Questo è il contenuto di una minima parte delle migliaia di cartelli, cartelloni e manifesti che il 23 novembre scorso hanno invaso le strade di Parigi e della Francia intera durante la manifestazione:
“Lei l’ha lasciato, lui l’ha uccisa.”
“Non è un crimine passionale, è un femminicidio.”
“Il silenzio uccide.”
“Indifferenza della giustizia.”
150 mila persone sono scese nelle piazze di tutta la Francia per il raduno organizzato contro la violenza sulle donne; poco meno di 50 mila nella sola Parigi, dove un fiume umano si è riversato per le strade, da Opéra fino in piazza della Nazione. Donne, uomini, giovani e anziani, senza divisione politica ma con un solo scopo: dire basta alla violenza sulle donne. Erano 137 le vittime nella sola Francia fino al giorno della mobilitazione, la numero 138 si è aggiunta alla lista meno di ventiquattr’ore dopo. L’Italia non è da meno: a Roma c’è stata un’altra grande manifestazione in piazza della Repubblica portata avanti dal movimento “Non una di meno”. Colore dominante, in Francia come in Italia, è il viola, e segni rossi sul viso dei partecipanti.
Si tratta ormai di una vera e propria emergenza e i numeri ne sono una testimonianza, nonostante a livello legislativo si faccia ancora troppo poco e talvolta si cavalchi una retorica che ben poco ha di vero, se non l’aizzare l’odio verso determinate categorie sociali. Si stima che nel 2018 sono state circa 379 milioni le donne che nel mondo vittime di violenze fisiche o sessuali da parte del partner. In particolare, sempre a livello globale, sono circa 15 milioni le ragazze tra i quindici e i diciannove anni che hanno subito una violenza sessuale.
Oggi come prima?
“Trent’anni fa se ci molestavano al lavoro, ci palpeggiavano, non potevamo protestare. Dovevamo accettarlo come il caffè alla mattina, faceva parte del lavoro. E se dicevamo qualcosa e ci lamentavamo ci dicevano che stavamo esagerando.” (tratto da Grey’s Anatomy)
Il tempo passa, cronologicamente parlando, ma nella pratica non è scontato: talvolta le cose rimangono uguali. La violenza di genere è ben lontana dall’essere un problema superato. I numeri del contesto francese sono allarmanti e questo in parte permette di spiegare la grande affluenza alla manifestazione.
In Italia
Per quanto riguarda il caso italiano, molto interessante è la statistica redatta dall’ISTAT riguardo chi ha commesso l’omicidio. Nei dati relativi al 2018, si nota che nella stragrande maggioranza dei casi la donna sia stata uccisa da una persona conosciuta e quasi nel 55% dei casi il colpevole è stato il partner. Altrettanto allarmante, se non maggiormente, sono i dati rilasciati dalla Polizia di Stato nel 2019, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sono 88 le donne che ogni giorno subiscono una forma di violenza. Se è difficile fare una differenziazione di classe sociale e culturale tra chi ha commesso violenze e chi le subisce, è possibile però rintracciare un dato oggettivo: nell’82% dei casi chi commette violenza conosce la donna.
Convenzione di Istanbul
Si tratta di un traguardo raggiunto in tempi relativamente recenti. È un passo avanti importante perché la violenza sulle donne viene riconosciuta come violazione dei diritti umani. Con questo, dunque, viene implicitamente prevista una condanna verso tutti quei Paesi che non mettono in pratica adeguate risposte per prevenire questo fenomeno. Con la Convenzione di Istanbul si è raggiunto il riconoscimento di nuovi reati come lo stalking, l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata, il matrimonio forzato e le mutilazioni genitali femminili. Gli Stati firmatari della Convenzione devono sottostare a tre differenti tipologie di obblighi riguardanti la prevenzione, la protezione e il perseguimento degli autori.
Importante è l’istituzione di case rifugio e centri di accoglienze per le donne che sono vittime di maltrattamenti (ci dovrebbe essere un centro ogni 10 mila abitanti), con linee telefoniche gratuite e attive tutto il giorno. Altrettanto importante, però, è la garanzia che la violenza, una volta denunciata, sia penalizzata e dunque punita. In tal senso è necessario garantire che le forze dell’ordine siano in grado di dare risposte immediate a tutte le richieste, garantendo inoltre protezione speciale alle vittime durante le indagini e i procedimenti giudiziari.
Infine, un punto fondamentale: “Accertarsi che la cultura, le tradizioni e i costumi, la religione o il cosiddetto onore non possano giustificare nessun atto di violenza.” Si tratta di una definizione tanto importante quanto generica, che resta vuota e inefficace se non accompagnata da un’adeguata politica governativa all’interno degli Stati firmatari della Convenzione. Essa ha inaugurato i suoi lavori l’11 maggio 2011, con l’entrata in vigore nel 2014 e con le ratifiche di più Paesi, tra cui Francia e Italia.
Copertina by Sara Ghisoni
Immagine 1 by Sara Ghisoni