Tutto il mondo si sta trovando a gestire l’emergenza Coronavirus e le misure preventive per evitare la diffusione del contagio sono numerose. Prima tra tutte vi è quella di evitare l’assembramento di persone in luoghi chiusi o semi-chiusi. Ecco che allora si è rivelato fondamentale chiudere enti pubblici, università, scuole e biblioteche. Misure precauzionali sono state prese soprattutto nella regione Lombardia, in relazione al fatto che ivi si sono registrati i primi casi di contagio nella penisola italiana.
Milano e il suo sindaco si sono trovati a dover gestire l’emergenza. Chiusi i musei, i luoghi di cultura e annullato il Carnevale. Ovviamente, non sapendo nessuno come si evolverà la situazione, si è rivelato necessario anche spostare il Salone Internazionale del mobile previsto per il prossimo aprile.
Il sindaco Beppe Sala, con un video sul suo profilo Instagram, ha annunciato la decisone di rinviare l’evento. La nuova inaugurazione sarà il 16 giugno e come di consueto il Salone durerà poco meno di una settimana, terminando il 21 giugno. Sala ha così commentando la scelta:
Decisione giusta. Agli amici del settore arredamento chiedo uno sforzo perché Milano non può fermarsi. Dobbiamo lavorare perché il virus non si diffonda, ma non si deve nemmeno diffondere il virus della sfiducia
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Il Salone Internazionale del Mobile è la più grande fiera a livello mondiale per gli operatori del settore casa-arredamento. L’evento, che si prefigge l’obiettivo di mettere in comunicazione espositori da tutto il mondo, nasce per la prima volta nel 1961.
L’idea di creare un’esposizione di questo genere fu ripresa dalla Germania, paese in cui per la prima volta si assisteva all’organizzazione di una fiera sul mobile, chiamata koelnmesse. L’esigenza tedesca era quella di pubblicizzare le proprie aziende e promuovere i prodotti presso la popolazione che necessitava di arredare casa.
In Italia, paese abile in questo settore, si percepì la medesima esigenza. Ciò che però differenziava le due nazioni era il fatto che la prima era caratterizzata da grandi aziende e ingenti produzioni, mentre il bel paese era costituito prevalentemente da una produzione realizzata da aziende di piccole dimensioni. Nonostante ciò nel 1961 si fondò il Cosmit (“Comitato Organizzatore del Salone del Mobile Italiano”) e si inaugurò il primo Salone del mobile. L’evento si tenne presso lo spazio fiera del capoluogo meneghino; vi presero parte 328 aziende. Il successo fu subito notevole: si contarono circa 12.100 visitatori, di cui 800 provenienti dall’estero.
Dopo 30 anni dalla prima manifestazione, nell’edizione del 1991 parteciparono la bellezza di 1 959, di cui 258 esteri, in un’area di 144 000 m². Quell’anno i visitatori furono circa 147 000 di cui 53 000 provenienti dall’estero.
Conclusasi l’edizione del 1994, a Colonia si tenne una conferenza stampa durante la quale venne dichiarato come primo al mondo il salone italiano. Da quel momento la manifestazione tedesca, da cui aveva preso spunto l’Italia, iniziò un lento declino.
Oggi l’evento attira migliaia di persone che si riversano a Milano Rho-fiera. Durante la manifestazione possono accedere solo addetti del settore, mentre l’ultimo giorno l’esposizione è aperta al pubblico.
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Un’altra caratteristica di questa fiera è il cosiddetto Fuorisalone. È un’idea che nasce successivamente per fare in modo che la manifestazione abbracci l’intera città. Il Fuorisalone prevede infatti delle installazioni in tutto il capoluogo lombardo. Nel novero dei posti utilizzati rientra l’Università statale. La sua posizione centrale e gli ampi spazi che la caratterizzano la rendono perfetta per il Fuorisalone. Ogni anno, gli antichi cortili si uniscono con le migliori innovazioni del mondo del design. Vecchio e nuovo coesistono creando un’atmosfera surreale che porta un ingente afflusso di persone nei cortili della Ca’ Granda.
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Oggi le autorità ritengono rischioso permettere che tale manifestazione avvenga in tempi così prossimi. La speranza è ovviamente quella che la situazione di emergenza in cui ci troviamo termini al più presto. Allo stesso tempo però è nell’interesse di tutti (espositori, visitatori…) rimandare l’evento: si è infatti stimato che in caso di annullamento si perderebbero circa 1,3 miliardi di euro.
Giugno si è rivelato il mese perfetto come ha spiegato Claudio Luti, il presidente della fiera, in quanto:
Una data successiva poi sarebbe stata troppo vicina all’edizione di aprile dell’anno prossimo e le aziende non avrebbero avuto alcun interesse a due manifestazioni così ravvicinate. Giugno, dunque, è l’ultima data valida, l’unica soluzione.