Ritengo che la missione della mia vita sia far capire la gravità del cambiamento climatico attraverso il mio lavoro. Ho viaggiato a nord, fino all’Artico, per catturare l’evolversi della storia dello scioglimento dei ghiacciai, e a sud dell’equatore per documentare il conseguente innalzamento dei mari. Di recente, sono stata sulla costa ghiacciata della Groenlandia e sulle isole pianeggianti delle Maldive, collegando due parti apparentemente sconnesse, ma ugualmente in pericolo, del nostro pianeta.
I dipinti di Zaria Forman esplorano momenti di transizione, turbolenza e tranquillità nel paesaggio, permettendo a chi guarda di connettersi emotivamente con un luogo che forse non avrà mai l’opportunità di vedere. La scelta peculiare però è quella di trasmettere la bellezza invece della devastazione ambientale. Zaria, infatti, pensa che se le persone possono vivere la sublimità di questi paesaggi, forse saranno ispirate a proteggerli e preservarli.
L’arte come movimento dell’anima
La psicologia del comportamento ci dice che intraprendiamo delle azioni e facciamo delle scelte basandoci soprattutto sulle nostre emozioni. Parecchi studi hanno mostrato come l’arte influenzi le nostre emozioni in maniera più efficace rispetto alle notizie terrificanti. Per il futuro, gli esperti prevedono estati artiche senza ghiaccio già nel 2020. Secondo le previsioni, inoltre, il livello del mare salirà di 0,6-3 metri entro fine secolo.
Zaria ha dedicato la sua carriera a illuminare queste proiezioni con un mezzo accessibile e visibile, che susciti delle emozioni che le statistiche non riescono a farci cogliere.
L’arte di Zaria Forman
Il suo percorso inizia e coincide con la passione per il viaggio. In tutti i luoghi che visita scatta migliaia di foto. Una volta tornata nello studio, poi, lavora utilizzando sia la memoria della sua esperienza sia le fotografie, per creare composizioni su larga scala, a volte anche più larghe di 3 metri.
Dipinge con il pastello morbido, che è asciutto come il carbone, ma a differenza di esso colora. Considera i suoi lavori dei disegni, ma altri li chiamano dipinti.
Zaria non usa alcuno strumento, ha infatti sempre usato le sue dita e le sue mani per manipolare il pigmento sulla carta. Proprio per questo motivo, le sue opere richiedono moltissima precisione e pazienza; pazienza che va dalle 200/250 ore di lavoro solo per un’opera.
Considera il disegno come una forma di meditazione che le calma la mente. Non percepisce ciò che disegna semplicemente come ghiaccio o acqua. L’immagine viene smontata nelle sue forme più basilari di colore e forma; successivamente, una volta che il pezzo è completo, può finalmente sperimentare la composizione come un intero, come un iceberg che galleggia attraverso l’acqua vetrosa o un’onda con la cresta schiumosa.
Tale madre tale figlia
Nell’agosto del 2012 Zaria ha condotto la sua prima spedizione, portando un gruppo di artisti e studiosi sulla costa nordoccidentale della Groenlandia. Inizialmente, sua madre avrebbe dovuto condurre questo viaggio. Erano nelle prime fasi di progettazione e avevano intenzione di andare insieme, quando purtroppo la mamma si ammalò di un tumore al cervello. Il cancro ebbe presto il sopravvento sul suo corpo e sulla sua mente e lei morì sei mesi dopo. Durante i mesi della sua malattia, però, la sua dedizione alla spedizione non vacillò mai, e Zaria le promise che avrebbe compiuto il suo viaggio finale.
Lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia è tra i fattori maggiormente responsabili dell’innalzamento del livello del mare, che ha già iniziato a sommergere alcune delle isole meno elevate al mondo. Un anno dopo il suo viaggio in Groenlandia, Zaria visitò le Maldive, il paese più basso e pianeggiante del mondo. Mentre era lì, collezionò immagini e l’ispirazione per una nuova serie di lavori: disegni di onde che finiscono sulle coste di una nazione che potrebbe essere sommersa interamente entro questo secolo.
L’arte come testimonianza
Tra i tanti regali che la madre le ha fatto c’è l’abilità di concentrarsi sul positivo piuttosto che sul negativo. I disegni di Zaria Forman, infatti, celebrano la bellezza di ciò che tutti noi stiamo per perdere, invitando tutti ad agire, a non voltarsi dall’altra parte.
Spero che possano rappresentare una testimonianza dell’esistenza di paesaggi sublimi in mutamento, che mostrino la transizione e ispirino la nostra comunità globale ad agire per il futuro.