Sul red carpet allestito allo Staples Center di Los Angeles, in occasione dei Grammy Awards, Ariana Grande si è presentata con un voluttuoso abito grigio, con un’ampia gonna di tulle da fare invidia alle nobildonne di altri tempi e alle diciottenni americane che si preparano per il ballo di fine anno. Camila Cabello ha scelto, all’incirca, lo stesso stile, ma più contenuto, puntando su un originale total black. Dua Lipa, invece, ha optato per un outfit minimal che è il nuovo sinonimo dell’eleganza.
Infine, è arrivata Billie Eilish, minuta e senza tacchi, con un’improbabile mise firmata Gucci che le lasciava appena scoperto il volto. A vederla sfilare vicino alle sue colleghe non si poteva non riconoscere: c’era davvero poco di raffinato nel suo completo nero e verde, con tanto di capelli e unghie abbinati. Per alcuni, mancava proprio di femminilità. Tuttavia, è così che la cantante losangelina si è conquistata, negli anni, l’amore di tanti giovani. Almeno 50 milioni, stando al suo account Instagram.
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Nominata in sei categorie all’evento musicale più prestigioso sul panorama musicale, Billie Eilish ha trionfato aggiudicandosi cinque premi, tra cui quello come Miglior Artista Rivelazione e Miglior Album dell’anno con When We Fall Asleep, Where Do We Go?. Ecco che cosa si nasconde dietro al nuovo fenomeno mondiale.
L’esordio
Classe 2001, la carriera di Billie nel mondo della musica è iniziata quasi per caso: da bambina praticava danza ad alti livelli, poi un incidente all’anca le ha distrutto per sempre quel sogno. A undici anni, però, ha cominciato a scrivere e a cantare i suoi brani, ispirandosi anche al percorso del fratello Finneas, che per lei è sempre stato una delle ancore di salvezza.
Allo stesso modo, anche la composizione e il canto sono diventati ben presto due punti fermi per lei, ragazza fragile, che, più volte, ha dichiarato di non essere stata certa, in alcuni periodi della sua esistenza, di arrivare ai 17 anni. Perché la Eilish ora sarà pure la popstar del momento – o forse persino dello scorso e di questo decennio – ma ha conosciuto la depressione, la paura della vita e la voglia di lasciare quest’ultima per sempre. Vedeva una finestra e pensava di buttarsi giù. Non lo nasconde, anzi, ne parla nelle interviste ma, soprattutto, nei suoi testi.
L’arte di raccontare se stessi
Il suo lato oscuro, costellato di ansie e ossessioni, è diventato il suo punto di forza, non una macchia da coprire. I tanti giovani – e non solo – che la seguono, riescono a riconoscersi nelle canzoni di Billie: lei parla di loro e per loro, semplicemente raccontando la sua storia. Dà voce a una generazione i cui problemi restano spesso dai contorni non definiti agli occhi degli adulti, attraverso immagini che appartengono alla sfera della mostruosità, del suicidio, dell’incubo – più che dell’onirico – e di una dimensione disturbante.
Today, I’m thinkin’ about the things that are deadly
The way I’m drinkin’ you down
Like I wanna drown, like I wanna end me
Step on the glass, staple your tongue
Bury a friend, try to wake up
Cannibal class, killing the son
Bury a friend, I wanna end me.
Proprio il “disturbo”, declinato soprattutto nell’accezione psicologica, regna sovrano delle sue melodie: i synth, gli strumenti elettronici e le drum machine creano suoni non semplici al primo ascolto, distorti e, spesso, anche proprio disturbanti. Su queste note, la cantante non stupisce con acuti all’Adele e nemmeno con una voce “corposa” alla Beyoncé, al contrario, mantiene un tono quasi flebile e delicato. Impossibile etichettarla sotto un’unica definizione: è musica elettronica, ma anche Indie e Folk; è Art Pop mescolata alla trap e al cantautorato delle grandi ballad, il quale emerge in alcuni brani più lenti.
La consacrazione del fenomeno
Con questa combinazione che si muove in direzione opposta al pop mainstream contemporaneo, Billie Eilish si è imposta al pubblico internazionale, riscuotendo consensi dai suoi coetanei ma anche dalla maggior parte dei critici musicali. Non solo la sua musica va controcorrente rispetto alle tradizioni hit radiofoniche, ma lei stessa incarna l’emblema dell’avversione alla massa. Lei che non balla nonostante le sue canzoni abbiano il ritmo per farlo. Lei che non pensa minimamente a incantare sulle copertine delle riviste più prestigiose con i look giusti e sempre lei che non censura e non si lascia censurare: anche se in maniera distorta, tutto attira della giovane ragazza di Los Angeles.
Resta un prodotto di marketing – perché sì, lo scopo rimane quello di vendere (e anche tanto) e di farsi conoscere – che non vuole, però, compromettere la propria personalità musicale e nemmeno la propria essenza.
Così, tra strategia e molta originalità, Billie Eilish ha portato via ai suoi colleghi, alcuni ben più navigati di lei, i Grammy per Album dell’anno, Miglior album pop vocale, Canzone dell’anno, Registrazione dell’anno e Miglior artista esordiente.
Il tutto a 18 anni.
Chapeau.