Samantha Shannon, autrice londinese nata nel 1991, a meno di trent’anni è già riuscita a conquistarsi un posto d’onore nel panorama internazionale della letteratura fantasy. I diritti letterari e cinematografici per la sua prima saga, The Bone Season (it. La stagione della falce, Salani 2015), sono stati acquisiti dalla casa editrice Bloomsbury già nel 2013, mentre l’autrice stava completando il suo corso di laurea in Letteratura a Oxford.
The Bone Season, primo di una serie ancora in corso e che in futuro arriverà a comprendere ben sette volumi, è un romanzo per ragazzi di genere distopico, che al momento della sua pubblicazione si è inserito perfettamente nella nicchia di mercato creata da romanzi come Hunger Games e Divergent. Nonostante la specificità di settore e la giovane età dell’autrice, la critica ha fin da subito riconosciuto nella scrittura di Samantha Shannon una particolare attenzione per la costruzione del mondo narrativo e della relativa mitologia. È proprio su questa linea che si colloca il progetto più recente dell’autrice, un volume autoconclusivo tanto ambizioso quanto curato in ognuna delle sue 800 pagine: Il priorato dell’albero delle arance (Mondadori, 2019).
Samantha Shannon ha impiegato ben cinque anni per la composizione de Il priorato dell’albero delle arance: la stesura è infatti iniziata nel 2013, dapprima durante le pause tra la consegna di un libro nella serie di The Bone Season e la stesura del successivo, per poi diventare negli ultimi due anni il progetto di punta dell’autrice. Ne Il priorato dell’albero delle arance l’autrice ha adattato a un preciso intento ideologico l’inesauribile materia prima dei temi e degli stilemi dell’epic fantasy tradizionale, in primis la presenza di draghi e creature fantastiche. Di seguito la sinossi fornita dalla casa editrice italiana per il romanzo:
La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys. Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.
L’intento di Samantha Shannon è quello di mettere le donne al centro della narrazione, operazione ancora oggi fortemente connotata in senso ideologico in un genere come quello dell’epic fantasy. L’autrice stessa, infatti, riconosce che la presenza dei personaggi femminili all’interno di storie che lei stessa ha amato sin dall’infanzia è fortemente minore rispetto a quella dei personaggi maschili. Come fa notare in un’intervista rilasciata al sito web Hypable, i prodotti con i quali è cresciuta non incentravano mai la loro narrazione sui personaggi femminili. Autrici di fantasy e fantascienza degli anni ’80 e ’90 come Ursula K. Le Guin, Octavia Butler o Robin Hobb, pur essendo riconosciute a livello internazionale, non hanno fatto altrettanto breccia nella cultura popolare; eppure, riconosce la Shannon, il loro contributo è stato fondamentale per stabilire un precedente rispetto al suo romanzo.
L’epic fantasy è stato a lungo dominato dal genere maschile. Per fortuna, molte autrici hanno lavorato sodo per tanti anni per cambiare le cose, e spero che Il Priorato faccia la sua parte nel portare avanti questo cambiamento. […] Le donne sono i personaggi le cui azioni hanno il maggiore impatto nella vicenda. Volevo scrivere una storia femminista, che permettesse a donne provenienti da ambienti diversi tra loro di controllare il destino di intere nazioni, non cedesse al cliché della damigella in pericolo e non fosse ambientata in un mondo violento e misogino.
Quanto ai paragoni che sin da subito sono stati instaurati nei confronti de Il priorato dell’albero delle arance, il più immediato è stato quello con Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin — entrambi sono ambientati, d’altronde, in un mondo fantastico popolato da creature fantastiche oltre che da umani, ed entrambe le storie danno ampio spazio a intrighi politici e di corte. Come fa notare Samantha Shannon, è vero che Martin dà nella sua saga ampio spazio alle protagoniste femminili, che risultano complesse, ambiziose e intelligenti tanto quanto le loro controparti maschili, ma il mondo in cui si trovano è crudele nei loro confronti tanto quanto quanto il Medioevo europeo al quale si ispira liberamente.
Il mondo narrativo de Il priorato dell’albero delle arance si pone apertamente in contrapposizione con le dinamiche patriarcali che sono spesso riproposte nel fantasy: per citare solo l’esempio più lampante la monarchia di Inys, a Ovest, segue infatti una linea matriarcale di discendenza — la traduttrice italiana Benedetta Gallo ha coniato, per descriverlo, il termine “reginato“, calco del neologismo inglese “queendom” utilizzato dall’autrice. Per costruirlo l’autrice ha attinto a molteplici fonti e ispirazioni, mettendo a frutto la sua formazione accademica in campo letterario e storico: la mitologia su cui si basa l’intera vicenda altro non è che una rivisitazione della leggenda di San Giorgio e il Drago, nello specifico di una versione risalente al 1596, che la spogliava degli elementi religiosi rendendola a tutti gli effetti un mito. Altri elementi del mondo provengono dal poema La regina delle fate di Edmund Spenser e dal mito giapponese di Hiko-Hohodemi, quest’ultimo utilizzato specificamente per la caratterizzazione dell’Oriente.
Spira dunque un vento di cambiamento nel genere fantasy, dove voci nuove e sempre più diverse stanno arricchendo il panorama con prodotti di alta qualità, che intrecciano il fattore dell’intrattenimento a discorsi sociali sempre più complessi. Il priorato dell’albero delle arance, pubblicato in Italia tramite un lancio editoriale di primo livello, narra di draghi e di avventure, ma soprattutto di donne — donne che si mettono in gioco, donne che amano altre donne, donne che dimostrano tipi diversi di forza davanti alle avversità, donne che non aspettano di farsi salvare dal cavaliere errante di turno.
Traduzione dall’inglese dei brani tratti dalle interviste a cura della redattrice.
FONTI
S. Shannon, Il priorato dell’albero delle arance, Mondadori, 2019
M. W. De Visser, The dragon in China and Japan, Cosimo Books, 2008 (c1913)