L’8 marzo si è celebrata a livello internazionale la giornata internazionale dei diritti delle donne. In più paesi si sono susseguiti cortei e manifestazioni in nome di maggior equità sociale, maggior rispetto e una presa di posizione più concreta nei confronti del femminicidio. Quest’ultimo infatti ha assunto ormai proporzioni drammatiche e non conosce confini geografici o sociali. È una piaga che si verifica ovunque e in qualunque classe sociale.
In Italia le celebrazioni sono state sospese a causa dell’emergenza nazionale dovuta al Coronavirus, ma lo stesso non è avvenuto nella confinante Francia. La grande manifestazione si è svolta nel pomeriggio di domenica 8 marzo, ma a tenere banco sono le polemiche che sono seguite al corteo del 7 sera. Gli avvenimenti della sera precedente hanno infatti avuto ripercussioni anche sulla manifestazione del giorno successivo. In molti, per esempio, hanno deciso di parteciparvi senza portare i figli al seguito, spaventati da possibili nuove violenze. Violenze che, è bene specificarlo, vengono già definite “poliziesche”.
La sera prima
L’evento di sabato sera era una manifestazione femminista organizzata a Belleville, Parigi. Erano presenti circa 2000 donne, una cifra importante considerando che solitamente queste manifestazioni notturne sono organizzate in parallelo ad altre e dunque contano una minor partecipazione. Dopo circa due ore di marcia, sicuramente rumorosa ma non dannosa, la situazione è precipitata. Attorno alle 23, nei pressi di Place de la République, la polizia ha caricato le manifestanti. La violenza ingiustificata si è unita all’utilizzo dei gas lacrimogeni, e diverse persone sono state arrestate e trattenute per la notte. I social network sono stati letteralmente invasi da foto e video dell’accaduto, scatenando una polemica interna al paese.
Dai numerosi video caricati sui social si nota l’evacuazione forzata delle manifestanti, strattonate e trascinate in prossimità o dentro la fermata République della metropolitiana. “Dei militanti sono stati tirati per il collo, ci sono stati insulti e violenze fisiche da parte della polizia”. Sono centinaia i tweet del genere.
Le reazioni
Il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, si è detta “sotto shock per le violenze inammissibili e incomprensibili commesse la scorsa notte in piazza della Repubblica”, e conferma pieno sostegno alle manifestanti.
Anche Marlène Schiappa, Segretario di Stato francese per le pari opportunità tra donne e uomini, ha preso posizioni chiare e nette, invocando un intervento del Ministro dell’Interno Christophe Castaner. Questo è puntualmente arrivato, con l’annuncio dell’apertura di un rapporto per far luce sull’operato della polizia. Marlène Schiappa ha poi proseguito scrivendo: “Tutti hanno il diritto di manifestare pacificamente per fare rispettare i loro diritti”. Slogan efficaci che però lasciano il tempo che trovano a fronte dei fatti che accadono in svariate occasioni. Non è l’unico scandalo che colpisce la polizia parigina, finita sulle prime pagine anche per gli scontri in occasione dello sciopero dei trasporti dello scorso dicembre.
Le reazioni sono arrivate puntuali anche dai collettivi femministi e dalle associazioni che si battono a tutela dei diritti delle donne: “Sono atterrita dal fatto che il ministro degli interni abbia deciso di implementare i metodi per reprimere la libertà d’espressione femminile piuttosto che rinforzare la lotta contro la violenza maschilista”. Si tratta del tweet di Anne – Cécile Mailfert, presidente della Fondation des femmes.
“Delle femministe sono state colpite dalle forze dell’ordine mentre manifestavano contro le violenze sessuali” scrive invece Caroline De Haas, del collettivo NousToutes.
Il comunicato della polizia
In un comunicato la prefettura della polizia parigina ha voluto in parte chiarire quanto accaduto tra il 7 e l’8 marzo. Si afferma che la manifestazione era stata autorizzata, la dispersione era però prevista per le 22. In seguito, nonostante l’appello fatto alla disgregazione, i manifestanti sono giunti a Place de la République e un gruppo ha forzato il blocco delle forze dell’ordine. Allora queste hanno risposto con la forza, anche mediante l’utilizzo di gas lacrimogeni contro il corteo.
La polizia ha inoltre dichiarato di aver fermato in tutto nove manifestanti. Lancio di un proiettile, oltraggio e ribellione a pubblico ufficiale e “partecipazione a un raggruppamento allo scopo di commettere violenza”: questi i moventi per gli interrogatori notturni.
Marceline però, una delle manifestanti presenti, non ci sta:
La sola violenza è stata verbale e consisteva nell’urlare “Tutte le donne detestano la polizia”. Questo non giustifica la violenza subita, non ha senso utilizzare tanta violenza nei confronti di donne che reclamano i loro diritti.
“La rue elle est à qui? Elle est a nous” (Di chi è la strada? È nostra) è un altro dei cori che si alzavano durante la manifestazione. Parole particolarmente incisive nei confronti della polizia, tanto che durante gli scontri una manifestante ha dichiarato di aver sentito un poliziotto dirle: “Mademoiselle, elle est à qui la rue?” (Signorina, di chi è la strada?).
Il ricorso a gas lacrimogeni e violenze da parte della polizia non fa altro che sottolineare il sempre più evidente bisogno di scendere in piazza e manifestare per i propri diritti.