Lo Sbuffo racconta le opere più emozionanti in mostra
Dal 23 novembre 2019 al 5 aprile 2020 la città di Novara ospita la mostra Divisionismo. La rivoluzione della luce, presso il Castello Sforzesco, in Piazza Martiri della libertà.
La mostra, fortemente sostenuta dal Sindaco di Novara Alessandro Canelli (che infatti apre il catalogo della mostra), è il secondo grande successo per la città, che aveva ospitato, un anno fa, la mostra Ottocento in collezione. La curatrice, Annie-Paule Quinsac, riunisce alcuni tra i più grandi capolavori di autori quali Morbelli, Segantini, Longoni, Pellizza, Sottocornola e molti altri, suddivisi in otto sale tematiche, seguendo un percorso suggestivo nel nome della ricerca della luce, quella stessa luce che tanto aveva affascinato questi autori.
Una celebre frase di Giovanni Segantini, che può essere considerata il punto di riferimento di tutto il divisionismo, è infatti:
Se l’arte moderna avrà un carattere
sarà quello della ricerca del colore nella luce.
Il procedimento divisionista vuole la libertà della pennellata. Una resa dell’immagine nuova, per mostrare che il rigore non è più necessario, perché ciò che diventa centrale è l’espressività. È bene sottolineare però che non si tratta di una “declinazione” dell’impressionismo. Gli autori divisionisti, a differenza degli impressionisti, noti per dipingere en plein air, concludono le proprie opere in studio. Studi, disegni, schizzi antecedenti ed eventuali ripensamenti successivi. Tutto questo è parte integrante del divisionismo.
Il divisionismo non si mostrò mai come un movimento uniforme. Seppe infatti declinarsi in modi diversi nei vari autori. Ciascuno arrivava infatti alla divisione del colore seguendo vie e tecniche differenti, nuove, originali. Questo accadde sicuramente anche perché le generazioni di artisti divisionisti sono ben tre, e si snodano fra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, trovandosi così ad affrontare situazioni e contesti storici molto diversi.
Le opere di Longoni
Movimento nato a Milano, come la Scapigliatura e come poi il Futurismo, il Divisionismo è destinato ad essere ben vicino alla questione sociale. In mostra questo aspetto sociale del movimento divisionista è stato ben mostrato mediante l’esposizione di alcune opere cruciali, quale ad esempio L’oratore dello sciopero di Longoni.
Questo dipinto cattura lo sciopero del 1° maggio 1890, con il quale la città di Milano aveva festeggiato per la prima volta la giornata dei lavoratori. Sciopero che degenera in un vero e proprio scontro armato tra polizia e partecipanti, e a cui Longoni decide di dedicare una tela.
Sempre di Longoni, di quel periodo della produzione longoniana impegnata socialmente, è possibile ammirare in mostra l’opera Riflessioni di un affamato, del 1894. Un povero operaio rimasto senza lavoro, infreddolito, fissa una vetrina, all’interno della quale una coppia di aristocratici sta mangiando in abbondanza Tale dipinto fu pubblicato sul giornale socialista Lotta di classe accompagnato anche da un breve testo esplicativo che dava voce ai personaggi (quasi come fosse un fumetto). L’immagine e soprattutto il testo suscitarono immediatamente la censura, incriminando il pittore per “istigazione all’odio di classe”.
Morbelli
Altre tele presenti in mostra colpiscono invece per la profondità psicologica e la capacità evocativa. Meraviglioso è, a tal proposito, il trittico Sogno e realtà (1905) di Morbelli.
In questo capolavoro, la tela sinistra e quella destra ospitano, rispettivamente, un’anziana e un anziano dormienti, illuminati dalla luce del sole e ricurvi su se stessi. A dividerli, la tela al centro. Tela che li divide solo per modo di dire, perché in realtà è proprio quella che li unisce: ospita infatti la parte del “sogno”. Sogno in cui compaiono i due anziani, ma all’inizio della loro storia, quando erano ancora giovani amanti, abbracciati e avvolti dal blu della notte, di spalle rispetto allo spettatore, rivolti verso una luna che non possiamo vedere, ma che probabilmente loro stanno guardando.
Una sala è invece interamente dedicata alle opere di Pellizza da Volpedo.
La neve
Un’altra sala, intitolata Il colore della neve, raccoglie le varie interpretazioni della neve di Segantini, Maggi, Tominetti, Pellizza, Olivero, Morbelli e Fornara. La neve infatti, che non a caso è il soggetto scelto anche per la locandina della mostra, è uno dei luoghi pittorico-naturali preferiti dai divisionisti, a causa del suo modo di catturare e riflettere la luce. Dopo due sale dedicate a Previati e Segantini, l’ultima sala mostra l’evoluzione del Divisionismo. Proprio qui è esposto Meditazione (1913), uno dei quadri più poetici di Morbelli. Esso ha per protagonista una fanciulla bionda e vestita di bianco, immersa nei propri pensieri, con gli occhi socchiusi e le mani sul volto.
Il Divisionismo è sì la declinazione della luce nelle sue varie sfumature, ma soprattutto emozioni sulla tela. In un’epoca in cui la fotografia ha svincolato la pittura dalla sua funzione rappresentativa fine a se stessa, la pittura ha bisogno di un nuovo scopo. La nascita della fotografia non segna la fine della pittura. Al contrario, segna la sua evoluzione. Libera finalmente dai canoni e dalle obbligazioni, libera di essere introspettiva, espressiva, soggettiva: di cambiare.
Per tutte le informazioni sulla mostra, si invitano i lettori a consultare il sito.