generi si è diffusa moltissimo, è impossibile non citare Robert Glasper, Badbadnotgood, Terrace Martin, Kendrick Lamar e Flying Lotus.
Vi siete esibiti su diversi palchi, tra cui quello del JazzMi. Quando avete iniziato vi aspettavate un tale successo?
Siamo molto fortunati a Milano ad avere una realtà come JazzMi, un festival che supporta con grande passione le realtà giovani ed emergenti del panorama italiano. Nel 2018 abbiamo partecipato al festival grazie alla call nazionale che era stata indetta durante l’estate. Nel 2019 invece abbiamo partecipato al contest indetto da Jazzmi Jam for the future, che si è tenuto al Volvo Studio di Milano durante l’estate. La vittoria di questo contest ci ha portato a esibirci alla Triennale di Milano durante il festival a novembre. È soprattutto grazie a queste realtà, come Jazzmi, Jazzontheroad, Pending Lips, Electropark e Jazz:refound che siamo riusciti a divulgare la nostra musica dal vivo a un pubblico più ampio.
Abbiamo ascoltato il vostro brano Password uscito lo scorso 31 gennaio. In una parte del brano dite: “Poi ti rendi conto di abitare un mondo falso in cui la cosa più importante non è il cuore ma la password”. Viviamo in una società in cui siamo sempre iper-connessi. Secondo voi ci sono dei pro in questo nuovo mondo?
Sicuramente il fatto di essere iper-connessi porta a diversi pro come a dei contro. Non vogliamo risultare banali nella risposta ma crediamo naturalmente che la cosa più importante sia trovare un giusto equilibrio tra la vita reale e quella digitale. Per quanto riguarda la nostra musica, il mondo digitale ci ha permesso di comunicare sin da subito con più facilità, soprattutto agli inizi, in particolare per arrivare a un pubblico diverso rispetto a quello della nostra solita cerchia. A ogni modo, per noi rimane il palco il nostro ambiente naturale, la cosa che preferiamo fare è suonare dal vivo e trasmettere delle emozioni dirette al nostro pubblico.
Sempre nello stesso brano dite: “Oggi vediamo il nostro Ego rinchiuso in sistemi binari in cui è sempre e solo lo sguardo dell’Altro a plasmare la nostra identità, nella grande apatia emotiva del nostro tempo”. Secondo voi perché la società odierna pensa così tanto all’apparire?
In tutta la storia dell’uomo l’apparire è stato sempre un aspetto fondamentale. È impossibile negare che oggi, soprattutto per via dei social-media, l’apparire sembra sia diventato ancora più importante dell’essere. Ovviamente non è sempre così, ma il vivere in una società liquida comporta una comunicazione ultra-rapida nella rete. Questo rende anche più facile apparire in modo diverso da quello che realmente si è.
È come se ci fosse costantemente una competizione in atto, sia per quanto riguarda la popolarità di un influencer, così come quella di un musicista. A ogni modo a noi interessa relativamente questo aspetto, preferiamo rimanere noi stessi e cercare di comunicare quello che è il nostro reale background. Siamo soddisfatti del lavoro che portiamo avanti e cerchiamo di comunicarlo nel modo migliore possibile, siamo perfettamente consapevoli che la comunicazione digitale sia basilare per poter parlare a un pubblico nuovo, la nostra speranza è che il nostro messaggio arrivi anche grazie alla nostra natura.
Il video del brano è stato presentato su hiphopstarztour.com. Come è stato apparire su una delle piattaforme per la musica rap più importanti d’Italia?
È innegabile che per noi sia stato un vero onore essere stati pubblicati sui hiphopstarztour.com insieme a tanti grandi artisti!
Sempre hiphopstarztour.com vi ha inserito nella loro playlist Rap italiano: ultime uscite accanto a nomi come Ghemon, Ghali e Gemitaiz. Quanto sono importanti le playlist per far conoscere la vostra musica?
Le playlist sono assolutamente fondamentali oggi sulle piattaforme digitali, dove è presente davvero tanta musica, e dove a volte è difficile poter scovare nuovi artisti emergenti. La possibilità di essere stati inseriti in alcune playlist con nomi così importanti ci rende molto orgogliosi, speriamo che grazie a questo supporto la nostra musica riesca a emergere, anche vicino a tanti grandi artisti! Anche noi abbiamo una nostra playlist con i pezzi che riteniamo fondamentale sia per la nostra musica che come colonna sonora di ogni giorno. In sostanza dei bocconi irresistibili!
Abbiamo ascoltato Crunchy Bites, il vostro lavoro del 2018. Abbiamo notato che, come album, è molto più sperimentale. Addirittura nel brano Klamper c’è una tromba che fa da protagonista. Quale è stato il processo che ha portato, invece, a Password?
Il passaggio che c’è stato dal nostro primo album a Password è stato innegabilmente molto grande. Innanzitutto abbiamo espanso la nostra formazione che da trio è diventata un sestetto. L’aggiunta di batteria acustica, chitarra e voce ha permesso di sviluppare il nostro sound enormemente, abbiamo guardato a questo nuovo progetto mantenendo le vibes del primo disco e sviluppandole in potenza. C’è stato un lavoro di due anni tra il primo disco e il punto in cui ci troviamo adesso, nei quali abbiamo scritto moltissima musica e abbiamo lavorato tanto sulla nostra amalgama. Da questo lavoro di composizione, e molto grazie anche a quello che abbiamo imparato nei live, abbiamo estratto la musica che comporrà l’album di prossima uscita che non vediamo l’ora di farvi ascoltare! Ovviamente non possiamo non fare un mega props a Giulio Galibariggi che ha distillato delle melodie extra-chill col suo trombone in Klamper!
Abbiamo visto il vostro profilo Instagram e abbiamo notato che non siete molto attivi. Secondo voi quanto sono importanti i social per un artista?
Per degli artisti emergenti ovviamente i social permettono di avere una comunicazione ad ampio raggio che non potrebbero mai avere senza. La nostra comunicazione sui social può apparire non molto presente al momento. In questo periodo ci stiamo concentrando tantissimo sulla produzione del nostro disco, quando sarà il momento vi bombarderemo tutti di post e non avrete scampo.
C’è un artista con il quale vorreste collaborare in futuro, magari perché vi sentite affini musicalmente?
La lista di artisti con cui vorremmo collaborare è prettamente infinita, se dovessimo scegliere tre nomi sarebbero: Marta Tenaglia, Kendrick Lamar e Matteo Yon.
Come hanno detto i ragazzi, nel panorama musicale italiano la fusione tra hip-hop e jazz non è ancora molto diffusa. Di progetti degli Studio Murena però sicuramente ce ne sono, e noi non vediamo l’ora di ascoltarli. Intanto, attendiamo i tanti post che ci hanno promesso su Instagram.
Materiale gentilmente fornito da Costello’s
Copertina gentilmente fornita da Costello’s