Nel maggio 2016 esce nelle sale cinematografiche Colonia, una pellicola diretta da Florian Gallenberger. Il film si concentra sulla storia di Lena e Daniel, questi i nomi dei due protagonisti, interpretati da Emma Watson e Daniel Brühl: la loro storia d’amore viene raccontata in una cornice storica fuori dal comune, non solo per le scene che passano sullo schermo, ma soprattutto per l’atmosfera che si respira durante tutto il film.
Una trama significativa
Le vicende si concentrano nel Cile del 1973, durante un colpo di stato: i due giovani si schierano con la rivoluzione di Allende e Daniel, di professione fotografo, crea attraverso i suoi scatti una testimonianza dell’atmosfera che il colpo di stato ha portato con sé. Accusato di essere un alleato dei comunisti, viene rapito e imprigionato all’interno di Colonia Dignidad, un villaggio da cui nessuno è mai riuscito a fuggire e all’interno del quale si consumano brutali atrocità nei confronti dei prigionieri. Lena, rimasta sola, tenta di tutto per poter salvare il fidanzato e riuscire a riportarlo in libertà, mettendo a repentaglio la propria vita.
Tra realtà e finzione
Il film a un primo impatto colpisce per il forte sentimento che lega i due protagonisti, disposti a sacrificare se stessi per salvare la propria metà e riavere la libertà. La pellicola scuote l’animo dello spettatore non solo a livello sentimentale, ma anche per il contesto storico in cui si sviluppa la trama. Mentre la storia di Daniel e Lena è frutto della fantasia degli autori, la descrizione di Colonia Dignidad riporta chiari riferimenti alla realtà dei fatti e mostra il clima sviluppatosi nel Paese durante gli anni della dittatura di Pinochet. Nonostante la giovane età, i protagonisti, e molti altri come loro, tentano di lottare per salvaguardare le proprie idee e la propria libertà in uno Stato dove tutto ciò sembra venire meno.
Uno degli aspetti più originali sviluppati all’interno della pellicola riguarda proprio il contesto in cui i personaggi vivono le proprie vicende e, in particolare, la vita all’interno del villaggio cileno, un luogo realmente esistito e riprodotto fedelmente nella trama del film.
Colonia Dignidad, da cui il film prende il titolo, era un villaggio di una setta tedesca fondato all’inizio degli anni Sessanta da Paul Schafer, che aveva lavorato come medico all’interno delle SS. In qualche modo collegato alle brutalità compiute dai nazisti, il panorama appare inaspettato e sconosciuto ai più ed è in questo che si nasconde la sua più interessante novità.
Le atrocità di Colonia Dignidad
Molti di noi probabilmente non conoscono la storia di questo villaggio. All’interno dei confini di filo spinato, la vita per i prigionieri ricorda molto quella degli ebrei all’interno dei campi di concentramento nazisti: divisi per sesso, costretti ad assumere farmaci per inibire le normali funzionalità della mente e dell’organismo e obbligati a lavorare in condizioni disperate per molte ore al giorno. Gli abitanti sono costretti anche a subire punizioni corporali di vario genere e moltissimi di loro muoiono tentando di fuggire da questo inferno.
La pellicola offre aspetti nuovi e poco conosciuti della Storia, come spesso accade in questi casi: sì, perché le brutalità che si consumano all’interno delle mura non hanno a che fare soltanto con punizioni nocive per la salute corporea, ma anche con un attento lavoro di manipolazione mentale sui suoi prigionieri. Per mezzo di tecniche legate alla religione e alla spiritualità, ai prigionieri vengono inculcati obbligatoriamente valori e regole da rispettare a ogni costo e uno stile di vita conforme a delle norme precise, per impedire il contatto tra uomini e donne e l’unione delle famiglie. Come viene trasmesso dal film, le coppie per la riproduzione vengono decise in base alle regole dell’eugenetica e i figli, una volta nati, vengono cresciuti lontano dai genitori per bloccare ogni sviluppo di relazione interpersonale.
Secondo le testimonianze storiche raccolte, il lavoro sulle menti dei prigionieri era attento a tal punto che essi non si consideravano dei prigionieri, ma semplicemente gli abitanti di un villaggio che vivevano seguendo i principi dettati dal loro capo, con chiari riferimenti alla Bibbia. Molti di loro erano anche grati per la presenza di un ospedale all’interno del campo, che curava anche gli abitanti dei villaggi vicini.
Oggi Colonia Dignidad è stata ribattezzata Villa Baviera e, secondo quanto dichiarato dai nuovi gestori della struttura, è un ambiente del tutto nuovo e diverso, dedicato al turismo, molto simile a un hotel.
L’importanza della memoria
La visione di Colonia è vivamente consigliata a ciascuno di noi, non tanto per la storia romanzata dei due protagonisti –nonostante siano uno splendido esempio di coraggio – ma principalmente per il contesto storico, che ci comunica ancora una volta quanto poco sappiamo della storia del mondo e quanti fatti ancora rimangono nascosti ai più. In particolare, la storia di Colonia ci aiuta a comprendere le atrocità commesse anche al di fuori dell’Europa, ma che per impatto sul genere umano hanno avuto conseguenze molto simili. Dunque, Colonia ribadisce ancora una volta l’importanza della consapevolezza della Storia e della memoria storica nella sua globalità, affinché eventi simili non accadano più.