Letizia Battaglia. A primo impatto un ossimoro, poi invece si svela il nome di colei che ha determinato l’affermazione di un genere fotografico, quello del reportage e cioè una documentazione fedele al 100%.
Nata a Palermo nel 1935, la fotografa siciliana è ormai riconosciuta a livello internazionale. La sua peculiarità è stata, soprattutto, quella di aver documentato senza filtri i lunghi anni di mafia siciliana. Immagini commoventi – per lo più in bianco e nero – mettono in luce omicidi, sentenze e persecuzioni.
Chi fotografa ha un mezzo meraviglioso in mano per esistere, per essere, per incontrare il mondo, per amarlo, per denigrarlo.
Così afferma la stessa Battaglia, mettendo in luce proprio la sua condizione di fotografa.
Un’occasione per documentarsi a riguardo è proprio quella della mostra allestita a Palazzo Reale a Milano, visitabile fino al prossimo 19 gennaio. Letizia Battaglia. Storie di strada è il suo titolo. Oltre 300 fotografie, organizzate secondo un percorso ben definito, trasportano lo spettatore attraverso un viaggio ricognitivo. Francesca Alfano Miglietti, la curatrice dell’allestimento, afferma:
Quelle che la mostra si propone di esporre sono “forme d’attenzione”: qualcosa che viene prima ancora delle sue fotografie, perché Letizia Battaglia si è interrogata su tutto ciò che cadeva sotto al suo sguardo, fosse un omicidio o un bambino, uno scorcio o un raduno, una persona oppure un cielo. Guardare è stata la sua attività principale, che si è ‘materializzata’ in straordinarie immagini.
Chi è Letizia Battaglia?
Come accennato, Letizia Battaglia nasce a Palermo il 5 marzo 1935. Anticonformista per indole, inizia la sua carriera nel 1969 collaborando con il giornale palermitano “L’Ora”. Nel 1970 si trasferisce a Milano, città che le permetterà di entrare in contatto con numerose testate, e di dedicarsi completamente all’arte fotografica. Durante questi anni, intraprese viaggi che le permisero di acquisire consapevolezza rispetto al mondo a cui si stava avvicinando.
Ho iniziato per caso, in una piazza di Londra. Avevo una macchinetta in mano, ma non ero fotografa. C’era una manifestazione contro la guerra. Ricordo di avere fotografato un vecchio con la barba lunga. Purtroppo questa foto non ce l’ho più, ma l’immagine me la ricordo chiaramente.
Nel 1974, Letizia ritorna a Palermo dove – insieme a Franco Zecchin – dà luce all’agenzia “Informazione Fotografica”. Proprio in quegli anni, si ritrova a documentare gli anni di piombo della sua città. Lei stessa, ricordando quei momenti, ha affermato:
Amavo Palermo, amo la mia terra. Sentivo di dover vivere come persona in tutti i modi opponendomi all’orrore; per cui avevo una macchina fotografica in mano, avevo me stessa e ho messo tutta me stessa in queste foto.
E così ha documentato le più atroci delle situazioni. Politica, diritti civili ed omicidi stanno al centro di questo suo spicchio di produzione. E non per forza questo deve essere considerato straziante. È proprio lei che afferma la volontà di emozionare di fronte a queste istantanee. Scattava tutto ciò che recepiva come commovente e toccante.
Nel 1985, ricevette il Premio Eugene Smith a New York, riconoscimento di fotogiornalismo assegnato annualmente. Fu la prima donna europea a riscuotere tanto successo.
Soltanto tre anni fa, nel 2017, inaugura a Palermo il Centro Internazionale di Fotografia, un’associazione artistica che prevede lo svolgimento di convegni, seminari, workshop e importanti momenti di riflessione su un’arte che, ancora oggi, sa emozionare.
La mostra a Palazzo Reale
Il percorso espositivo, organizzato tematicamente, si snoda in numerose sale organizzate per genere. La rassegna comincia con la città di Letizia Battaglia – Palermo – che da sempre è stata al centro della sua produzione. La questione politica, toccante per alcuni versi, fa da assoluta protagonista.
Un secondo tema sono i bambini: gli innocenti, le prime vittime di violenza psicologica in un’epoca straziante. Immortalati spesso con armi tra le mani, donate dagli stessi adulti che dovrebbero pensare soltanto a proteggerli.
E poi l’amore, gli abbracci, i baci. Lei stessa racconta:
Credo che dentro una foto ci siano pure i baci che hai dato e che ti hanno dato. Quando si fotografa c’è la vita che hai vissuto, tutto è dentro una foto quando è ben riuscita.
Ed infine, le donne. Mamme, mogli, picciotte fotografate nei rioni più pericolosi della città. I soggetti preferiti da Letizia Battaglia. Donne nel quotidiano, nascoste o intente a mostrarsi al mondo. Entità svelate tramite scatti rigorosamente in bianco e nero.
Questo e ancora tanto altro nella sua personale a Palazzo Reale, visitabile ancora per pochissimi giorni.
Visita della redattrice
Immagini scattate dalla Redattrice