“Deve proliferare il germe a Treviso, ho l’impressione. Un batterio, un virus, o qualcosa di simile che si sposta libero nell’aria e che solo in rarissimi casi si attacca all’uomo. […]. Gli studiosi hanno anche dimostrato che, una volta penetrato tra le maglie della corteccia celebrale, la particella infetta tende inesorabilmente a proliferare, gemmando tra le cellule del cervello. […]. Gli esperti sono stati tutti unanimemente in accordo nel dare il nome a questo germe micidiale. La scelta è stata semplice: Giappone. Altrettanto immediata è stata la scelta di una definizione per l’infezione che esso genera: Collezionismo di arte giapponese”.
È così che Francesco Morena – specialista di arte estremo-orientale – ha rivelato chiaramente le sue intenzioni riguardo alla mostra che ha curato personalmente. “Giappone. Terra di Geisha e Samurai”. Un percorso espositivo particolarmente importante che occuperà, fino al prossimo 2 giugno, più di dieci stanze adibite appositamente in Villa Reale a Monza.
Lo stesso Morena ha affermato quanto sia entusiasta del lavoro intrapreso. In particolar modo ritiene una fortuna l’esser riusciti ad unire in una perfetta armonia stilistica due grandi collezioni private. Infatti, l’intera rassegna si sviluppa grazie alle raccolte di due ingenti estimatori d’arte giapponese, Valter Guarnieri e Lydia Manavello, entrambi trevigiani.
Il Paese del Sol Levante, la Terra dove nasce il Sole. Luogo mistico per eccellenza, ma al contempo ormai apprezzatissimo dalla cultura occidentale, e che ormai, da molti anni, ha un profondo legame con quest’ultima. Dal Giapponismo francese di inizio Novecento, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove l’influenza sembra aver raggiunto il suo massimo apice.
Manifestazioni, ricorrenze e celebrazioni note e festeggiate ormai in tutto l’occidente permettono di sentirsi parte di un’unica grande comunità, in un’assidua concatenazione di tradizioni, folclori e usanze.
Il percorso espositivo si apre in una piccola stanza, la quale ospita una coppia di vasi di porcellana provenienti dagli appartamenti stessi della Villa Reale. Pochi, infatti, sono a conoscenza della presenza del Salotto Cinese, una delle stanze più affascinanti del complesso monzese.
Questo, completato nel 1790, presentava pannelli in seta dipinta realizzati da Carlo Antonio Raineri, artista particolarmente legato alla pittura ornamentale. Nel corso degli anni, la sala venne arricchita con poltrone e divani ornati con tessuti e decorazioni tipicamente cinesi. A completare l’allestimento vi sono anche svariate porcellane dal gusto orientale, serie di cui fanno parte i due straordinari vasi presi in considerazione.
La mostra si snoda successivamente in ampie sale tematiche. Una delle prime sale presenta l’interesse per i samurai, cioè la classe militare che ha dominato ininterrottamente il Giappone dal XII secolo fino alla metà dell’Ottocento.
Al centro di questa ricercatezza del gusto nipponico ci sono i paraventi, e poi oggetti che delineano alla perfezione la categoria di questi guerrieri. Armature, cappelli, staffe e katane, tutti facenti parte della collezione di Guarnieri.
“Un bambino che non crede alle fiabe non diventerà mai un adulto consapevole, perché meraviglia e stupore sono componenti essenziali dell’essere umano e lo accompagneranno per tutta la vita, anche quando sopraggiungerà la vecchiaia con il suo decadimento fisico. […]. In definitiva si osserva che nulla è cambiato. La trasformazione superficiale del manufatto, dovuta al trascorrere del tempo, non ha modificato in alcun modo il suo contenuto ed ha mantenuto intatta la sua purezza. Aggiungerei, inoltre, che la sua bellezza risulta accresciuta e l’imperfezione progressiva conferisce ulteriore prestigio all’oggetto artistico”.
Questa la spiegazione del collezionista, il quale evidenzia come l’usura e il degrado di alcuni prodotti possano persino elevare la sua suggestione, ed insieme il suo significato più intrinseco.
Successivamente, passando tra immagini di creature mitologiche e scene di vita quotidiana, si arriva alla sezione dedicata alle geishe, seguita da quella dei kimono: due punti focali del Giappone.
“Kimono, come icona culturale paragonabile ad un’istantanea di ogni epoca, di cui questo abito è stato testimone ed allo stesso tempo protagonista, assumendo tutte le declinazioni del lusso o rimanendo imbrigliato nelle inflessibili maglie delle leggi suntuarie. […]. Questo è lo straordinario valore culturale del kimono, valore che mi ha persuasa ad intraprendere una ricerca alla scoperta di un mondo che dischiude pagine di grande fascino e spessore.
Collezionare kimono significa in primo luogo inseguirne la Bellezza, perdendosi fra le stoffe ed il loro celato vissuto; ma al contempo costituisce uno strumento di alta precisione per indagare a fondo le radici del Giappone, Paese estremo”.
La rassegna si conclude con due sezioni molto intriganti legate alla fotografia e alla calligrafia giapponese, che fin dai loro primi esordi hanno saputo influenzare – naturalmente in maniera positiva – gran parte della cultura occidentale, volgendo verso una modernità senza precedenti.
La mostra, inaugurata il 30 gennaio, sarà visitabile presso la Villa Reale di Monza fino al prossimo 2 giugno, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19.
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