Il tema dell’emancipazione femminile è da sempre una questione delicata.
Le lotte condotte dalle femministe, soprattutto a partire dalla seconda metà del XIX secolo, hanno portato al superamento di numerose barriere socio-culturali. La donna ha prima conquistato il diritto di voto, per poi combattere alla ricerca di una dimensione sociale che fosse sempre più egualitaria.
Il ruolo attivo della donna, la sua forza, la sua voglia e caparbietà nel battersi per i propri diritti, hanno sempre trovato spazio all’interno del panorama letterario e, con il passare del tempo, sfondare anche le porte del cinema. Numerose sono le figure femminili che, fra le pagine di un libro o davanti a una macchina da presa, sono divenute simbolo della lotta portata avanti con tenacia nel mondo reale.
Anche il 2020 non fa eccezione. I primi mesi di quest’anno, tra grande e piccolo schermo, sono infatti caratterizzati da alcune delle più grandi esponenti del cosiddetto “girl power”.
Vediamole insieme.
Josephine March
Uscito nelle sale italiane il 9 gennaio, Piccole donne riporta in sala un nuovo adattamento del celebre romanzo di Louisa May Alcott (ve ne abbiamo parlato qui). Dopo il film del 1994, Greta Gerwig offre una rappresentazione ancora più fresca della storia di vita delle sorelle March, tra grandi sogni, povertà e lutti. Indiscussa protagonista dell’opera è ovviamente Josephine “Jo” March. Jo ha quindici anni, è la secondogenita della famiglia e ha un’unica grande ambizione: scrivere.
Scrivere non aumenta l’importanza delle cose: la riflette.
Il carattere duro, a tratti scontroso, è l’emblema della sua costante ricerca di indipendenza in un mondo ancora dominato da una forte componente maschilista. Josephine fugge le costrizioni, le etichette che la società vorrebbe imporle. Fugge dalle relazioni perché in cerca di libertà, di autoaffermazione; fugge dal ruolo di fidanzata, di compagna, di moglie perché sa che la vita non ha da offrirle solo la possibilità di diventare una buona sposa. È una ragazza orgogliosa, ambiziosa, volenterosa; viaggia per scoprire, per trovare nel mondo la versione di sé che più la soddisfa.
Jo trova anche l‘amore, ma lo fa a modo suo, con i suoi tempi. Un amore libero, non imposto. Un amore senza etichette, un amore che non cancella i suoi sogni ma anzi la valorizza in quanto donna. Un sentimento che evidenzia una forza di volontà e un desiderio di libertà che ancora oggi rendono Jo March uno dei personaggi più amati nel panorama del processo di formazione femminile.
Maeve Wiley
Dalla sala al divano di casa. Dal cinema alle serie tv.
Dal 17 gennaio scorso, Sex Education 2 ha monopolizzato Netflix. L’attesissimo ritorno di Otis e compagni non ha deluso le aspettative, confermandosi progetto interessante e dal forte messaggio anti-taboo.
Tra i personaggi più amati c’è senza ombra di dubbio anche Maeve Wiley. Interpretata da una magica Emma Mackey, la Jo March dei nostri tempi. Decisamente più attuale, moderna e calata in un’atmosfera più vicina al quotidiano scolastico.
Ciò che non ti uccide ti rende più forte.
Maeve legge Virginia Woolf, è dannatamente intelligente e scrive per dare libero sfogo alla sua interiorità. Non teme gli insulti, ma disprezza chiunque cerchi di limitarla o di ferirla nel suo essere donna. Maeve è caparbia, sa bene cosa vuole dalla vita. È cresciuta sola, abituata a cavarsela da sé. La corazza che si è costruita attorno come protezione viene scalfita solo raramente; il solo Otis, con la sua dolcezza mista a goffaggine, riesce a farla sorridere veramente.
Una ragazza tosta, che mostra fieramente al mondo il suo dito medio e se ne frega del giudizio altrui. Maeve è anche una ragazza sola, dolce, a cui la vita ha distribuito pessime carte; ma una ragazza consapevole che la partita per un futuro migliore è tutta da giocarsi.
Hua Mulan
Nato forse dalla mente di Liang Tao, il personaggio di Hua Mulan è una delle eroine più famose della Storia. La sua vicenda è narrata nel poema cinese La ballata di Mulan, ma, nel corso degli anni, ha saputo ispirare numerosi lungometraggi. Tra i più famosi c’è ovviamente il film Disney del 1998, il cui live action è atteso nelle sale il prossimo 26 marzo. Nonostante alcune varianti tra i personaggi, la storia di base continua a essere quella della leggenda. Al centro di tutto, ancora una volta, il coraggio di una giovane donna.
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Di fronte al pericolo portato da invasori barbari e alla chiamata alle armi dell’imperatore cinese rivolta a tutti gli uomini disponibili, Hua Mulan sceglie di sostituirsi all’anziano padre per combattere nell’esercito. Mulan rinuncia alla sua femminilità per travestirsi da uomo, impugnare la spada e difendere la sua famiglia e il suo paese. La paura di perdere il padre la spinge a mettere in gioco la sua vita, a rischiare tutta se stessa. L’armatura non serve però a nascondere la sua enorme forza d’animo e il suo spirito di sacrificio. Un coraggio che, compensando la mancanza di “forza bruta”, risulta fondamentale per decidere le sorti della guerra; un coraggio che ormai da secoli ha consacrato Hua Mulan sull’Olimpo delle grandi eroine. Il simbolo di un cuore forte che sopperisce ai muscoli, di una forza che travalica le differenze di genere e di un’umiltà che è segno di grandezza interiore.
Vedova Nera
Da un’eroina a un’altra. Dall’antica storia cinese alla modernità americana. Da Hua Mulan a Natasha Romanoff. La Vedova Nera appare per la prima volta nel 1964 in Tales of Suspense, per poi divenire personaggio centrale nel mondo Marvel di Stan Lee. Lo spin off sulla sua storia, atteso al cinema il 29 di aprile, consegnerà al grande schermo nuovi dettagli sulla vita di un’eroina atipica.
Pensata come manifestazione moderna della “femme fatale”, Natasha Romanoff nasce come assassina arruolata nel KGB, servizio di sicurezza sovietico durante la Guerra Fredda, per poi unirsi ai Vendicatori e ascriversi alla lista dei supereroi che tutti noi conosciamo.
Non giudico le persone in base ai loro errori peggiori.
La sua evoluzione cinematografica ci consegna ancora una volta una donna forte, dal carattere ribelle, tenace. Una donna che sembra non conoscere la paura, esperta nel combattimento e disposta a lottare per quello in cui crede. Una donna a cui non occorre vestirsi da uomo, la cui femminilità è sempre posta in evidenza e volutamente marcata. La violenza e la brutalità ne fanno un personaggio più complesso, disposto a scendere a compromessi con la moralità di fronte al nemico. Un personaggio che consente perciò una riflessione importante anche sul cosiddetto paradosso dell’intolleranza e il cui nome suggerisce un lato oscuro che supera il colore della sua divisa.
Donne, studentesse, eroine. La storia ne è piena, così come la letteratura e il cinema. Rappresentazioni diverse di un’unica grande lotta, di una ricerca di uguaglianza che ancora oggi, purtroppo, sembra non essere stata pienamente raggiunta.
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