A un anno dalla pubblicazione del singolo Glaciazione, Mattia Carlesso torna con un nuovo singolo, Tracce sul mio viso, in uscita il prossimo 24 gennaio. Noi de «Lo Sbuffo» ve lo facciamo ascoltare in anteprima.
Il cantautore veronese, classe 1990, ha iniziato a suonare per gioco, come spesso capita ai bambini che vogliono imitare i grandi. A soli dieci anni, infatti, cerca di imitare il padre suonando la chitarra. Da lì, il gioco si è trasformato in una vera e propria passione, che si è mischiata con la musica dei grandi cantautori italiani: Lucio Battisti, Lucio Dalla e Ivano Fossati.
Il bambino che provava a suonare la chitarra è poi cresciuto e ha sviluppato gusti più definiti, dalle influenze rock alla passione per tematiche sociali più impegnate.
Dopo aver suonato in alcuni gruppi della scena veronese, nel 2014 decide di intraprendere la carriera da solista, che inaugura qualche anno dopo con un primo EP autoprodotto, dal titolo Età della voce.
Tracce sul mio viso: una canzone-frammento
Come abbiamo anticipato, nel gennaio 2019 esce Glaciazione, singolo pubblicato dall’etichetta indipendente Ghiro Records. È passato un anno e Mattia Carlesso torna con un brano evocativo e allo stesso tempo malinconico. Un pezzo che vuole essere l’istantanea di un ricordo e delle sensazioni a esso legate. Lo stesso cantautore lo descrive così:
Quelle sere in cui qualcosa non va e i pensieri fluiscono senza che tu li possa bloccare… Tracce sul mio viso parla di questo.
Obbligatorio un paragone con il singolo precedente, da cui risulta evidente una grande crescita emotiva dell’autore, che è passato dalle sonorità più pop di Glaciazione a quelle più intense, nostalgiche e tipiche del cantautorato di Tracce sul mio viso.
Mattia Carlesso ha imparato la lezione dei cantautori italiani e l’ha fatta propria, arricchendola con la delicatezza delle melodie pop e con l’incisività delle venature rock.
Il brano rimane coerente fino alla fine, seguendo un climax che termina con un nostalgico riff di chitarra, simbolo dei pensieri che scorrono incontrastati. Il video mostra perfettamente questa sensazione del fluire dei pensieri e la necessità di perdersi negli stessi per poterli elaborare.
Il cantautore è solo per tutta la durata del video, intento a scappare dai suoi stessi sentimenti. Ma nell’attimo finale ci viene mostrato che tutto questo fuggire può avere una conclusione, un ritorno a quello che consideriamo sicuro. Perché è necessario perdersi prima di ritrovarsi.
Un brano che invita a “smarrire se stessi tra un respiro e l’altro”.
Copertina e immagini gentilmente fornite da Conza