Questo è un periodo difficile per l’Italia e per il mondo: la diffusione del nuovo Coronavirus ha provocato molti allarmismi e, purtroppo, anche fenomeni di razzismo e discriminazione ingiustificata verso la comunità cinese. Momoka Banana, gialla fuori e bianca dentro, è una ragazza italiana, più precisamente di Roma, di famiglia cinese. Micro-influencer su Instagram e youtuber, informa quotidianamente i suoi followers sugli aggiornamenti del Coronavirus in Italia e in Cina, dato che è in continua mediazione tra queste due culture che la caratterizzano.
Proprio a causa di questa situazione, Momoka Banana ha deciso di raccontare la sua esperienza e la sua verità, attraverso un’intervista per LoSbuffo.
Iniziamo subito allora:
Momoka, come vivi in questo momento da cittadina italiana ma di origine cinese?
Non sono solo cittadina italiana e di origine cinese, ma ho anche un ristorante cinese in famiglia e quindi diciamo che nei primissimi giorni, quando si iniziò a parlare del virus, il 20 gennaio, ero abbastanza tranquilla perché la vedevo come una situazione lontana e circoscritta alla Cina, non credevo avrebbe avuto troppe ripercussioni. Quando invece hanno iniziato a parlarne i media, abbiamo avuto subito un calo economico molto importante al ristorante e, in quel momento, ho capito che si sarebbe ripresentata la situazione che abbiamo vissuto 17 anni fa, con la SARS. Da lì è iniziata la preoccupazione perché per esempio, durante il periodo della SARS, la crisi del ristorante è durata 6 mesi. Noi in primis abbiamo reso part-time tutti i dipendenti perché non avevamo i guadagni per poterci permettere di pagare lo stipendio a tutti. Quando poi il 30 gennaio ho saputo dei due turisti cinesi risultati positivi al virus e provenienti da Wuhan, la zona focolaio cinese, che erano in quel momento a Roma, mi sono preoccupata tantissimo, la situazione non era più lontana ma vicina […].
Di certo questa situazione si ripercuote non solo sulla sanità ma anche sull’economia. Inoltre, sono accaduti molti episodi di razzismo e discriminazione nei confronti della comunità cinese. Cosa ne pensi, Momoka? Tu ne hai subiti?
Io non esco tantissimo di casa ma mi è capitato camminando per strada che dei ragazzini spaventati dalla mia nazionalità, mi dicessero “Oddio il Coronavirus!”, mi ha dato fastidio. Invece, ai miei nipoti e alle mie cognate è successo un fatto più grave: stavano camminando vicino a casa loro, c’era un ragazzino di 15 anni che ha iniziato a insultarli dicendo “Tornatevene a casa vostra, infetti!”. Aveva anche un coccio di bottiglia di vetro in mano, con il quale ha iniziato a minacciare mio cugino. Mio cugino non ha reagito con violenza, ha cercato di parlarci, nonostante le continue provocazioni […]. Poi sono intervenuti altri passanti per aiutarli e hanno chiamato le forze dell’ordine. I miei nipotini di 10 anni che hanno assistito a questa scena erano spaventatissimi, è tremenda questa cosa, mi ha fatto davvero stare male […]. Io ho paura, certe volte ho paura di camminare per strada e incontrare questi pazzi, oltre che il timore ad esempio di tossire, può sembrare una cosa stupida, però penso che se io tossissi, ci sarebbe il panico […].
E questo è ovviamente assurdo e inaccettabile. Dall’altra parte invece, molti giovani che sono come te delle “banane”, gialli fuori e bianchi dentro, hanno iniziato ad andare nel centro milanese con un cartello “Io non sono un virus”, cosa ne pensi?
È carino perché è un gesto di solidarietà, però secondo me è importante fare informazione, perché la paura è portata dalla disinformazione. La disinformazione poi in questo periodo è stata alimentata dallo sciacallaggio e dalle testate giornalistiche apocalittiche, una cosa vergognosa, e anche dalle fake news che stanno girando sui mezzi di comunicazione. C’è una mancanza di mezzi per riconoscere le informazioni affidabili […]. Ovviamente anche i media hanno la loro responsabilità, ancora prima dei casi italiani la gente era molto spaventata, capisco adesso che ci sia un timore maggiore […]. Ho amici che vivono all’estero e mi dicono che lì la situazione è molto più tranquilla, il problema è quindi il modo con cui sono comunicate le informazioni.
Pensi quindi che la maggior parte del panico delle persone sia proprio causato dai giornali e dai media?
Sí, ma anche dalla disinformazione delle persone. Il fatto è che c’è un grande analfabetismo funzionale, una mancanza di spirito critico nella lettura delle notizie. Inoltre, gli articoli che danno un’informazione giusta e pulita ci sono, ma essendo meno “sensazionali” hanno una risonanza minore. Aggiungiamo che tante persone non sono davvero interessate ad approfondire e si basano anche su fonti non attendibili senza preoccuparsi dell’affidabilità di ciò che leggono. Non parliamo poi delle catene bufale di WhatsApp che con un click possono raggiungere tantissime persone.
Ieri una mia amica mi ha detto che sta cercando di tranquillizzare sua madre facendole leggere un articolo che riferiva informazioni in maniera più tecnica, però sua madre non ha capito nulla del contenuto, ha capito tutt’altro ed è restata sulle sue posizioni allarmiste. Non capendo quello che leggeva e avendo un’idea pregressa, ha continuato ad avere gli stessi pensieri allarmisti e che non corrispondono alla realtà […]. Io mi sto occupando di fare informazione da questo punto di vista, non sono una scienziata né una ricercatrice, sono una persona che cerca di informarsi, quindi pubblico articoli e dati a cui i telegiornali non danno importanza, smaschero fake news, insomma faccio da veicolo, avendo un po’ di visibilità su Instagram.
Perché hai sentito l’esigenza in prima persona di usare i social per trasmettere corretta informazione?
Diciamo che ho sempre avuto il cuore da paladina della giustizia, non solo in questo caso, è da sempre che cerco di fare un po’ di informazione anche sulla cultura cinese perché è una cosa che mi riguarda in prima persona e cerco di fare informazione anche a livello sociale […]. Ho un canale YouTube che utilizzo anche per sfatare falsi miti sulla Cina.
A proposito di social, qual è o quale dovrebbe essere il loro ruolo in questo momento?
I social hanno un potere grandissimo ma viene sottovalutato e utilizzato superficialmente. Vedo persone con centinaia di migliaia se non milioni di followers che danno messaggi sbagliati e influenzano soprattutto i ragazzini che li seguono. Per esempio, mi viene in mente la storia Instagram dell’influencer Giulia De Lellis, in cui in modo allarmante ha detto che in un hotel ha visto tantissimi cinesi e quindi di volere subito guanti e mascherina, che messaggio fai passare in questo modo? […]. Secondo me le persone che non sanno nulla di un determinato argomento, non dovrebbero parlarne, ma già questo implica una consapevolezza di quella persona che evidentemente non esiste. Il ruolo dei social per me dovrebbe essere sensibilizzare e informare, ma è difficile farlo visto che sui social ci sono molte persone non interessate ad informare né ad informarsi ma solo a fare likes e views […]. . Il social è quindi un’arma a doppio taglio. […]
Parlando di disinformazione, i giornali e i media dovrebbero essere paladini dell’informazione giusta e corretta, ma in realtà ci sono molti titoli di giornali apocalittici e parecchio esagerati. Cosa ne pensi, Momoka?
Pensa che la gente si fida più di me che dei telegiornali, io lo trovo assurdo perché il lavoro dei telegiornali è informare, però lo fanno sia con toni allarmisti e con musiche da apocalisse, sia molte volte in maniera superficiale. Quando è uscito il caso dei signori contagiati nel padovano, c’era una notizia di un telegiornale in cui l’inviata ha detto che si pensa che i signori siano stati contagiati giocando a carte con dei cittadini di origine cinese, ma è vero questo fatto? Non l’ha scritto nessuno, l’ha detto quella persona in quel servizio e il servizio viene visto da persone che si fidano a prescindere e non hanno intenzione di cercare il fatto su altre testate giornalistiche. Chi ha visto il servizio crederà a quella cosa che ha sentito. Inoltre, purtroppo la maggior parte delle persone si ferma al titolo allarmista, non legge in modo critico la notizia intera, sarebbe quindi a livello etico più giusto scrivere un’informazione più pulita […].
Secondo te quindi com’è possibile contrastare il fenomeno delle fake news?
Non si può evitare di farle nascere, però si dovrebbe insegnare alle persone come approcciarsi all’informazione, anche se questo mi sembra abbastanza impossibile. […] Il vero problema è che quelli che credono alle fake news a prescindere, anche se spieghi, non ti crederanno perché quella fake news è entrata dentro di loro, quindi è inutile parlarne. […]
Per esempio, quando ci sono stati i primi casi di Coronavirus in Cina, ha iniziato a girare un audio tramite WhatsApp di un ragazzo cinese che spiegava la situazione in maniera molto allarmante e apocalittica, diventando virale su qualsiasi social networks […]. Dopo poco tempo, è però uscita la notizia che il ragazzo in questione stava solo scherzando e aveva voluto chiedere scusa a tutti. Il problema è che non è servito a niente perché la notizia dello scherzo è arrivata a un centesimo della gente che ha sentito quell’audio, facendo ovviamente meno clamore […]. Appena sai qualcosa di complottista, le persone la devono condividere, ne devono parlare, cosa che non avviene con la controprova […]. Quando l’idea che non corrisponde alla realtà ti entra nel cervello, è difficile estirparla.
Momoka, hai parenti che vivono in Cina? Come stanno affrontando questa situazione?
Si, ho parenti molto stretti che vivono in una delle zone più colpite, era la seconda con più contagi mentre adesso è la terza. Hanno vissuto in quarantena per due settimane circa, lì i controlli sono molto rigidi, non come qui, dove le persone da Codogno riescono a fuggire. Hanno proprio blindato i quartieri, ogni persona che usciva di casa doveva farsi misurare la temperatura corporea nel primo periodo. Nel momento in cui i casi stavano aumentando, le persone addirittura dovevano farsi scrivere il permesso per uscire e poteva uscire solo una persona per famiglia ogni due giorni per acquistare beni di prima necessità, per evitare che si affollassero i supermercati come sta invece succedendo in Italia […].
Inoltre, sto sentendo un’amica italiana che vive in Cina e mi sta dicendo che l’informazione che gira è molto più scientifica che quella italiana, ci si aggiorna costantemente. Girano le fake news anche in Cina ma molto meno, questo dovuto purtroppo anche alla grande censura del governo[…].
Ultima domanda: è giusto avere paura oggi?
La paura è soggettiva, dipende in che zona del contagio sei e soprattutto dal livello di ipocondria delle persone. La cosa importante è però attenersi alle precauzioni e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Ministero della Salute. La paura è soggettiva ma le precauzioni le devono rispettare tutti, anche chi non ha paura, anche solo per non prendersi altre malattie; in realtà infatti, le precauzioni sono molto basilari […]. Se ti attieni alle norme e se eviti posti affollati, per adesso basta, poi vedremo gli aggiornamenti, perché sicuramente in questi giorni aumenteranno ancora i casi.
Un enorme grazie a Momoka Banana per la sua disponibilità.
Copertina by Momoka Banana
Immagine 1 by Momoka Banana