Obesità dilagante e misure suicide negli Stati Uniti

In tempi come questi, in cui ovunque si promuove il self-love, è strano trovarsi di fronte a numeri che parlano di tutt’altro. Per quanto, soprattutto all’inizio dell’anno, aumentino le iscrizioni in palestra e quei piccoli accorgimenti sull’alimentazione in vista dell’estate, non sempre si rispettano i buoni propositi. E se per alcuni questo significa semplicemente metter su qualche chilo facilmente smaltibile, per altri un cattivo stile di vita può essere fatale. È necessario fare una premessa: è importante prendersi cura della propria salute, sia fisica che mentale, anche per coloro che non hanno problemi di peso. È ovvio che a lungo andare uno stile di vita poco salutare possa creare problemi anche ai più snelli di costituzione.

Gli Stati Uniti sono tra i Paesi con il più alto tasso di obesità tra gli adulti. Questi sono famosi per l’alto consumo di merendine, fast-food e bevande ipercaloriche. Tre adulti su quattro sono in sovrappeso, e poco meno della metà della popolazione è diabetica o prediabetica. Anche tra gli adolescenti l’obesità è in aumento, così come i tumori legati a essa.

Nel 2010, l’allora First Lady Michelle Obama si impegnò nella lotta contro l’obesità infantile, con un’iniziativa denominata Let’s Move!. Così, una famosa catena di fast-food, Subway, introdusse un menu per bambini con frutta e verdura a partire dal 2014. Questa iniziativa non fu un caso isolato. Infatti, a New York si discusse l’introduzione della fat tax (tassa sul grasso), e associazioni di genitori promossero campagne contro i distributori di merendine nelle scuole. Inoltre nel 2010 Obama firmò l’Healthy, Hunger-Free Kids Act, un provvedimento che aiutò le scuole pubbliche degli Stati Uniti a offrire pasti più salutari nelle mense. Grazie a questa legge, i pasti proposti dalle mense scolastiche introdussero frutta, verdura e grani integrali. Anche gli snack e gli spuntini offerti nelle scuole dovettero rispettare degli standard nutritivi più alti.

L’allora presidente Obama e la First Lady lavorarono poi per offrire la colazione agli studenti, così che potessero affrontare la giornata con energia e con i giusti nutrienti. Ovviamente una corretta alimentazione è il primo passo per raggiungere uno stile di vita sano, ma è indubbio che questa debba essere associata anche al movimento. Ecco allora Let’s Move Active Schools, un’iniziativa grazie alla quale circa 8500 scuole si sono impegnate a offrire ai loro studenti più opportunità di svolgere attività fisica. Nell’ultimo decennio, l’obesità infantile tra i due e i cinque anni è diminuita dal 14 all’8%. È quindi necessario partire dai primissimi anni di vita nell’educazione a una corretta alimentazione. Questa è la ragione per cui nel 2011 nacque anche Let’s Move! Child Care, iniziativa destinata ad aiutare i gestori degli asili a offrire ambienti più salutari ai bambini con più attività fisica e meno tempo davanti alla tv.

L’obesità è inoltre fortemente limitante a livello pratico, e quindi ostacola chi ne soffre sul lavoro e nella costruzione di una famiglia (il tasso di fertilità nelle persone obese è molto basso). È importantissimo non sottovalutare questo problema, impegnandosi nella promozione di iniziative come quelle proposte da Michelle Obama.

Certo, è demoralizzante vedere anni di sforzi e di lotte contro i cosiddetti junk food (cibi spazzatura) buttati via insieme alle cartacce di qualche merendina ipercalorica. È quello che sta facendo l’attuale Presidente degli Stati Uniti, Trump. Quest’ultimo si è lavato le mani di un problema tanto presente nel suo Paese, reinserendo merendine e cibo spazzatura nei menu delle scuole. Già lo scorso anno, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti aveva reintrodotto alimenti più grassi e saporiti a favore del gusto. Ed ecco che quest’anno pizza, patatine fritte e gli amati hamburger sono tornati sui menu.

Questa decisione decisamente poco saggia è dovuta probabilmente ai costi sicuramente più elevati di frutta e verdura rispetto a cibi preconfezionati. Il tentativo inoltre è quello di ridurre gli sprechi di cibo, motivo più che condivisibile, ma non a danno della salute di milioni di ragazzi14 milioni di minori americani sono considerati obesi. E sebbene le aziende produttrici abbiano acclamato questo cambiamento, i nutrizionisti l’hanno fortemente criticato. Uno studio pubblicato sul <<New England Journal of Medicine>> ha messo in evidenza che entro il 2030 saranno molti gli Stati degli USA che avranno una prevalenza di obesi, circa il 60%. Questo dato è allarmante soprattutto perché si stima che molti di loro abbiano un reddito inferiore ai 50000 dollari. Ciò significa maggiori spese per l’assistenza sociale.

Sicuramente i bambini saranno contenti di questa modifica dei menu, ma lo saranno anche tra dieci anni? Lo saranno anche quando faranno fatica ad alzarsi dal divano per l’eccessiva quantità di grasso? Ci sarebbe da riflettere maggiormente sulle scelte politiche prese, guardandole in un’ottica temporale più estesa, considerando non solo ciò che è giusto ora, ma anche gli effetti futuri.

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