Quando arriva la notte, l’arte si fa filosofia

E arriva la notte, che è solo l’altra forma del giorno.
Che è solo l’altra forma della notte.

M.C. Escher

Donna in blu

Cos’è la notte? Un frammento di tempo ritagliato dal tramonto all’alba. Un frammento di cielo stellato, come lo dipingono i grandi pittori. È un frammento di spazio, in una stanza, in un letto, dove la sola oscurità accompagna il sonno del dormiente. Ma la notte è anche poesia, letteratura, arte, perché è in grado di donare quel tocco filosofico e riflessivo alla vita. Così si nutre di pensieri, dolci o tormentati, e ne fa narrazione. Sono tutte quelle immagini e quelle parole che di giorno non avrebbero il coraggio di esporsi sotto gli occhi di tutti, ma nell’aura notturna prendono possesso del sonno.

La notte si offre come omaggio alla sensualità femminile, alla donna che, lasciata sola, viene sublimata dalla luce lunare. Accompagnata da uno sguardo malinconico, vitreo, perso, come per cercare risposte a interrogativi irrisolvibili.
Lo dimostrano i dipinti di Paul Delvaux, pittore novecentesco che accosta la sua riflessione notturna alle atmosfere immobili di Giorgio De Chirico e all’abbandono nostalgico del periodo blu di Pablo Picasso.

Per l’artista spagnolo il blu ha una forte valenza sacrale. Riesce a deprivare le figure del realismo che le contraddistingue, relegandole in un mondo fatato, onirico e sconosciuto ai più. Una realtà dove l’occhio umano cerca l’oscurità, il notturno, come se, per scrivere la propria quotidianità, non avesse bisogno di nient’altro se non delle memorie. Quelle che gli appaiono nel flusso di coscienza dormiente che sovraffolla la mente.

Scrivo solo di notte da questa parte del mondo, come chi dall’altra scrive solo di giorno, dolce nostalgia figlia di un ricordo. La penna sa la via e danza sopra al foglio, le migliori idee volano basse, a volte le intercetto quando sono steso a letto. E allora mi alzo per andare a scriverle di getto, cercando di far piano come i gatti sopra al tetto.

Murubutu (ft. Dutch Nazari & Willie Peyote), Occhiali da Luna

Così come il Pianeta si divide tra notte e giorno, il sogno si compone di realtà e fantasia, tanto indistinguibili nei nostri pensieri notturni da sembrare il binomio ibrido di una misteriosa realtà. Questa si concretizza nel vortice sinuoso di linee e colori che compone La Notte Stellata di Vincent Van Gogh. E con il celebre dipinto la notte diventa un simbolo cosmico e universale, tanto che l’artista Alex Ruiz sceglie di riprodurre con il digitale quello che Van Gogh avrebbe osservato un momento prima della realizzazione dell’opera.

I giorni vengono distinti fra loro, ma la notte ha un unico nome.

Elias Canetti

Vincent Van Gogh, Notte Stellata

L’universalità della notte la distingue dalla poliedricità del giorno, dal ginepraio di impegni e bisogni affilati che picchiettano sulla nostra mente in attesa di una risposta. Ma in mezzo a un labirinto di interrogativi senza risposta, c’è un bisogno incessantemente desideroso di attenzione che non è personale, ma universale. Questo è l’amore, che guarda al futuro, come una successione incessante di nebulose notti, e non si concretizza nella passionalità carnale di una sola serata.

Per questo l’amore, quello bello, quello che si consuma tra i pensieri notturni e non cerca una realizzazione fattuale, è onirico. E non c’è artista più sognante e sentimentale di March Chagall, che ha reso la notte portavoce di un’eterna danza notturna, come in quel frammento del film La La Land.  I suoi corpi fluttuanti, avvinghiati in dolci abbracci, non pensano alle preoccupazioni del giorno, lasciano che il reale li attraversi e li ricopra, noncuranti di quello che accadrà dopo.

La fragilità degli amanti, così come la loro ingenuità, si adatta a una notte fiabesca, dalle tinte orientali. Non è la notte tetra in cui si muove il soldato di trincea, o la notte densamente colorata in cui si perde lo sguardo contemplativo di Van Gogh, o ancora la notte malinconica di chi pensa a una persona amata e perduta. La notte degli amanti è quella di chi sa che ha solo quel momento per godersi appieno il piacere. Di chi non sa cosa gli riserverà il futuro e per questo si appoggia a sfumature nebulose, color pastello, come quelle di Chagall.

Così più la notte è scura, più luminose sono le stelle, più densi sono i pensieri, più vivida l’immagine a cui pensiamo prima di addormentarci. E quando arriva la notte, l’arte si fa filosofia, si piega alla più pura poesia associata all’immagine. Perché le icone e i simboli che dona la notte, sono quelli che all’arte servono per congiungere felicemente realtà e sogno.


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