Il cibo ha da sempre ricoperto un ruolo molto speciale nelle opere d’arte di tutte le epoche, a partire dalle scene di caccia dei graffiti preistorici, passando dai mosaici pompeiani e bizantini, fino ad arrivare alle opere più famose del Rinascimento.
Le prime rappresentazioni
Le prime tracce di pittura raffigurante cibo nella storia dell’arte si possono trovare in alcune testimonianze risalenti addirittura al II secolo a.C. e sono tutte riconducibili all’ambito privato domestico. Si tratta degli xenia (doni) e degli asarotos oikos. I primi rappresentavano i doni in cibo per gli ospiti ed erano solitamente dipinti sulle pareti delle residenze. Ne troviamo alcuni negli affreschi ritrovati nelle
In seguito, con l’affermarsi e il diffondersi del cristianesimo, il cibo inizia ad essere una rappresentazione del livello sociale e di benessere del committente dell’opera. Nelle catacombe cristiane si trovano spesso raffigurati vassoi traboccanti di pesci e cacciagione, stoviglie di cristallo in sfarzose sale da pranzo oppure cucine spoglie descritte nei minimi particolari.
La natura morta
La categoria pittorica della natura morta nasce nel Seicento, quando i generi minori iniziano a essere riconosciuti come indipendenti. Nel diciassettesimo secolo, infatti, essi iniziano a essere differenziati, e ciò che una volta era solo di corredo o di sfondo diventa soggetto principale dell’opera.
La natura morta rende immutabile, nella immobilità della posa, un frammento di tempo e di spazio che appartengono alla quotidianità a differenza del tempo del “sacro” e della “mitologia” che appartengono al “per sempre” (…): questo il cambiamento concettuale che occorre sottolineare, indipendentemente dall’eventuale portato simbolico che gli oggetti presenti possono aver contratto.
Alberto Veca, 1997
Nel 1599 Caravaggio si discosta dall’iconografia predominate del periodo realizzando la famosissima Canestra di frutta. Bisogna sottolineare che questa è la prima volta in cui viene rappresentata la deperibilità della natura e l’effetto del tempo sui frutti. Il tutto è dipinto con una tecnica quasi iperrealistica e attenta alle imperfezioni: in questo modo, i frutti risultano veritieri.
Il primo a rappresentare una natura morta in Italia è però Giovan Ambrogio Figino, con il suo dipinto Piatto metallico con pesche e foglie di vite. Il quadro, realizzato tra il 1591 e il 1593, raffigura un vassoio d’argento con sopra alcune pesche. Il quadro ha ispirato il giovane Caravaggio, che pochi anni dopo realizza la sua Canestra di frutta.
Arcimboldo
Parlando di cibo è doveroso ricordare uno degli artisti più celebri a riguardo: Giuseppe Arcimboldi detto Arcimboldo. Egli diviene famoso soprattutto grazie alle sue Teste Composte, ottenute assemblando ortaggi, fiori e frutti, creando volti e busti umani. I dettagli vengono collegati dal pittore al soggetto rappresentato in modo metaforico, fino a creare a un ritratto. Celebre è il suo ciclo Le quattro stagioni: i quattro dipinti sono composti da prodotti caratterizzanti la stagione rappresentata, ovvero cibi che venivano consumanti in quel periodo dell’anno.
Le opere sono una complessa allegoria politica: esse rappresentano l’immagine dello Stato, il cui variegato popolo assume una propria forma e identità grazie al governo del Sovrano. Oltre all’accezione politica, questa composizione artistica è anche un chiaro riferimento alle quattro età della vita dell’uomo, e alle caratteristiche che meglio contraddistinguono ciascuna di queste fasi.
Paul Cézanne
Tra il Settecento e l’Ottocento si ha una grande produzione di dipinti raffiguranti ortaggi, frutta, legumi e carni. Tutto ciò è stato anche molto utile per ricostruire una mappa delle specialità dei vari territori ai tempi della realizzazione dei dipinti.
Completamente differente nella composizione è Ciliegie e pesche di Paul Cézanne. Nel dipinto, realizzato tra il 1883 e il 1887, sono rappresentati due piatti con ciliegie e pesche posizionati in modo tale da suscitare nello spettatore un desiderio estetico contemplativo.
La tovaglia era sistemata sul tavolo con grande delicatezza, con un gusto innato. Cézanne disponeva poi i frutti in modo che le tonalità contrastassero le une con le altre, che i colori complementari vibrassero, i verdi accanto ai rossi, i gialli accanto ai blu, inclinando, ruotando, equilibrando i frutti fino a trovare la posizione che voleva, usando allo scopo una o due monetine. Svolgeva questo compito con la massima cura e con grande cautela; si capiva che per lui era un piacere per gli occhi.
L’artista Louis Le Bail a proposito delle nature morte di Cézanne.