Dal 7 febbraio al 7 giugno 2020 il Palazzo Reale di Milano ospiterà la prima mostra italiana dedicata a Georges de La Tour.
All’interno del percorso sono presenti 15 delle 40 tele attribuite a de La Tour. Queste vengono messe a confronto con opere di artisti come Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Frans Hals, Hendrick ter Brigghen e Adam de Coster. La mostra è promossa dal Comune di Milano, da Palazzo Reale e da MondoMostre Skira, ed è curata dalla Professoressa e Storica dell’Arte italiana Francesca Cappelletti.
Georges de La Tour e la difficile attribuzione delle sue opere
Georges de La Tour (1593-1652) fu un pittore molto stimato durante la sua vita, ma venne poi dimenticato fino al Novecento. Fu poi riscoperto nel 1915 quando Hermann Voss scrisse un articolo dove rifletteva sul legame tra alcuni dipinti da lui osservati in Francia e le peculiarità di de La Tour.
Nel 1935 Roberto Longhi ragionò invece a proposito del nesso tra i lavori di de La Tour e i lavori di Caravaggio: difficile infatti non notare la ripresa di alcuni temi e personaggi da parte dell’artista francese. L’artista è stato oggetto di moltissimi studi e molti interrogativi circondano ancora la sua personalità.
“Lei dovrebbe vederlo! È un pittore sorprendente. Non abbiamo strumenti per misurare il genio; ma sento che il talento del De la Tour spezzerebbe più di un manometro. È un peccato che non abbiamo nulla di suo in Italia.”
Roberto Longhi a proposito di Georges de La Tour, in «L’Italia letteraria», 19 gennaio 1935.
La carriera di de La Tour e la sua formazione caravaggesca
Georges de La Tour nacque nel 1593 a Vic-sur-Seille, nella Lorena francofona.
A partire dal 1616 iniziò a lavorare per il duca di Lorena e nel 1620 si stabilì a Lunéville, città natale della moglie e centro nevralgico per gli scambi della corte. Qui venne nominato “maestro” e in seguito “pittore del re”. Tra i collezionisti delle sue opere vi furono re Luigi XIII, Enrico II di Lorena e il Duca de La Ferté.
La cronologia dei lavori di de La Tour è ancora incerta. Sappiamo però che le prime opere della sua carriera furono caratterizzate da uno stile realistico, che venne poi influenzato dal chiaroscuro drammatico di stile caravaggesco.
La sua formazione caravaggesca è dovuta probabilmente a un viaggio in Italia compiuto tra il 1614 e il 1616. Questa ipotesi non è confermata e lascia spazio a molti dubbi, in quanto la presenza di de La Tour a Roma in questi anni non è registrata. Lo stile caravaggesco si stava diffondendo in Europa ed è probabile che l’artista sia entrato in contatto con esso grazie ai seguaci di Caravaggio come Bartolomeo Manfredi, Gerrit van Honthorst (1592-1656) e Dirck van Baburen (1595-1624).
Le opere
Per la mostra Georges de La Tour: l’Europa della luce, sono giunte opere da 28 musei e 11 paesi.
Tra i molti vi sono: la National Gallery of Art di Washington D.C., il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e la Frick Collection di New York. Inoltre molte opere sono giunte da alcuni musei francesi come il Museo des Beaux-Arts di Nantes, il Museo du Mont-du-Piété di Bergues, il Museo Départemental di Arte Antica e Contemporanea di Epinal, il Museo des Beaux-Arts di Digione, il Museo Toulouse-Lautrec di Albi, e il Museo départemental Georges de La Tour di Vic-sur-Seille.
Tutte le opere provengono da musei stranieri in quanto nessuna delle opere attribuite a de La Tour è conservata in Italia.
Il percorso della mostra a Palazzo Reale
La mostra è divisa in otto sezioni e le opere presentate sono una trentina. Centrale è il tema della luce. Luce che rischiara, rende visibili i soggetti dei dipinti e mostra tutte le possibilità della rappresentazione del reale.
Ad aprire le sperimentazioni luministiche troviamo la Maddalena penitente proveniente dalla National Gallery of Art di Washington, chiaro rimando alla Maddalena di Jan Lievens e alle opere di stile caravaggesco. Tra le altre altre opere presenti vi sono La lotta dei musici proveniente dal Paul Getty Museum di Los Angeles e il Suonatore di Ghironda col cane proveniente dal Musée du Mont-de-Piété di Bergues, entrambe rappresentative dei temi affrontati da de La Tour.
Il percorso si conclude poi con la sala dedicata all’opera tarda San Giovanni Battista nel deserto proveniente da Vic-sur -Seille. In quest’opera il superfluo è eliminato e cede il posto a un ambiente ben rappresentativo della solitudine e della condizione del Battista nel deserto.