Appeso alla parete, in tasca, al polso; necessità o praticità: nella storia dell’uomo, l’orologio è rimasto costantemente un bene di consumo!
Un bellissimo orologio da polso, appoggiato sul comò, vicino ad una schedina Sisal e un pacchetto di sigarette.
Lusso, gioco e tabacco compongono il ritratto del gentiluomo degli anni Sessanta e Settanta. L’orologio è sul mercato da molto tempo ormai, ma prima dello Zenith in acciaio e altre rivoluzioni, resta un bene di lusso, dedicato ad una ristretta élite. Praticità e precisione, richiesti allo scoppio della Grande Guerra, portano ad un primo boom di questo settore: i militari portano al polso modelli protetti da strutture in metallo e cuoio. Da gioiello prezioso in oro, conservato in tasca dai nobili, a simbolo della mascolinità, con una cassa più grande e più elaborata.
La storia
Negli anni Trenta l’orologio affida la sua notorietà alla pubblicità, dalla quale però non ottiene i risultati sperati: a causa degli elevati prezzi, rimane un oggetto per pochi, e non adatto a tutte le tasche! La vera democratizzazione avviene a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, quando il prezzo si riduce drasticamente e ogni lavoratore può acquistarne uno. La rivoluzione economica è dovuta all’introduzione di nuovissime e sorprendenti tecnologie elettroniche, firmate da americani e giapponesi, il quarzo e la lancetta dei secondi, che fino a questo momento era assente.
Da semplice “proprietà privata” a “indicatore economico”: ovviamente, sviluppandosi un intero mercato attorno a questo oggetto, le fasce diversificate di prezzo, i differenti materiali e meccanismi usati, definiscono davvero una gerarchia di clienti. Sembra quasi un aspetto negativo, ma occorre ricordare le origini umili dell’orologio da polso per sottolineare come sia più importante la praticità, piuttosto che l’elaborazione elevata: occorre il giusto equilibrio per raggiungere la qualità utile alle diverse tipologie!
Dall’analogico al digitale
Le lancette e i numeri presenti in vari font sul quadrante sono solo la base del successo dell’orologio. Forse, sempre per questioni legate alla praticità, lo step successivo a questa estetica consiste nel modello analogico. Un quadrante (o meglio, display) rettangolare, con un sfondo scuro o grigio, su cui l’ora viene indicata tramite delle cifre dal formato proprio identico a quello che caratterizza il cronometro. Questa rivoluzione ha avuto come terreno fertile la
Ulteriore rivoluzione è rappresentata dal più recente modello firmato da Zitto.
Zitto non parla, a meno che non glielo si chieda.
Zitto gioca con i colori, adora essere guardato.
Zitto è portatore sano di vitalità ed energia.
Zitto. It’s time to watch.
Questo è lo slogan dell’orologio più gommoso e colorato, dal display interattivo, dato che ‘parla’ solo nel momento in cui il proprietario decide di premere questa parte! Qui, l’ora appare tramite dei led rossi su un quadrante tondo, che richiama la forma del viso: il logo del brand, infatti, è una faccia con due occhi e una X per bocca… Da qui, l’originale nome!
Ultimo step, ovviamente, lo smartwatch con le sue innumerevoli funzioni.
Il futuro?
Da un mercato davvero ristretto, formato solo da benestanti e appassionati collezionisti, a uno pieno di clienti dal profilo davvero vario: attualmente, chiunque può trovare un modello adatto alla sua personalità! Materiale, formato dell’ora, dimensione e funzioni sono gli aspetti da confrontare e tenere di conto quando si acquista un orologio da polso. Chissà chi ne possedeva uno senza nemmeno la lancetta dei secondi cosa direbbe davanti a quei modelli che proiettano l’ora sulla parete! Nel frattempo, possiamo riflettere sull’evoluzione, non solo dal punto di vista del materiale e della struttura, ma anche della persona che possiede un orologio: dalla conservazione alla consultazione attiva, che richiede proprio l’intervento del proprietario. Quale sarà il prossimo elemento rivoluzionario, che arricchirà questo settore?
Emanuela Scarpellini, L’Italia dei consumi. Dalla Belle Epoque al nuovo millennio, Editori Laterza, 2008